Shepp, il sax da schiaffi

Shepp, il sax da schiaffi Gli Lp più belli dell'alfiere del free jazz, oggi in ombra Shepp, il sax da schiaffi IO sono un artista antifascista. La mia musica è funzionale. 10 suono la mia morte per mano vostra, lo esulto perché vivo a vostro dispetto. Là mia musica è per 11 popolo. Se tu sei borghese, allora devi ascoltarmi secondo i miei termini. E in ogni momento vi dirò: "Abbattete il ghetto, lasciate libero il mio popolo". La nostra vendetta sarà nera, cosi come è nero il colore della nostra sofferenza-. Cosi, con questo linguaggio da comizio politico, parlava vent'anni fa Archie Shepp, sassofonista, pianista e compositore. Era il momento culminante della sua carriera. La voce del suo sax tenore era un incendio, un magma ribollente, un liquido corrosivo; Con un suono strozzato, acre, violento, sapeva creare una tensione unica, come si conveniva al jazz informale che era diventato là bandiera dei neri d'America. La musica di Shepp, progressivamente affrancata da qualsiasi punto di riferimento, investiva l'ascoltatore come uno schiaffo (si pensi a One for the Trane, contenuto nell'album The indomitable Archie Shepp dell'Mps) e gli concedeva tregua soltanto quando i musicisti abbandonavano l'Improvvisazione collettiva e decidevano, per esempio, di fare il verso al motivo di qualche motivo in vo¬ ga. Ma com'è cambiato da allora. Da «cattivo» e impegnato si è trasformato in un emblema del riflusso che vive di rendita sul passato, tiene concerti mediocri e incide troppo spesso dischi commerciali. • L'ultimo (Three for freedom voi. 3 della Volcanic Records), realizzato assieme a due pianisti, l'africano Tchangodei e 11 sempreverde Mal Waldron, ha ottenuto moderati consensi. Ma ve ne sono altri addirittura riprovevoli: valga per tutti Passport to Paradise della West Wlnd, dove Shepp s'impegna in un'involontaria parodia del grande Be- chet della quale nessuno dei suoi estimatori lo avrebbe creduto capace. Alla One degli Anni 80, perciò, i giovani lo conoscono e 10 apprezzano poco. Eppure Shepp, che è prossimo a compiere cinquantadue anni (è nato a Fort Lauderdale, Florida, nel '37), potrebbe avere ancora qualcosa da dire. E' tempo di correre ai ripari e di dare, soprattutto ai ventenni, alcune indicazioni utili. Shepp arriva alla ribalta del jazz nel 1960 collaborando col gruppo di Cecil Taylor, dopo aver conseguito anche un diploma in arte drammatica. I suoi anni migliori s'identificano col quinquennio 19641969, interamente documentato dall'Impulse. In questa fase, in cui l'iniziale lirismo si tramuta «in sarcasmo e in brutalità, con un andamento imprevedibile degli assoli, salti d'ottava, cambi di timbro, uso di suoni parassiti; Shepp s'impegna talvolta in singolari omaggi a Elllngton, verso 11 quale ha un atteggiamento di odio-amore, reinventando alcune opere del maestro. Tutto questo si trova in album fondamentali intitolati Four for Trane, Fire music, On this night. Marna too tight, Live in San Francisco, The magic ofju-ju. The way ahead, 11 cui ascolto è indispensabile per capire chi è stato Shepp. Franco Fayenz

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