La Tour Eiffel ha cento anni di Enrico Singer

La Tour Eiffel ha cento anni Festa e caccia ai gadgets La Tour Eiffel ha cento anni Anche lei celebrò la Rivoluzione DAL NOSTRO CORRISPONDENTE PARIGI — Guy de Maupassant, nel 1889, l'aveva definita un brutto lampadario, per di più inutile perché troppo alto per illuminare Parigi. E, come lui, tutti i maggiori intellettuali dell'epoca — da Verlaine a Dumas — avevano firmato un appello di fuoco contro le -visioni mercantili di un costruttore di macchine» che si era messo in testa di innalzare una torre di ferro di ben trecento metri sul grande prato degli Champs de Mars proprio di fronte all'austero edificio della Scuola Militare costruita ai tempi di Luigi XV e vanto dell'Armée francese. Ma le critiche non fermarono l'ingegnere Gustave Eiffel e, soprattutto, il governo di allora che lo aveva autorizzato a realizzare la Tour come «cuore» dell'Esposizione Universale che celebrò in chiave tutta modernista il primo centenario della Rivoluzione. Oggi nessuno osa immaginare Parigi senza quel «lampadario» che è diventato il simbolo della città, che contende al museo del Louvre e alia cattedrale di Notre Dame il primato dei turisti e che sta per compiere a sua volta cent'anni. Per il giorno X, il 31 marzo, sono in programma festeggiamenti da far impallidire il centenario di un'altra grande -signora dì ferro-, la Statua della Libertà, che gli americani hanno celebrato nell'ottobre dell'86. Almeno questa è la speranza degli organizzatori della "fèle de la Tour Eiffel» che — oltre alle mostre, agli spettacoli suoni e luci e ai fuochi d'artificio — hanno preparato un vero arsenale di oggetti-ricordo che dovrebbe trasformare tuttalpperazione anche in un buon affare. Se l'«industria» del Bicentenario della Rivoluzione stenta a mettersi in moto (il 14 luglio, del resto, è ancora lontano), quella del centenario della Torre Eiffel viaggia a pieno regime. Sono già pronti due milioni di cartoline e 500 mila piccole torri in metallo dorato, il souvenir tradizionale. Ma nei magazzini ci sono anche portacarte, orologi, fermagli, magliette, foulards, occhiali, cravatte e altro ancora — tutto con la scritta "100 ans»— in attesa di invadere Parigi. Molti di questi oggetti — ce ne sono trecento tipi diversi — sono arrivati da lontano, dalla Corea e da Taiwan. Altri sono delle esclusive già ricercate dai collezionisti, come le bottigliette piene della speciale vernice antiruggine di color bronzo che copre la Tour. O come i frammenti delle travi del primo piano — sostituite anni fa per restauro — che sono numerati (in tutto 3620),presentati in un piccolo scrigno, accompagnati da certificato di autenticità e venduti a peso d'oro: 250 mila lire l'uno. Ma il centenario è stato anche l'occasione per rivisitare la storia della Tour Eiffel. Soprattutto quella, contrastata, della sua costruzione. Per capirla, bisogna calarsi nel clima di quegli anni: la Francia è ancora sotto lo choc della perdita dell'Alsazia e della Lorena, della Comune, del disastro di Sedan. Dai 1871 cerca una rivincita, almeno d'immagine: l'Esposizione Universale del 1889, che coincide con il centenario della Rivoluzione, è l'occasione per chiudere la bocca a tutti quelli che pensano che il Paese sia in ginocchio. Ecco perché l'idea cosi folle e grandiosa della torre alta 300 metri trova non soltanto critici, ma anche apostoli convinti. Per i ministri delle Finanze e del Commercio di allora — Carnot e Lockroy — la Tour proposta dall'ingegnere Gustave Eiffel doveva essere prima di tutto la dimostrazione di quanto la tecnologia francese era in grado di fare. Doveva essere una specie di «manifesto pubblicitario» per vendere, poi, ponti e ferrovie in giro per il mondo. E la sua costruzione fu un vero exploit: 365 giorni di lavoro per montare i 12 mila pezzi con 250 mila viti e bulloni, tre sole giornate di sciopero e un costo tutto sommato contenuto (circa quello di un transatlantico). Enrico Singer

Luoghi citati: Alsazia, Corea, Francia, Parigi, Taiwan