«Suicida la maglie di Amendola? Assurdo» di Giuseppe Fiori

«Suicida la maglie di Amendola? Assurdo» Giuseppe Fiori nel libro sulla vita di Berlinguer ha scritto che la donna si uccise con il cianuro «Suicida la maglie di Amendola? Assurdo» Il fratello del leader comunista scomparso: «Non c'è nulla di vero» - il medico che la curò nelle ultime ore: «Germaine fu stroncata da un infarto, non resistette alla perdita di Giorgio» - Ma lo scrittore difende la sua tesi: «L'ho saputo da due dirigenti del pei» ROMA — Dietro la scrivania c'è la foto che lo ritrae fra Giorgio Amendola e sua moglie Germaine, all'inaugurazione della prima mostra di pittura che lei fece ad Avezzano. Accanto, due ritratti del leader comunista. E poi le immagini di Togliatti, Nilde lotti, Nenni, fino a Occhetto. "Germaine si è uccisa col cianuro? Che sciocchezza! E' morta di infarto al miocardio, com'è sellilo nella cartella clinica che conserviamo qui». H professor Mario Spallone, il medico personale di Togliatti e di molti altri dirigenti del pei, parla nel suo studio alla clinica Villa Gina. Qui ha visto morire, la mattina del 6 giugno 1980, Germaine Lecocq Amendola, poche ore dopo la scomparsa del maritò. Degli Amendola era, oltre che medico, amico intimo. 'Quella mattina — raccon¬ ta —, mentre tutti arrivavano a dare l'ultimo saluto a Giorgio, mi chiamò il genero di Amendola, Camillo Martino, per dirmi che Germaine aveva avuto una stretta al cuore. Sono corso a casa sua, aveva avuto un infarto. La portammo qui, e poche ore dopo era morta. Non è sopravvissuta al dolore per aver perso il compagno della sua vita». Adesso questa verità «ufficiale» è stata stravolta. Giuseppe Fiori, senatore della sinistra indipendente, nel suo libro sulla vita di Enrico Berlinguer ha scritto che Germaine Amendola si è uccisa, avvelenandosi col cianuro. «Afe l'ha detto un dirigente comunista che mi ha chiesto di non rivelare il nome — spiega Fiori —, e stamane ho avuto un'altra conferma. Un alto dirìgente del pei mi ha confessato che anche lui era a parte di questo segreto». Fiori è un po' seccato dal clamore suscitato da quella mezza riga del suo volume: "E' un libro di 530 pagine, in vendita da un mese. Se i giornali se ne sono accorti soltanto adesso vuol dire che chi l'ha recensito finora o non l'ha letto oppure ha peccato di diligenza non accorgendosi di questa notizia». E al medico che smentisce replica: «7o credo alla versione del suicidio semplicemente perché chi me l'ha detta non aveva alcun interesse a mentire». Nel pei e tra i familiari di Amendola però, nessuno crede al suicidio di Germaine. E' come se, davanti ad uno squarcio apertosi improvvisamente su un pezzo di storia del partito che commosse tutta l'Italia, ci si volesse affrettare a richiuderlo. Pietro Amendola, fratello di Gior¬ gio, è di poche parole: «Smentisco categoricamente. Che motivo avremmo avuto di dire una bugia? Se si fosse suicidata, al limite, sarebbe stato ancora più romantico». Gerardo Chiaromonte, uno dei discepoli di Amendola, taglia corto: «E' una cosa che ho letto, non ne voglio parlare». La smentita più significativa viene da chi fu presente alle ultime ore di Germaine Amendola, il genero Camillo Martino. Viveva con i suoceri nell'appartamento di via Cristoforo Colombo. "Non so chi abbia potuto mettere in giro una simile sciocchezza». Ecco, nel racconto di Martino, le ore che trascorsero fra la morte di Amendola e quella di sua moglie, fra il 5 e il 6 giugno 1U8'V "Germaine rimase accanto a Giorgio fino all'ultimo. Era distrutta. La sera del 5, dalla clinica, la riportai a casa. C'erano anche le mie due figlie. Germaine tirò fuori le lettere di Giorgio, i ritratti che lei gli aveva fatto. Era stanca, le ho dato un po'di valium per farla addormentare. La mattina del 6 mia figlia mi chiamò: "Papà corri, la nonna sta male". L'ho trovata fibrillante, ho telefonato a Spallone. L'abbiamo portata in clinica, ma non si è più ripresa dal coma. E'mortapoco dopo». Per Camillo Martino, medico anche lui, non c'è dubbio: ad uccidere Germaine fu un infarto acuto al miocardio. "Quando uno muore col cianuro si sente dall'alito — dice —, e riessuno di noi s'è accorto di nulla. E poi Germaine, senza Giorgio, non era capace nemmeno di comprarsi il pane. Figuriamoci se può aver pensato a procurarsi il veleno». H professor Spallone ricor¬ da che non si stupì affatto della morte di lei, a poche ore da quella del marito: «Lo ripetevano sempre, "Quando muori tu morirò anch'io". Se fosse morta prima Germaine, Giorgio avrebbe fatto la sua stessa fine. Avevano un rapporto meraviglioso. Ogni giorno, dalle 14 alle 17, Giorgio si dedicava solo a lei, poteva cascare il mondo ma non lo si poteva disturbare. Era come se avessero un cuore solo per due corpi, che quando s'è fermato ha portato via tutti e due». Uno degli amici più cari dei coniugi Amendola era il pittore Emesto Treccani. Che effetto gli ha fatto leggere del suicidio? "Non ci posso credere — risponde —. E poi non si può rivelare un fatto simile senza assumersene la responsabilità, con nome e cognome. E'molto grave». Giovanni Bianconi

Luoghi citati: Avezzano, Italia, Roma