Gli indizi scagionano lo squalo-killer
Gli indizi scagionano lo squalo-killer Livorno, per la morte del sub affiorano molti dubbi sulla tesi ufficiale Gli indizi scagionano lo squalo-killer DAL NOSTRO INVIATO PIOMBINO (Livorno) — Povero squalo. E se l'avessero calunniato? Un mese fa, nel golfo di Baratti, Luciano Costanzo, sub, 46 anni, da Piombino, svanì nel nulla, inghiottito dal mare: 'L'ha ucciso un pescecane», dissero due testimoni, il figlio e un amico. Orrore. Eppure, oggi, qualcosa comincia a non reggere più in quella versione. Troppi dubbi, nell'inchiesta, troppe contraddizioni. Lo squalo attaccò Costanzo ai fianchi, lo tranciò in due, lo divorò. Davvero? Strano, però: in California, i quattro morti degli ultimi anni sono tutti finiti dissanguati. E i corpi li hanno ritrovati: malridotti, lacerati, ma c'erano, li hanno visti, sui fondali, e ripresi. Qui, invece, hanno ripescato solo poca roba: le pinne, le bombole, tre brandelli di due centimetri quadrati della muta, un'ansa intestinale che devono ancora dirci se era proprio della vittima. Nient'altro. Luciano Costanzo sarebbe sparito nel ventre del pescecane. Possibile? Tanto per cominciare, le pinne le recuperarono quasi intatte, una vicino all'altra: come fecero a sfilarsi, tutt'e due insieme? Pesano 800 grammi e in quel punto il mare è profondo 27 metri: basta lasciarle cadere in acqua e finiranno a centinaia di metri l'una dall'altra. La cintura dei piombi era chiusa, e una delle bombole, quella di destra che scende dalla spalla al fianco, pure: e allora? Lo squalo spezzò in due Costanzo, ma senza graf¬ fiare una cinghia? Su quella dei piombi, invece, c'era un segno di due centimetri: dissero ch'era una prova, ch'era stato il pescecane. Incredibile. Chiedetelo a un sub: lo squalo ha una pressione di chiusura della bocca di tre tonnellate al centimetro quadro. Non può lasciare graffi di due centimetri, è impossibile. La verità, alla fine, sembra più diffìcile. Forse, sta nascendo un giallo. E a Livorno, il precuratore della Repubblica Antonino Costanzo ha ordinato una perizia «per accertare la possibilità che il sub sia morto per un'esplosione'. Quel giorno, il 2 febbraio, tutto sembrò scontato. Gianluca Costanzo, 19 anni, entrò da Plutos. una paninoteca, poco dopo mezzogiorno. Chiese un whisky. Il barman riempi il bicchiere: •Perché bevi già a quest'ora?' "Perché mio padre l'ha sbranato uno squalo'. Semplicemente così. Nessuna lacrima. Molto teso, ma non affranto. D'altro canto, la vera stranezza era successa prima. Quel mattino Gianluca e l'ingegner Paolo Bader avevano accompagnato Luciano Costanzo vicino allo stellino, uno scoglio a un miglio dalla costa, nel golfo degli Etruschi. Dieci-quindici minuti da Baratti. Costanzo andò sott'acqua, restò tre minuti, poi venne su a pallone, attaccato dallo squalo. Aveva pescato una aragosta e quella l'aveva attirato. Primo errore, n fondo è melmoso: non ci possono stare le aragoste. Bader e Gianluca assistono, impotenti: dev'essere davvero una scena orribile, impressionante. Dolore per il babbo che muore, ma anche paura per se stessi. C'è Baratti a 10 minuti, e lì c'è anche un concessionario demaniale marittimo, uno che gestisce il porticciolo. Non è meglio, non è naturale, scappare lì, chiedere subito aiuto? Macché. Ci mettono un'ora e mezzo e vanno a Piombino. Nessuno s'è mai chiesto perché. Il comandante, Antonino Munafò, dice che li capisce: "Hamio cercato un'autorità, hanno avuto bisogno innanzitutto di un'autorità. Erano stati testimoni di una scena incredibile, non potevano raccontarla al primo venuto-. Sarà. Non potevano telefonare da Baratti all'autorità? Far scattare le ricerche un'ora e un quarto prima? Risposta: «Quali ricerche? Loro erano disillusi. DicevaPierangelo Sapegno (Continua a pagina 2 In quarta colonna) tr .a
Persone citate: Antonino Costanzo, Antonino Munafò, Bader, Gianluca Costanzo, Luciano Costanzo, Paolo Bader, Sapegno
Luoghi citati: California, Livorno, Piombino
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