Mosca '85 la disfatta dei Marines

Mosca '85, la disfatta dei Marines Corrotte le guardie, il Kgb penetrò nel cuore dell'ambasciata Usa razziandone i segreti: ora sappiamo come Mosca '85, la disfatta dei Marines Con un paio di graziose 007, l'Urss li ebbe in pugno - Lo scandalo maggiore: la Cia sottovalutò una fiiga di notizie dagli effetti catastrofici Nella Cappella Sistina di San Pietro affollata di turisti in un caldo pomeriggio d'estate del 1985, due visitatori in quel momento pochissimo interessati al Giudizio Universale di Michelangelo, si strinsero frettolosamente la mano e si avviarono all'uscita. Uno di essi era il capo della «station» della Cia americana a Roma, l'altro era uno dei più alti funzionari del Kgb a Mosca, il più importante personaggio del controspionaggio sovietico che mai si fosse accinto a disertare in Occidente, Vitaly Yurchenko. Il nome di Yurchenko è legato a una enigmatica storia che fa da premessa a un grandioso disastro di spionaggio. Già di grado elevato nel Kgb quando era stato a Washington da diplomatico per alcuni anni fino all'80, all'epoca della fuga era considerato il numero cinque nella gerarchia dello spionaggio sovietico. Da Roma Yurchenko fu portato al sicuro in Virginia, dove in alcuni mesi di colloqui rivelò alla Cia molti segreti. Il primo guaio fu che per vanagloria i massimi capi dell'«intelligence» americana fecero arrivare buona parte di queste rivelazioni ai giornali, che le pubblicarono rumorosamente. Il secondo guaio fu che Yurchenko aveva disertato con l'intenzione di vivere il resto dei suoi giorni in America, ma insieme a una signora russa che amava. Era la moglie di un diplomatico sovietico di sede a Toronto in Canada. Forse per lo choc del clamore intorno al caso, lei gli disse di no. Si sospetta perfino che poi si sia suicidata. Dopo aver tanto parlato per mesi, constatando che regolarmente le cose che diceva finivano sui giornali, a sua volta Yurchenko dovette chiedersi come poteva fidarsi della protezione di chi non era capace di impedire che le sue rivelazioni venissero divulgate a tutti. Il suo amore era ormai senza speranza e la Cia lo usava soltanto per farsi pubblicità. Un sabato di novembre nello stesso 1985, Yurchenko lasciò un suo inesperto accompagnatore al ristorante di Washington dove avevano 'cenato e sì presentò all'ambasciata sovietica, che pochi giorni dopo, in mezzo a un .clamore ancora più grande, |lo rispedi a Mosca. La storia pareva finita. Per quanto strano in materia cosi delicata, tutto quello che Yurchenko aveva raccontato alla Cia aveva fatto il giro del mondo. Tutto si era risaputo, meno una cosa, che si rivelerà la più importante del contatto cominciato nella Cappella Sistina. Yurchenko aveva anche detto di sapere che l'ambasciata americana a Mosca era regolarmente spiata con sofisticate attrezzature elettroniche, sebbene l'operazione non dipendesse da lui. I sovietici leggevano tutto quello che gli americani rice vevano e trasmettevano al l'ambasciata. Erano state corrotte delle guardie', Yurchenko fece due nomi, ma prima di dire altro se n'era andato. Ancora più strano appare il modo come a Washington presero quest'ultima rivelazione. Un compiaciuto Wil liam Casey, allora capo della Cia e poi fulminato a morte dallo stress per l'Irangate andò a raccontare la violazione dell'ambasciata al presidente Reagan come un bel colpo messo a segno dai suoi uomini, mentre era chiara mente un disastro dei servizi di sicurezza americani. Tanto disastro, che almeno questo particolare non filtrò nel chiasso giornalistico di quei giorni, ma avvenne di peggio. La Central Intelligence Agency, prima responsa bile della sicurezza dell'am basciata di Mosca, si guardò bene dal far sapere a chi di dovere che i sovietici inquinavano con microspie le comunicazioni americane. Non roba da poco, poteva esserci un'infiltrazione occulta all'interno del più segreto centro di comunicazioni, ritenuto impenetrabile e conosciuto con la sigla Cpu, «Communication Programs Unit». •La burocrazia non am mette inai i propri errori o le proprie debolezze-, ha detto un'alta personalità presente al colloquio fra Casey e Reagan allo scrittore Ronald Kessler, autore di un docu mentatissimo libro appena uscito in America sul caso dell'ambasciata a Mosca. Con il titolo Moscow Station e il sottotitolo Come il Kgb è penetrato nell'amba sciata americana, l'accurato lavoro di Kessler ricostruisce in trecento pagine giorno per giorno lo straordinario svol gersi di eventi, «come in un film al rallentatore- in cui tutto sia inevitabilmente prevedibile. Furono messe in ginocchio tre agguerrite e mitiche istituzioni degli Stati Uniti: i servizi segreti, il Dipartimento di Stato, cioè la diplomazia, e il Corpo dei Marines. Il 20 aprile 1987, due anni dopo le rivelazioni dell'enigmatico Yurchenko, Il settimanale Time pubblicò in copertina il volto di un militare elegante nella sua divisa, ma con un occhio nero come da un pugno e la scritta Le sventure del Corpo dei Marines. Una decina dì pagine erano dedicate a spiegare come era potuto accadere che a Mosca due o tre marines del servizio di guardia all'ambasciata, ovviamente sedotti da belle ragazze del Kgb, avessero tradito. I marines avevano introdotto spie russe nel cuore della rappresentanza diplomatica, nel posto dove ci sono «i gioielli», cioè i più protetti impianti di comunicazione. Da quel momento per il Kgb l'ambasciata degli Stati Uniti non aveva più segreti. Più tardi, una nota personalità sovietica scherzerà con un americano a proposito di certe reciproche penetrazioni di ambasciate e «cievushki», ragazze. Ma con Time la stampa lasciava anche intendere che dopotutto il danno forse non era così grave come poteva sembrare. Infatti un solo marine era stato processato e condannato da una corte marziale. La Cia voleva che lo scandalo finisse. Nonostante raccertato caso di spionaggio, non c'erano i segni di un'awenuta violazione dei maggiori segreti. In sostanza non si trovavano i «bug», le cimici, cioè i microscopici trasmettitori inseriti di nascosto in un impianto, che consentono di intercettare le comunicazioni. Invece i trasmettitori c'erano. Per mesi non si erano trovati «bug» quando tutta l'attrezzatura, in più di cento casse, era stata spedita da Mosca negli Stati Uniti, dove gli esperti l'avevano passata al microscopio e ai raggi. L'agghiacciante scoperta fu fatta nell'agosto del 1987: erano stati sostituiti i cavi dell'energia con altri che contenevano microspie e intercettavano i segnali prima di essere cifrati. Tutto il Cpu era diventato una centrale di ascolto. Ma ancora la Cia, il Dipartimento di Stato e gli investigatori militari insistevano a negare la violazione, che soltanto più tardi fu fatta conoscere a una dozzina di persone del governo, compreso il Presidente. Sarà il libro di Ronald Kessler, autore già noto per altre inchieste sullo spionaggio, a ristabilire la verità. -La stessa inefficienza che prima ha portato alle violazioni della sicurezza, poi ha portato a proteggere i colpevoli-, è una delle conclusioni di Kessler. La verità è che i servizi segreti e gli apparati di security hanno fatto di tutto per coprire ciò che era veramente successo a Mosca. I marines nelle ambasciate sono stati visti anche in azione. A Cipro nel 1974 spararono per difendere l'ambasciata, ma non riuscirono a impedire la morte dell'ambasciatore Roger Davies. A Tehe¬ ran nel 1979 cercarono di bloccare i pasdaran ma furono sommersi e presi in ostaggio con tutti 1 funzionari americani. Ora Kessler ha raccontato come avviene la selezione di questi marines di guardia nelle ambasciate all'estero. In sostanza, impiegare 1 giovani militari risulta tre volte meno costoso che assumere professionisti della sicurez- Sono 1400 i marines dislocati in 140 Paesi in gruppi da sei a trentasette, quanti sono a Mosca. Prima di essere destinati fanno un corso di dieci settimane alla base di Quantico, 50 chilometri da Washington. Devono essere volontari, "maturi e qualificati- e assolutamente non sposati. Ma è risaputo che il comando dei Marines impedisce ai suoi migliori elementi di diventare guardie delle ambasciate, per l'ovvia ragione che il Corpo ha bisogno di buoni soldati non di guardie giurate. I migliori sono nei servizi operativi. Mandare dei giovanissimi, inesperti e spesso immaturi, a proteggere una sede diplomatica delicatissima e con grandi rischi di sicurezza, come Mosca, vuol dire esporli indifesi a tutte le tentazioni che lo spionaggio sovietico può mettere in atto. Il fatto che debbano essere celibi (per ragioni di economia) fa sì che per le donne agenti del Kgb sia regolarmente facile adescare e coinvolgere questi poveracci solitari, affamati di sesso e ignari in un mondo sconosciuto. Come si è visto. Per di più l'ambasciata americana di Mosca era nota da tempo come un colabrodo della sicurezza. Nonostante le tensioni della guerra fredda, ogni giorno ci andavano a lavorare in buona armonia ben 206 impiegati civili, cittadini russi, vale a dire altrettanti informatori dei servizi sovietici. Tutti sanno che le assunzioni di personale a Mosca si fanno soltanto tramite un ente statale, l'Updk, che manda chi vuole al dato re di lavoro straniero. Per ragioni di parsimonia, per l'alto costo di portare a Mosca personale dagli Stati Uniti, nell'ambasciata c'erano più russi che americani. I diplomatici sostenevano con buone ragioni, in una capitale priva dell'elenco dei telefoni, che i russi sono più utili e servizievoli, e non sarebbe stato bello avere americani di serie B negli uffici. L'ambasciatore Arthur H art man diceva di preferire il suo autista moscovita a uno di Chicago che non conosce la città e non parìa russo. Quando nel 1986 comincia a prendere corpo questa storia, oltre alle discussioni se tenersi gli impiegati russi con i rischi ben noti o far venire a Mosca personale americano, ci sono grossi problemi per l'inefficienza dei normali sistemi di sicurezza della sede. C'è un diffuso lassismo anche per la snobistica indifferenza dei diplomatici, con l'ambasciatore in testa, verso la security. Sono state scoperte centinaia di microspie dappertutto nei muri della nuova sede in costruzione, altre microspie sono state trovate nelle macchine per scrivere elettriche, i sistemi di allarme non sono affidabili e scattano continuamente a vuoto, le telecamere del circuito di sorveglianza mandano ai monitor più ombre che immagini e ì marines di guardia fanno spesso i loro comodi. In questo ambiente e sotto l'occhio attento del Kgb, arriva dalla Virginia un marine di 22 anni di nome Clayton Lonetree. E' di origine indiana, da tribù Winnebago e Sioux, con ascendenti dai nomi sonanti come Nuvola Rossa e Capo Toro Guerriero. Ma nel suo nome Lonetree, Albero Solitario, c'è un cen- no di destino. Dai fogli matricolari Lonetree risulta un mediocre, ha fatto fatica anche a superare la selezione per entrare nelle guardie delle ambasciate. A scuola disegnava svastiche naziste e da grande ammira ancora Hitler. Ha avuto una sola volta una deludente esperienza sessuale. Risulta poco capace di concentrazione, beve molto e non regge l'alcol. Proprio il tipo meno adatto a fare il lavoro per cui si trova a Mosca. Infatti ha ben presto incidenti disciplinari, viene chiesto il suo rimpatrio, invece gli viene la promozione a sergente. Curioso ambiente la più importante ambasciata degli Stati Uniti nel mondo. C'è un'impiegata americana che appena può si porta a letto due o tre marines alla volta. C'è una discoteca dove la sera gli americani possono ballare con impiegate e inservienti sovietiche. Ci sono mogli di addetti americani che civettano pesantemente con i giovani marines. In questo giro Lonetree incontra Violetta Seina, una ragazza russa che ha fatto la segretaria dell'ambasciatrice, poi è stata all'ufficio do- ganale e poi verrà licenziata per la sua eccessiva, malcelata curiosità. Ha 25 anni, è alta un metro e ottanta e pesa 65 chili, bellissima dicono tutti. E' un agente del Kgb in servizio effettivo e fa bene il suo lavoro cominciando ad andare a letto con il sergente Lonetree nel gennaio 1986. Ai marines è vietatissimo. Poco dopo lei gli presenta un suo zio, certo Sasha. Più che zio è un funzionario di grado elevato del Kgb, Ale¬ ksey Yefimov, che comincia a premere sul ragazzo ben conscio di essere ricattabile. Sasha vuole che dimostri l'amore per Violetta dando a lui delle risposte su fatti dell'ambasciata. Per il bene della pace e l'amicizia fra i popoli, dice. Un certo funzionario Sellers è della Cia? Lonetree crede di sì, per quanto ne sa. Entro un mese Sellers viene espulso dall"Urss, accusato di spionaggio. E' soltanto l'inizio, poi verranno la consegna a Sasha di documenti, fotografie del personale e mappe dei sistemi di allarme. Ormai è ingaggiato. Lo zio del Kgb gli regale qualche migliaio di dollari perché si diverta. Quanto alla relazione, Violetta e Lonetree in tre mesi vanno a letto insieme quattro volte in tutto. Poi finalmente il sempre più indisciplinato Lonetree viene trasferito all'ambasciata di Vienna, dove si aprirà un altro capitolo. In seguito, quando questa storia d'amore e spionaggio verrà accuratamente ricostruita, un particolare colpirà gli investigatori. L'uomo del Kgb che propone sempre di mettere «bug» qua e là, non chiede mai a Lonetree di aiutare a inserire microspie nella centrale delle comunicazioni, il segretissimo Cpu. C'è una sola spiegazione: nel Cpu l'intrusione è già avvenuta ad opera di altri e il Kgb lo tiene sotto controllo. Nello stesso periodo degli incontri clandestini fra la bella Violetta e il marine Lonetree, l'ambasciatore Hartman comincia a ridurre il personale russo, cedendo malvolentieri alle pressioni dei servizi di sicurezza, a loro volta allertati da voci sulle rivelazioni di Yurchenko. Oggi non ci sono più sovietici all'ambasciata. Una delle prime donne licenziate si chiama Galina Golotina, detta Galya, assai piacente vice-cuoca di 28 anni, divorziata con un figlio, alta 1,60, pesa 53 chili. E' simpatica e discreta, la moglie di un addetto alla stampa, Duchateau, l'assume come bambinaia e donna di servizio. Succede che in agosto i Duchateau vanno in vacanza e cedono il loro appartamento a un amico della televisione Abc con la moglie, certi Wright. Al ritorno, con i ringraziamenti, Wright racconta a Duchateau un fatto curioso. Entrando un giorno nell'appartamento, Wright e la moglie hanno sentito dalla camera da letto inequivocabili voci di due che facevano l'amore e subito dopo sulla porta è apparso con l'aria sorpresa un uomo di pelle ne- ra. Abbottonandosi la camicia, ha borbottato di essere un marine e ha accennato a un'ispezione. Mentre costui salutava e se la filava in fretta, dalla stanza è uscita Galya con l'aspirapolvere In mano. "Che cosa vuol dire questa storia?-, domandò Duchateau tornando in ufficio, a Frederick Mecke, responsabile della sicurezza dell'ambasciata. Mecke ebbe subito come un lampo in testa al ricordo di un colloquio avuto due mesi prima con un marine di colore a proposito di Galya. Controllò le libere uscite e vide che il giorno della sorpresa in casa Duchateau era in libertà proprio lui, il caporale Arnold Bracy, 21 anni, un ra- gazzone intelligente, serio e disciplinato, uno dei migliori del distaccamento. Di famiglia con forti convinzioni religiose, Bracy era arrivato a Mosca dichiaratamente vergine. Aveva un solo punto debole e un segreto ben conservato: si era molto innamorato della cuoca Galya. Due mesi prima Bracy aveva preso da parte il security officer Mecke e gli aveva raccontato di aver incontrato Galya, appena licenziata. La ragazza gli aveva detto che qualcuno, forse del Kgb, le aveva chiesto di portare proprio lui, Bracy, in un certo appartamento. Sembrava una trappola montata su una storia di sesso. Lei si era rifiutata, anche se rischiava di essere licenziata dalì'Updk, l'ufficio di collocamento presso gli stranieri. Subito interrogato sul fatto di casa Duchateau, il caporale Bracy appare nervoso e arrangia una scusa poco credibile. Dice che il giorno in cui è stato sorpreso dai Wright, era andato nell'appartamento dove lavora Galya, perché lei dice che 11 Kgb insiste a chiedere che lui collabori. La ragazza ha paura di perdere il posto. Bracy è andato li proprio a dirle che non c'è niente da fare, non intende più vederla. No, contrariamente ai rumori descritti dai Wright, non c'è stato niente fra lui e Galya. Mecke non crede una parola, si domanda che senso ha l'andare da lei per dirle di no. Due giorni dopo Bracy viene rimpatriato e la ragazza Galya è licenziata. Anche lei risulterà una regolare agente del Kgb che ha svolto bene il suo compito. Si saprà che la relazione con Bracy dura da parecchio tempo e che il loro rapporto è ben più intenso e appassionato di quello di Lonetree. Un vero grande amore. C'è da domandarsi come fa il Kgb a puntare, per il reclutamento, su un tipo bigotto e casto come Bracy che pareva scoraggiare ogni idea di trappola sessuale. Pare facciano inchieste sugli intimi bisogni di affetto. Oltre al caldo amore di Galya, anche a Bracy il Kgb passa qualche migliaio di dollari. Non molti per i favori resi. n bello della storia del caporale Bracy è che per tutti gli indizi è proprio lui il marine che più volte ha aperto di notte ai tecnici elettronici del Kgb il segretissimo e impenetrabile Cpu per fargli rapinare i gioielli dell'ambasciata americana a Mosca. Un'impresa di altissimo avello tecnologico, ma dal punto di vista della sicurezza quasi banale. Ogni notte l'intera ambasciata con tutti i suoi segreti è nelle mani di una sola giovane guardia, che dal posto di controllo numero 3 all'ottavo piano, l'unico attivo dopo le 23,30, può fare entrare chi vuole. Non manca certo ai tecnici sovietici il modo di rimettere una chiave in una busta di plastica che appaia intatta, come vuole la norma di sicurezza. E' l'unico segno ritenuto incancellabile di un'intrusione. Intanto Lonetree è di guardia all'ambasciata di Vienna. Beve sempre di più e appare in quasi permanente stato confusionale, ma continua a passare informazioni top secret anche su questa sede allo zio Sacha, Yefimov, che gli porta da Mosca le lettere dell'innamoratissima Violetta. Ben bevuto doveva essere quando al party di Natale dell'86, davanti a un caminetto, avvicina il capo della Cia all'ambasciata e gli dice che ha avuto contatti con agenti sovietici a Vienna e a Mosca. La Cia lo mette subito sotto torchio per valutare 1 danni e poi lo passa ai Marines che sistemino l'aspetto giudiziario. Lonetree ha confessato tutta la storia, concludendo ottusamente: «Se Sacha è veramente lo zio di Violetta, lei, poverina, è costretta a fare come vuole lui». , A questo punto, colpito al cuore dalla confessione di Lonetree, il Corpo dei Marines mette in azione il proprio ufficio Nis, il «Nava! Investigative Service», per scovare ogni traccia di tradimento che possa annidarsi nella mitica istituzione. C'è un'inchiesta massiccia su tutti quelli che sono passati da Mosca negli ultimi anni, circa 500 marines, e su un migliaio di altre persone. Il caso tocca al Nis anziché come di norma all'Fbi, perché riguarda un militare della Marina. Tutto andò avanti molto male e con grande incompetenza, perché vollero strafare, chiudendosi per sempre l'accesso a una vera conoscenza dei fatti. Lonetree aveva già confessato di aver preso 3500 dollari dai sovietici per aver spiato. Bastava avvertirlo del suo diritto ad avere un avvocato e incriminarlo. Invece vollero andare avanti a torchiarlo fino a fargli dire bugie che poi ritrattò, a rischio della validità di tutta l'indagine. Dopo mesi, nel marzo '87, nessuno aveva ancora interrogato Arnold Bracy, compagno di Lonetree a Mosca, soltanto perché il caporale risultava un marine con buone note di servizio, pertanto insospettabile. Per caso venne fuori da un appunto che Lonetree, interrogato senza verbale a Vienna dalla Cia, aveva nominato Bracy. A detta di Lonetree il caporale nero gli aveva confidato di avere una relazione con la cuoca Galya, che avrebbe voluto fargli conoscere un suo zio. Un altro marine, un'altra ragazza e un altro zio. C'era dunque un'altra spia dell'ambasciata? La cosa giusta da fare sarebbe stata un'inchiesta approfondita e a largo raggio sull'intelligente caporale Bracy, a sua insaputa, prima di andarlo a cercare con la cautela del caso. Invece gli fecero subito uno stringente interrogatorio e successe un grande pastrocchio. Si accanirono a voler sapere se quella volta aveva fatto o no l'amore con Galya, costringendolo a mettere insieme una grande quantità di bugie per districarsi. Finì per tentare di liberarsi dalla morsa con la bugia più grande di tutte, che in realtà era una confessione attribuita ad altri, al mediocre Lonetree già notoriamente sotto inchiesta. Disse che Lonetree ubriaco fradicio e risentito per come lo trattavano i superiori, gli aveva detto che lui li ripagava con la stessa moneta e aveva fatto entrare più volte i sovietici nell'ambasciata. Una notte l'aveva visto in ambasciata con un estraneo e non aveva fatto rapporto perché gli faceva pena. Ma da quel momento Lonetree l'aveva ricattato perché era diventato suo complice e così per tre volte lui aveva bloccato l'allarme e lasciato che Lonetree facesse entrare i russi nel Cpu, il centro segreto di trasmissioni. Tutto inventato. Dai documenti di servizio risultava che le uniche due occasioni in cui era stato in coppia di notte con Lonetree risalivano a un'epoca fuori da ogni sospetto. Per altro verso, tutto vero, soltanto che Lonetree non c'entrava. Era la descrizione dello scenario in cui lo stesso Bracy doveva aver accettato di fare la spia per amore. Siamo al 20 marzo '87. "Abbiamo trovalo un'altra spia.'-, senti dire Bracy da uno degli investigatori fuori dalla porta. Da quel momento decise di ritrattare tutto e chiese un avvocato: -Meglio un processo per falso sotto giuramento che per spionaggio-, disse e non parlò più. Commisero anche l'errore di arrestarlo. Ma non avevano niente in mano contro di lui, perché nei casi di spionaggio non ci sono quasi mai né prove né testimoni e dovettero rilasciarlo. D caporale Bracy non verrà mai processato per questo fatto. Solo punito e congedato per la «fratemizzazione» con Galya L'unico a pagare è stato il debole marine discendente dei pellirosse. A Lonetree hanno dato 30 anni poi ridotti a 25, potrebbe uscire per buona condotta nel 1995. L'intrusione nell'ambasciata ha causato il blocco di tutte le operazioni della Cia in Urss, la morte di 25 sovietici sospetti di collaborare con la Cia, di cui soltanto due erano informatori, gli altri innocenti. Si rivelò il peggiore disastro della Cia dopo la Baia dei Porci a Cuba nel 1961 e Teheran nel 1979. Franco Pierini Serg. Clayton J. Lonetree Violetta A. Seina Caporale Arnold Bracy