Per l'auto «ecologica» l'Olanda sfida Bruxelles

Per l'auto «ecologica» l'Olanda sfida Bruxelles Per l'auto «ecologica» l'Olanda sfida Bruxelles DAL NOSTRO CORRISPONDENTE BRUXELLES — L'Olanda ha vinto il braccio di ferro con la Cee in tema di auto «pulitissima»: potrà attuare senza indugio una decisione osteggiata dalla maggior parte dei costruttori europei, quella di offrire consistenti incentivi fiscali a chi acquista vetture dotate di convertitore catalitico secondo gli standard americani. La Commissione europea ha deciso ieri di avviare una procedura d'infrazione per la decisione del governo dell'Aia; ma di farlo appellandosi al principio della libera circolazione delle merci e non a quello del divieto agli aiuti pubblici. E' una differenza di non poco conto: avversata dal presidente Jacques Delors, ma sostenuta dal commissario Sir Noel Brittan che è responsabile della concorrenza, non consente infatti un accesso diretto alla Corte di Giustizia né la sospensiva dell'azione olandese. Significa che l'Olanda avrà sei settimane di tempo per rispondere ai quesiti dell'esecutivo comunitario, il quale soltanto a quel punto potrà proseguire nella sua azione. Ci vorranno mesi, nella migliore delle ipotesi, prima che la Corte si pronunci; e in questo periodo l'Olanda potrebbe essere affiancata da altri Paesi (Germania, Danimarca, Grecia) ai quali andava stretto il compromesso raggiunto il 25 novembre dai Dodici. Gli incentivi fiscali olandesi sono di 1700 fiorini, circa un milione 100 mila lire, per chi acquisti un'auto di piccola cilindrata (fino a 1400 ce) con convertitore. A chi acquisti un'auto che già oggi si adegui al futuro standard europeo, destinato a entrare in vigore nell'ottobre 1992, il governo olandese offre sgravi dimezzati. Poche case automobilistiche europee sono attrezzate per competere nelle piccole cilindrate (le maggiori riserve vengono da Francia e Italia). La decisione olandese favorirebbe perciò l'industria giapponese, che si è già strutturata per le esportazioni verso gli Stati Uniti. Carlo Ripa di Meana, responsabile per i problemi dell'ambiente, ha espresso una riserva. Egli vorrebbe riaprire l'intero dossier: ha affermato infatti che l'accordo di novembre è stato »una finzione politica', perché non è vero che le future norme europee siano in grado di portare l'inquinamento a livelli americani. Bisogna rivedere l'accordo di novembre, ha aggiunto Ripa di Meana, anche perché il Parlamento europeo sembra deciso a chiedere l'applicazione delle norme americane; e il caso dell'ozono, a suo avviso, ha dimostrato che le resistenze di pochi mesi fa possono anche essere rovesciate. In un incontro che egli ha avuto martedì con Cesare Romiti è emersa, secondo fonti comunitarie, una disponibilità dell'industria europea alle nuove esigenze ambientali. I produttori d'auto, insomma, non avrebbero alcun timore nell'affrontarne le sfide tecnologico-produttive. Chiedono soltanto tempo; e l'azione di Ripa sembra volta in quella direzione. f.gal. ■ Fimit, aumento legalo alla presenza TORINO — Siglato, senza un'ora di sciopero, l'accordo integrativo nel gruppo Fimit (450 addetti, 5 stabilimenti a Torino, Novara e Napoli, cinquant'anni di vita), leader nel settore degli isolanti termoacustici, che lo scorso anno ha fatturato 65 miliardi, il 4% destinato alla ricerca. Quest'anno, i dipendenti trovano in busta 600 mila lire lorde in più, altre 200 mila lire sono legate alla presenza. Nel '90, le due voci saliranno rispettivamente a 750 e 250 mila lire.

Persone citate: Carlo Ripa, Cesare Romiti, Jacques Delors, Noel Brittan, Ripa