«Grazie Firpo addio» di Marco Neirotti
«Grazie Firpo, addio» I funerali dello storico, «maestro, amico, censore» «Grazie Firpo, addio» Commemorazione del prof. Gian Mario Bravo nel piccolo cimitero di Cavoretto - In precedenza, alle Molinette, semplici cittadini e le massime autorità della Regione avevano reso omaggio alla salma - Tra i presenti l'avvocato Agnelli, La Malfa, Cuccia e Bobbio TORINO — 'Ci ha lasciato un esempio di libertà e integrità morale». Era mezzogiorno quando Gian Mario Bravo, preside della facoltà di Scienze politiche, ha commemorato, nel piccolo cimitero di collina, il professor Luigi Firpo, morto giovedì, a 74 anni, dopo un mese e mezzo di battaglia contro l'ictus cerebrale che l'aveva colpito domenica 15 gennaio. 'Forma privata», avrebbe voluto lo storico. E forma privata ha avuto almeno 11 sul colle. Ma era inevitabile la dimostrazione di affetto, stima, rispetto che fin dalle 10 Torino e l'Italia hanno portato alla camera ardente allestita all'ospedale delle Molinette. Uomini della cultura e della politica, dell'industria e della finanza, del giornalismo e della scienza — accanto a tanti sconosciuti suoi 'lettori» e a commosso personale delle Molinette — hanno sostato davanti alla salma, si sono stretti alla vedova, signora Laura, e ai figli di Luigi Firpo, Massimo e Sandro. Fra 1 primi, alle 10, l'avvocato Giovanni Agnelli. Poi il direttore de La Stampa, Gaetano Scardocchia, e 11 vicedirettore, Lorenzo Mondo. Quindi il segretario del pri, Giorgio La Malfa; l'onorevole Diego Novelli; il presidente di Mediobanca, Francesco Cingano, e il consigliere anziano Enrico Cuccia; i filosofi Norberto Bob- bio e Gianni Vattimo; i giuristi Giovanni Conso e Silvio Romano; il sociologo Luciano Gallino; i clinici che hanno seguito e assistito il professor Firpo. Un viavai muto davanti alle corone di fiori, tra cui quelle delle presidenza della Repubblica e del Senato. Nel cortile dell'ospedale aumentava la folla degli amici anonimi, quanti dal '61 seguivano con passione gli scpaadgddsnreDdd scritti di Firpo su La Stampa. Poi docenti universitari, autorità politiche, culturali, anuninistrative e militari della città: dal sindaco, Magnani Noya, ai presidenti del Consiglio regionale e della Provincia, Rossa e Casiraghi; dal prefetto, Sparano, al questore, Agati; dal rettore dell'Università, Dianzani, al sovrintendente del Regio, Zeffiri; dal presidente della Cassa di Rispar¬ mio, Filippi, al comandante della I Brigata Carabinieri, generale Rocchietti. Alle 11,45 il feretro, scortato dai vigili urbani, ha lasciato le Molinette verso la collina di Cavoretto. Qui, nel piccolo camposanto, si sono raccolti una sessantina di parenti e amici, come voleva lui, ad ascoltare la breve commemorazione che dello storico, del politico, del commentatore ha fatto Gian Mario Bravo. «Il professor Firpo — Firpo, come lo chiamavano tutti — è stato per noi all'Università amico, padre, censore, un terribile censore», ha detto Bravo. Poi: «Ha formato moltissime persone che ora siedono in cattedra in giro per l'Italia e a Torino. Tutt'Italia l'ha seguito nel suo intervenire con finezza ed eleganza nelle questioni più difficili del Paese. A noi dell'Università rimane il ricordo di chi ci ha insegnato a studiare, ci ha dato un metodo. L'abbiamo ringraziato in passato, lo ringraziamo oggi». n preside di Scienze politiche ha aggiunto: 'La Facoltà è opera sua: lui, con altri illustri maestri, ne fu promotore. Ma ha lasciato qualcosa in più: un esempio di libertà, di liberalismo intellettuale per i quali lo ringrazio a nome dell'Università, della città, del patrimonio culturale per il quale si è battuto. Grazie, Firpo». Marco Neirotti Torino. La moglie Laura e i figli Massimo e Sandro durante i funerali di Luigi Firpo (Foto A. Bodo - La Stampa)
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