Londra il regista francese Jerome Savary ha conquistato il West End

Metropolis: ora è un grande musical Londra, il regista francese Jerome Savary ha conquistato il West End Metropolis: ora è un grande musical Ispirato al celebre film di Fritz Lang, lo spettacolo in scena al Piccadilly Th eatre è bellissimo e si avvale delle scene e delle luci geniali di Ralph Koltai - La storia d'amore fra Maria e Steve nel mondo di operai dominato dal cattivo Freeman raccontata con le canzoni di Joe Brooks - L'allestimento andrà a Broadway LONDRA — Un anno fa Jerome Savary, il grande regista francese, aveva deciso di abbandonare il progetto Metropolis. 'Non c'erano i soldi, non trovavamo il teatro giusto. Ci lavoravo già da un anno con Ralph Koltai-. Ma gli dispiaceva lasciare questo progetto del quale già da un anno si occupava assieme a Koltai, pittore scenografo di grande immaginazione. •Avevamo già il concetto, le forme, le luci'. Ma per fortuna tutto è stato trovato: attori ideali, teatro, impresario. E, in • attesa che debutti formalmente l'8 di questo mese, al Piccadilly Theatre, le anteprime di Metropolis hanno già preoccupato i rivali perché questo spettacolo minaccia di diventare il grande hit dell'anno. Lo spettacolo, difatti, è splendido. Basato sul film di Fritz Lang, viene completamente ristrutturato e pensato da un grande regista che si avvale di uno scenografo-pittore geniale. Oli attori-cantanti, poi, provengono dal Gotha del teatro inglese, mentre la protagonista assoluta, Judy Kuhn, è un'americana che debutta nel West End, ma che è già stata a Broadway: è bella, canta bene ed è un'ottima attrice. 'Non credo in commedie musicali di sole canzonette, ci dev'essere un messaggio-, dice Savary. Ed il messaggio c'è, eccome. Una cortina d'acciaio laminato pesante si dischiude drammatica rivelando un'infernale officina nella quale uomini grigi, dei Nibelunghi, lavorano, cantando naturalmente. Una giovane viene incastrata nel macchinario e muore. E' una scena di grande drammaticità. I compagni l'assistono, la vestono di bianco cercando di onorarla con un qualche rito, ma vengono interrotti dal brutale arrivo di una mostruosa squadra che ricorda la Gestapo. Neri, la faccia coperta da una . griglia, mitragliatrice in ma¬ no, questi poliziotti tremendi arrivano in ascensori che, come tubi trasparenti, portano sul palcoscenico i protagonisti dell'azione, che si svolge tutta in verticale. Anche il laboratorio dello scienziato pazzo scende dall'alto e, straordinario, l'ufficio-controllo di John Freeman (Brian Blessed). Questo bravo attore, che qui sembra mescolare un dottor No di fama jamesbondiana con un Victor Hugo notturno, è affiancato da Geremia (Paul Keown), il fedele, subdolo esecutore delle più efferate crudeltà, la spia, con un tocco di Charles Addams. Freeman è un Hitler che vuole dominare il mondo avendo creato una splendida metropolis che lo circonda tutto. La metropolis funziona solo grazie alla fatica degli schiavi che vivono nei sotterranei della città, che non possono mai vedere la luce del sole, fare una vita normale. Invece gli eletti sono belli, danzano e si divertono. Anche queste sono splendide scene di specchi colorati che, muovendosi, accusano lo stesso pubblico di sfruttamento. Come in Fritz Lang, questa versione musicale ha una trama alla 'Giulietta e Romeo-. U figlio di Freeman, Steve (Graham Bickley) s'innamora dì Maria la quale è una specie di agit-prop. E' lei che, sfidando la legge del dittatore, insegna ai bambini cos'è il sole, che li porta a vedere la luce, a gustare una visione proibita di quella città che lei vorrebbe guadagnare per i «suoi» operai. Finalmente lo scienziato pazzo è riuscito ad eseguire un robot che può sostituire l'essere umano, imperfetto, secondo Freeman. Ma la sua creatura, un robot femminile di nome Futura, lo affascina Freeman e Geremia, difatti, si accorgono che lo scienziato si è innamorato del suo robot; Freeman ha un'idea perversa, impone allo scienziato di cambiare la faccia metallica di Futura in quella perfetta di Maria la quale, nel frattempo, è stata fatta prigioniera. In una scena di grande effetto, il robot prende le sembianze di Maria. Steve non riesce a capire come la sua Maria, buona e brava, la luce dell'officina selvaggia, sia improvvisamente diventata cattiva. La trova abbracciata all'odiato padre. Oli schiavi, ormai provati, si ribellano, sconvolti da quello che credono essere un tradimento della loro Maria, la buttano nella fornace. Bruciando, Futura riprende davanti ai loro occhi, le forme del robot che era, mentre da un'altra parte torna Maria, salvata dallo scienziato che pagherà caro il suo gesto. Alla notizia — falsa — che Futura ha ucciso Steve, che la ribellione è ormai incontrollabile, Freeman distrugge il suo regno e se stesso. D Walhalla si disintegra al solo gesto di un pulsante, come in un'esplosione atomica. Da una pioggia rossa, da un mondo gelato, emergono quei pochi che si sono salvati: Maria, Steve, i bambini. Le canzoni di Joe Brooks sono orecchiabili e usano il tema folkloristico per il lamento degli operai, mentre il beat sottolinea la crudeltà della gestione. Un paio di canzoni (i testi sono dello stesso Brooks e di Dusty Hughes) saranno certamente dei successi. Non c'è dubbio che Metropolis sbarcherà a Broadway e che, dopo il debutto ufficiale, a Londra sarà difficile trovare un biglietto. -Se MetTopoMsfumiona, la porteremo a Berlino e Tokyo, e nel mio stesso teatro di Parigi, spero, prima di Broadway- dice Savary. Gaia Servadio

Luoghi citati: Berlino, Londra, Tokyo