Clan, faide e sospetti: ecco la Roma di Massimo Gramellini

Clan, faide e sospetti: ecco la Roma Più che dell'Inter, i giallorossi si preoccupano di farsi la guerra (con Spinosi impotente) Clan, faide e sospetti: ecco la Roma A Conti l'improbo incarico di «fare spogliatoio» - Tancredi, l'uomo del presidente, costituisce con Nela e Giannini il triumvirato che dovrebbe comandare, ma che spesso si dilania per discordie interne ROMA — Trapattoni dice che la vera consistenza dell'Inter si vedrà nelle prossime due partite, le trasferte in casa della Roma e della Samp. Ma deve davvero temere i giallorossi? Cos'è, oggi, la squadra di Viola? La Roma è una repubblica di voci. Purtroppo questa repubblica è l'Italia: comandano tutti e non obbedisce nessuno. Più che uno spogliatoio, quello giallorosso sembra un labirinto pieno di separé, dietro ognuno dei quali può esserci un coltello in agguato. La geografia del potere romanista ricorda quella del nostro Paese dopo il Congresso di Vienna: tanti piccoli staterelli in guerra fra loro, che l'allontanamento di Liedholm ha privato di un obiettivo comune, l'unico per il quale era stata raggiunta, a fatica, un po' di coesione. Consumato il «golpe-, i rivoluzionari sono tornati a spararsi addosso, evidenziando differenze di carattere, di educazione, di stile. Inoltriamoci nella foresta di Trigoria con una sola raccomandazione: guardatevi bene alle spalle. Dai cespugli, dietro i quali infuria la guerriglia, svetta Bruno Conti, l'unico personaggio che, a dispetto di quella fisica, possegga un'autentica statura morale. E' il «padre della patria», rispettato da tutti e amato da qualcuno. Dal giorno in cui Liedholm è stato messo all'angolo, gli hanno dato da comporre un collage, n giochino consiste in questo: ci sono le crape giulive dei giocatori romanisti e con quel materiale, sulla cui qualità ci rimettiamo alla benevolenza del lettore, Bruno deve mettere insieme qualcosa che assomigli a uno spogliatoio. Ma non si diverte per niente. Nascosta dal fogliame, si intravede una capanna. Sulla porta c'è una targhetta con la scritta: «Franco Tancredi: servizi segreti». Inutile bussare, tanto non esce. Come sui cross. Di lui si dicono tante cose: la più gentile che è un leader, la più maligna che è una spia. Del presidente Viola, naturalmente, al quale racconterebbe tutto, ma proprio tutto quello che capita nella foresta. Con Giannini e Nela, Tancredi fa parte del triumvirato che regge i destini della Roma e cerca, con risultati non sempre proporzionali alle pretese, di imporre la sua autorità a quella tribù di anarchici. Il guaio è che sono proprio i «triumviri» a dare il cattivo esempio, combattendosi fra di loro senza esclusione di colpi, preferibilmente bassi. Nela, ad esempio, non sopporta che sia Giannini a rivestire i gradi di capitano, per i quali gli mancano diversi requisiti, di cui uno assolutamente oggettivo: l'età, n prode Sebino vanta una carta d'identità più antica e anche una maggiore anzianità aziendale. Se Nela si è finora limitato a mugugnare è perché Conti lo ha pregato di piegare la testa: "Noi siamo il passato, Giannini è il futuro. E poi gioca in nazionale, è la nuova "bandiera» della Roma». Sebino non ha capito ma si è adeguato, riservandosi di tornare sul caso più avanti. Intanto cerca di acquisire alleati, strappandoli al principino Giuseppe che piace tanto a Vicini ma ormai a poche altre persone, fra le quali sarebbe vano cercare qualche tesserato della Roma, a parte Di Mauro e Desideri. Quest'ultimo è un «gianniniano» della prima ora, ante marcia su Liedholm. Di Mauro è un acquisto immediatamente successivo: si sente vittima del nuovo corso, che per lui significa soprattutto panchina. Convinto che si tratti di una mossa degli influenti «vecchioni» stretti intorno a Tancredi e Nela, il giovanotto ha chiesto protezione a Giannini. Manfredonia, Rizziteli!, Voellcr e Massaro non gravitano intorno ai clan, ma mentre i primi tre restano prudentemente rannicchiati in trincea, l'ex-rossonero ogni tanto esce allo scoperto e spara all'impazzata. Se Sacchi non lo voleva più, una ragione c'era. Restano Andrade e Renato, i brasiliani, ma quelli non se li fila proprio nessuno. Giannini li ha emarginati, Tancredi e Nela non hanno nessun interesse ad arruolarli sotto le loro bandieie: sono due sacchi di zavorra che a giugno (e Andrade anche prima) verranno gettati dalla scialuppa giallorossa. E Spinosi? Sta a guardare. Ma non è lui l'allenatore? A parte che si tratta di un'affermazione tutta da verificare, considerando l'ingombrante presenza dell'anziano Lupi, vale per lui il discorso già fatto per Andrade e Renato: il suo mandato scade fra tre mesi, e lo condanna così all'impotenza. -Stai calmo e non ti succederà niente: non ce l'abbiamo con te», gli dicono i ribelli fra una sparatoria e l'altra. E intanto affilano le armi per ricevere come si deve il nuovo governatore che Viola e Mascetti invieranno nella foresta il prossimo anno. Massimo Gramellini

Luoghi citati: Italia, Manfredonia, Roma, Vienna