Il cuore del problema di Aldo Rizzo

Il cuore del problema Il cuore del problema DAL NOSTRO INVIATO VIENNA — La prima giornata della conferenza sul disarmo convenzionale in Europa ha confermato che si è aperta una fase storica di estremo interesse,'che può portare per la prima volta a un vero riequilibrio delle forze tra l'Est e l'Ovest. Ma ha anche dimostrato che il percorso è lungo e pieno di ostacoli. Il punto è che Eduard Shevardnadze ha fatto sì un discorso pieno di aperture sul piano generale, ma ha anche propostò un programma di riduzione delle forze in campo abbastanza diverso da quello occidentale. Cioè, Shevardnadze ammette che si debbano eliminare quelli che definisce "squilibri e asimmetrie», concede che debba scomparire la capacità di ciascuna delle due alleanze (in pratica del Patto di Varsavia) di lanciare offensive su larga scala e attacchi di sorpresa; ma non accetta che si arrivi subito al cuore del problema, mediante una drastica riduzione del numero, essenzialmente, dei carri armati: 20 mila per parte, secondo la proposta della Nato. Shevardnadze dice che il problema è più complesso, e in realtà lo rende più difficile. Infatti è vero che gli squilibri e le asimmetrie non sono tutti a favore del Patto di Varsavia: la Nato e più forte nei settori aereo e navale (quest'ultimo, tuttavia, non è fra i temi viennesi del disarmo). Resta che lo squilibrio decisivo, l'asimmetria decisiva, insomma ciò che ha reso finora il Patto di Varsavia capace di un'invasione dell'Europa occidentale è il vantaggio di tre a uno (forse ora di due a uno, dopo le riduzioni unilaterali annunciate da Gorbaciov e dai suoi alleati) nei mezzi corazzati. Mescolare subito cose diverse rende il negoziato, a dir poco, più complicalo. Un altro punto del discorso di Shevardnadze sul quale merita di richiamare l'attenzione è quello delle armi nucleari tattiche. Questo negoziato verte esclusivamente sulle armi convenzionali, non nucleari. Ma la propensione di Mosca a un bando di ciò che resta delle armi nucleari in Europa, dopo l'accordo sullo smantellamento degli euromissili, è riemersa dalle parole del ministro degli Esteri; il quale ha esortato gli occidentali a rinunciare, intanto, a ogni progetto di modernizzazione dei missili Lance (gli ultimi rimasti sul territorio della Nato). Ora, anche su questo, il punto di vista occidentale è diverso. A parte la modernizzazione, sulla quale c'è un'intesa di mas- sima, ma subordinata a tempi e a circostanze varie, soprattutto per le inquietudini pre-elettorali tedesche, i Paesi della Nato sono contrari in linea di principio alla denuclearizzazione dell'Europa. Accettano che si discuta, dopo la riduzione delle armi convenzionali, anche quella delle armi nucleari tattiche, ma non che si arrivi a una loro completa eliminazione. . Un'Europa senza più nessuna arma nucleare è una cosa bellissima a dirsi; ma in pratica vorrebbe dire un'Europa sganciata da una vera garanzia americana, a fianco di una Unione Sovietica che, con tutte le riduzioni del mondo, resta una delle due superpotenze. E poi le riduzioni, anche nella migliore delle ipotesi, prenderanno un bel po' di tempo. Quello di Shevardnadze, comunque, resta un discorso aperto e incoraggiante, nelle sue proposizioni generali. Spetta agli occidentali, come altre volte in passato, convincere l'Urss a passare dalle parole ai fatti col necessario realismo. Aldo Rizzo

Persone citate: Eduard Shevardnadze, Gorbaciov, Shevardnadze

Luoghi citati: Europa, Mosca, Unione Sovietica, Urss