«Sono pronto a precettare i portuali» di Eugenio Palmieri

«Sono pronto a precettare i portuali» Intervista con il ministro della Marina mercantile Prandini sulla rivolta negli scali «Sono pronto a precettare i portuali» «Le molotov non fermeranno la riforma» - «Nessuna revoca o sospensione dei provvedimenti» - «Il governo è solidale con me» - «Ci sono tutti gli estremi per commissariare la Compagnia livornese: ha una gestione da satrapi» ROMA — «I miei uffici legislativi stanno studiando l'ipotesi della precettazione per i lavoratori portuali». Sarebbe la prima volta e sarebbe clamoroso. Il ministro della Marina Mercantile, Prandini, battagliero secondo alcuni, autoritario e pericolosamente decisionista secondo sindacati e pei, non intende tornare indietro: «Le molotov non possono fermare le riforme, l'europeizzazione dei porti italiani deve andare avanti». E in questa intervista preannuncia un ulteriore provvedimento che farà scalpore: l'imminente commissariamento della Compagnia dei portuali di Livorno per irregolarità nella gestione. Intanto i sindacati, pur se divisi sul modo di condurre la vertenza (la Uil non ha aderito allo sciopero di due ore indetto ieri da Cgil e Cisl), sono tornati al ministero per trattare a livello tecnico dopo lo stop di martedì. «Vorrei chiarire — afferma Prandini—che si tratta di una ripresa di contatti e non di una vera e propria trattativa. Non è una vertenza, ma l'approfondimento di alcuni punti della riforma». — I sindacati e il pei hanno chiesto l'intervento di De Mita. Lei si metterà da parte? «E' un tentativo di scaricare su altri le loro incertezze e le loro contraddizioni, n governo è solidale con la mia posizione e tanto De Mita quanto il vicepresidente del Consiglio, De Michelis, non hanno mai perso occasione per dimostrarmi il loro appoggio. Non ci sarà alcuna revoca o sospensione dei decreti: per me la tregua è conclusa e le misure tornano ad essere operative». — Ma il ministro interverrà o no per agevolare la conclusione di un accordo? «Quando i miei uffici e i sindacati trovassero un'intesa sul documento in discussione, allora, insieme alle segreterie confederali, potremmo concordare il "cappello" politico». — E se i sindacati centrali fossero scavalcati dalle Compagnie, come in passato, col rifiuto delle intese romane? «Adotterò tutti i provvedimenti che la legge mi mette a disposizione per tutelare il diritto al lavoro. Stiamo studiando anche il ricorso alla precettazione». — Una linea rischiosa: gli incidenti di Livorno, un porto peraltro ben gestito, dovrebbero far pensare che si scherza con il fuoco... «Gli incidenti dei giorni scorsi non erano spontanei. Le molotov non spuntano per incanto e comunque non possono fermare le riforme. Del resto la marcia di Oenova ha confermato l'isolamento dei portuali rispetto agli interessi della collettività. Quanto alla buona gestione della Compagnia di Livorno ho fondati dubbi. Si tratta di una gestione da satrapi e gli ispettori del ministero hanno raccolto sufficiente documentazione per provvedimenti straordinari». — Il commissariamento? «Nei prossimi giorni decideremo, ma penso che gli estremi ci siano tutti». — Dicono che il ministro sta svendendo il patrimonio pubblico ai privati, che il suo appoggio agli armatori non sia disinteressato. «Sono favole e non è più tempo di favole, n porto deve restare nella sfera pubblica. Il monopolio delle Compagnie va sostituito con un pluralismo di imprese che operano nel mercato così come avviene nei porti europei». — Non vorrà sostenere che tutti i mali dei porti italiani nascono dai camalli? «Me ne guardo bene. E' fuori dubbio che le cause siano molteplici: la mancanza di collegamenti, la cosiddetta intermodalità, la pesantezza della struttura amministrativa doganale e una eccessiva polverizzazione dell'intervento pubblico. Non è im caso che la riforma riduce ad 8 i sistemi portuali oggi dispersi tra 100 scali commerciali». — La riforma farà saltare centinaia di posti di lavoro. Il pericolo è serio... «E' una tesi che non sostiene più neppure il sindacato. Il governo è intenzionato a garantire l'occupazione vera non quella fittizia. A Genova dimostreremo che chi vuole lavorare avrà spazio: però 20 giorni al mese e non alcune ore settimanali, avendo sempre garantito un salario con i fiocchi da un milione e mezzo a due milioni di lire al mese». Eugenio Palmieri

Persone citate: De Michelis, De Mita, Prandini

Luoghi citati: Genova, Livorno, Roma