Lo sciopero «gentile» dei piloti di Furio Colombo

Lo sciopero «gentile» dei piloti La parola passa all'Amalia Lo sciopero «gentile» dei piloti Per coloro a cui fosse sfuggito, vorrei ricordare la forma di sciopero a cui sono ricorsi ieri, 9 marzo, i piloti dcll'Alitalia. Poiché sono giorni rovinosi, per le imprese aeree americane, segnate da uno sciopero all'ultimo sangue fra personale di terra e di volo e la Eastern Airlines (l'ultima di una lunga linea di dissesti che lascia solo tre protagonisti nei cicli americani) credo che valga la pena di occuparsi per un momento di uno sciopero anomalo c «gentile». I piloti dcll'Alitalia, dunque, si sono messi una fascia al braccio c hanno fatto lo sciopero dello stipendio: la loro quota di retribuzione per la giornata di volo viene devoluta all'Uniccf, l'Organizzazione dell'Onu che si occupa della infanzia. Il significato? Marcare una protesta, ma non farla pagare a chi vola. Chi vola non può che approvare questa iniziativa che tende a non prendere in ostaggio il pubblico, come di solito accade. Ma non può che attrarre attenzione su quello che sta accadendo fra piloti e azienda. Vorrei dire che è doveroso occuparsene in pubblico, proprio per dimostrare che non sono necessari espedienti brutali per far voltare la gente. Ora. qual è il discorso che fanno i piloti a chi vuole ascoltare? Dicono che aspettano da due anni il rinnovo del contratto, dicono che è in discussione la sicurezza del volo, la garanzia della pensione, il tipo di rappresentanza nelle contrattazioni (chi parla per chi), il riconoscimento della professionalità e la tutela della salute. Immagino che tutto ciò significhi: livello dei compensi, peso degli orari e quell'insieme di garanzie normative che in parte dipendono dalle aziende e in parte dalle leggi dello Stato (clic sono insicure e mutevoli almeno quanto i cicli, specie quando riguardano le pensioni). Immagino che, come accade nelle trattative sindacali, sia una posizione di parte, il mondo visto con l'ottica delle proprie aspirazioni e dei propri interessi, persino quando la realizzazione piena di tali interessi può essere non realistica in tempi brevi. Ma in questo discorso ci sono due cose che fanno riflettere il passeggero che raccoglie i volantini dalle mani dei comandanti di jet che stazionano agli ingressi di Fiumicino e Linate. La prima è la questione del tempo. Possibile che le trattative debbano durare così a lungo e restare così oscure, tanto che quando Furio Colombo (Continua a pagina 2 in sesta colonna)