Un patriarca tira l'altro di Gian Paolo Ormezzano

Un patriarca tira l'altro Un patriarca tira l'altro Così per sport di Gian Paolo Ormezzano Se è vero che Giuseppe Lupi è stato messo dalla Roma accanto a Spinosi perchè in possesso della patente di allenatore di «prima», e quando si è saputo della patente federale scadutagli per motivi anagrafici era troppo tardi, e comunque a quel punto faceva comodo la figura del patriarca casareccio, la storia merita di essere conservata nella sua levità, senza precisazioni pignole e smentite patetiche. Per il calcio è una delle ultime occasioni in cui si può sorrìdere, all'idea di un signore di 66 anni che ne rileva uno di 67 in un vortice di sentimenti e burocrazia. L'Olimpico sta crollando, ma per fortuna abbiamo nobili e utili cariatidi. AK1HITO — n nuovo imperatore del Giappone, Akihito, è sigillato nel palazzo:la sua vita mondana, già poco intensa quando il padre era in vita, si ridurrà a selezionatissimi impegni ufficiali Così come Bush quando è salito alla presidenza Usa è stato ricordato anche come l'uomo che accolse alla Casa Bianca la Juve, persino esibendosi in un palleggio, ci par giusto ricordare questo Akihito per il quando e il come fu lui pure uno del mondo dello sport. Tokio 1967, Universiade, Nebiolo chiama allo stadio il principe ereditario del Giappone a inaugurare 1 Giochi degli studenti. Trattasi di manifestazione goliardica, e il residuo di goliardia vuole che regolarmente nel momento più solenne della cerimonia salga, dalla delegazione italiana, un forte canto dedicato a Nebiolo, con un passaggio dal wagneriano allo straussiano, cioè inizio solenne e finale a valzer: 'Nebiolo, Nebiolo, chi l'avrebbe mai creduto — che tu avessi avuto — quattro peli sul....'. L'inno viene cantato anche a Tokio, proprio mentre Nebiolo sta per cominciare il discorsone, n futuro Termo è accanto al nostro dirigente, gli chiede in inglese di tradurgli cosa quegli italiani stiano cantando. E Nebiolo, facendo in quell'occasione il massimo sforzo diplomatico e così dilapidando energie che se conservate gli sarebbero state utili contro Gattai: 'Stanno cantando: o Nebiolo del mio cuore». IL GINOCCHIO — Tutti credono di sapere dove è il ginocchio. Però, da quello che accade a Fondriest, il ginocchio pare essere in testa, nel piede, a destra sul petto. In testa: i dolori che avverte sarebbero psicologici, nel senso che Fondriest patisce l'ostilità della parte mafiosa del nostro ciclismo contro lui, colpevole d'aver vinto il massimo da troppo giovane, e così, zavorrato di timore o comunque di delusione, ha meno anticorpi rispetto a malanni altrimenti ben sopportabili Nel piede: il dolore al ginocchio altro non è che la conseguenza di un nuovo modo di pedalare, dovuto e alla bici nuova e soprattutto alla scarpetta nuovissima, che appunto imprigiona il piede in maniera speciale e difficile da assorbire. Nel petto: Fondriest deve scucire i cento milioni di premio alla squadra azzurra che lo ha aiutato a vincere il Mondiale, ma passando a fine anno da uno sponsor all'altro s'è trovato senza appoggio-materiale, deve pensarci lui, e così ha somatizzato nel ginocchio, posto canonico del dolore del ciclista, il male psico-economico. L'idea finale è di un Fondriest picassiano, una di quelle creature scomposte e ricomposte follemente e — speriamo—anche genialmente.

Luoghi citati: Giappone, Tokio, Usa