Parretti scala Hollywood una trama piena di mistero

Parretti scala Hollywood una trama piena di mistero L'avventura dell'italiano che governa Pathé Cinema Parretti scala Hollywood una trama piena di mistero A Business Week che lo accusa di essere mafioso risponde: «Pure diffamazioni» MILANO—Chi è Giancarlo Panetti e perché la gente parla male di lui? Il suo nome è apparso in questi giorni sui giornali di mezzo mondo, da Le Figaro al Wall Street Journal che hanno dedicato al vulcanico e discusso finanziere italiano articoli taglienti. Business Week è stato il più pesante: Parretti, per il settimanale americano, è legato alle famiglie mafiose siciliane e ricicla denaro sporco. «Non è vero!» ha tuonato ieri dalla sua villa di Beverly Hills, a Los Angeles, dove si trova in questi giorni per seguire il progetto di aumentare dal 39% al 62% la sua quota nella Cannon che dovrebbe poi essere trasformata nella Pathé Communication Corporation con l'incorporazione della francese Pathé Cinema, la maggior catena di sale cinematografiche d'Oltralpe. «L'articolo — ha precisato — contiene accuse false e prive di fondamento di riciclaggio di denaro; quanto ai legami con le famiglie siciliane si tratta di un addebito diffamatorio e totalmente falso». Perché, dunque, tanto accanimento? Certo Parretti è un personaggio curioso, ambiguo, misterioso. Da tempo non fa più affari in Italia, dove ha passato dei guai con la giustizia, ma è diventato noto in Francia, in Spagna e negli Stati Uniti soprattutto per il suo progetto, condiviso da Florio Fiorini (altro personaggio controverso), di diventare un imprenditore del cinema, con catene di sale cinematografiche e con case di produzione. Adesso ha un sogno: mettere le mani sulla mitica Metro Goldwin Mayer. E proprio il mondo dello spettacolo sembra essere la sua vocazione: «La vita è un film... il mio lavoro è un film». Qual è l'identikit di Parretti? Figlio di un commerciante di olio d'oliva di Orvieto, ha fatto il cameriere, è stato presidente del Siracusa Calcio ed editore del quotidiano siciliano n Diario (per entrambe queste imprese è stato indiziato di falso in bilancio). E' diventato console onorario della Liberia. I soldi sostiene di averli fatti con iniziative immobiliari, soprattutto in campo alberghiero. A Parigi si vantava di essere amico di Craxi, ma il segretario del psi lo ha smentito seccamente («Non lo conoscono, non ho legami con lui») e ha mandato lettere ai giornali. Tuttavia negli anni passati risulta che Parretti abbia avuto contatti e amicizie con ambienti socialisti e qualcuno se lo ricorda ancora quando militava nella Federazione giovanile del partito socialista. La sua vera fortuna, comunque, è l'incontro con Fiorini, ex direttore finanziario dell'Eni e animatore della Sasea. Nell'83 Parretti rileva il 73% della società lussemburghese Interpart e affida il pacchetto di controllo alla sua finanziaria Comfinance della quale è presidente la moglie, Maria Cecconi. Dell'Interpart si conosce poco, in Italia interviene per comperare e rivendere piccole e malconce società di assicurazione e per sostenere qualche iniziativa di Fiorini. Parretti è il factotum della holding che ha sede al 22 Boulevard Royal di Lussemburgo. Ma il finanziere italiano si comporta in modo strano, sospetto. Alla fine dell'86, racconta Le Figaro, Parretti procede a un aumento di capitale di Interpart con la sottoscrizione di 44.178 nuove azioni da 1000 Ecu ciascuna. Qual è il problema? Il dubbio nasce dal fatto che Parretti sottoscrive per contanti, centesimo su centesimo, franco su franco, la ricapitalizzazione. Una procedura assolutamente inusuale nel sistema finanziario internazionale. E' come se, precisa il quotidiano francese, fossero stati messi l'uno sull'altro 600.000 biglietti da 500 franchi. E poi rincara: «Parretti dispone di ingenti fondi la cui provenienza rimane misteriosa». Accuse replicate da Business Week e respinte dall'uomo d'affari italiano. Il «fenomeno» Parretti viene alla luce proprio nel momento in cui il finanziere vuole fare il grande balzo in avanti, cercan do di emanciparsi dall'immagine inquietante creatasi negli ultimi anni. E con le sue mosse dimostra di non avere scrupo li. La più bella è questa: il 6 gennaio scorso viene ricevuto in udienza privata da Papa Wojtyla. Perché? Per una proiezione in anteprima di «Bernadette» un film religioso finanziato dallo stesso Parretti. Poche settimane dopo la Pathé Cinema co munica di avere un accordo con il Vaticano per la coproduzio ne di film a sfondo religioso. La notizia, naturalmente, non è vera e viene smentita. Rinaldo Gianola Il finanziere italiano Giancarlo Parretti (a destra) con Pierre Verccl, amministratore delegato della Pathc-Cinéma