Parapsicologo in commissione di Bruno Ghibaudi

Parapsicologo in commissione Polemiche per la decisione del ministro della Sanità Parapsicologo in commissione Ancora incerto il suo ruolo di «esperta del paranormale» nel gruppo di studio che deve suggerire un nuovo codice di deontologia professionale per i medici • Ma l'Ordine si ribella: «Speriamo che la notizia sia infondata» - Le proposte e i problemi legati alla legge sul trapianto degli organi ROMA — Fra gli esperti di varie discipline (cardiologi, neurofisiologi, anestesisti, chirurghi, oncologi, geriatri, psicologi) che oggi prenderanno parte alla riunione della commissione nazionale per i problemi della morte, istituita dal ministro della Sanità, c'è anche un'esperta di problemi del paranormale: Paola Giovetti. Giornalista e scrittrice, oltre che conduttrice di numerose trasmissioni tv su fatti e problemi di parapsicologia e dell'altra realtà, la Giovetti viene definita «ricercatore di parapsicologia e autore di opere scientifiche». Una presenza piena di significati, molti dei quali non esplicitamente dichiarati ma presenti nella mente di chi ha fatto questa scelta. Le polemiche sulla commissione non sono di oggi. Fin da quando si è saputo che la federazione degli Ordini dei medici (Fnom) stava lavorando ad un nuovo codice di deontologia professionale che valutasse i nuovi problemi che il progresso medico e tecnologico sta suscitando. Ma il ministro Donat-CatUn ha puntualizzato che quando si tratta di problemi così fondamentali per il cittadino e così delicati (si pensi ai possibili abusi, in nome di una caritatevole eutanasia) è lo Stato, e non il medico, a stabilire limiti e natura degli interventi terapeutici. "Non è materia di legge — ha risposto l'on. Duilio Poggiolini, vice presidente della Fnom —; ogni caso deve essere valutato singolarmente e solo il medico può decidere l'intervento più opportuno. Il malato non deve essere abbandonato ma aiutato il più possibile a soffrire di meno-. Quanto alla presenza della Giovetti in commissione, Poggiolini si è limitato a commentare: -Mi auguro che la notizia sia infondata'. Di segno contrario la valutazione del prof. Michele Trimarchi, neu ^fisiologo e membro del¬ la commissione: «Con questa scelta si è voluto tener conto di tutte le presenze del normale e del paranormale». Ma anche dei significati d'insieme, non ancora classificati in schemi di razionalità scientifica collaudata ma che sólo per questo non possono essere accantonati come risibile paccottiglia o liquidati con qualche battuta ironica e una dose indisponente di saccenza. La funzione di Paola Giovetti, in questo tempio della scienza, è la riprova dei dubbi che pervadono molti: quando si può davvero dire che una persona ha imboccato una strada senza ritorno? E quando muore la speranza della sopravvivenza? Interrogativi che la gente ha imparato a porsi tenendo conto anche dell'altra verità, quella che viene da tanti «fatti proibiti» che non sarebbe più saggio e onesto trascurare. E la presenza della Giovetti nella commissione che si occuperà di questi problemi conferma che anche a queste paure si dedicherà la dovuta attenzione. 'Consultando i risultati di studi compiuti in varie parti del mondo, diversi per tradizione e cultura — ha detto Paola Giovetti — mi sono convinta che chi ritorna alla vita dopo essere stato in punto di morte o in coma fa racconti che risultano pressoché identici a tutte le latitudini». Quando incomincia davvero la morte? E quando la vita ci lascia c'è il nulla o inizia qualcosa che esiste, anche se non siamo in grado di definirlo? Domande ancora senza risposta, ma che stanno tormentando le coscienze di molti. Ed è probabile che a risentire di questa sensibilità sia innanzitutto la definizione di morte contenuta nella nuova legge sui trapianti ancora all'esame del Parlamento. -In Italia si sta tentando di imporre per legge l'interruzione della rianimazione dopo un periodo d'arresto del cuore (20 minuti) e di silenzio del cervello (sei ore) che invece non spegne affatto la speranza di sopravvivere — commenta Nerina Negrello, presidente della lega nazionale contro la predazione di organi — eppure qualunque cardiologo può confermare che un cuore può riprendere a battere anche dopo un arresto di 20minuti. Certi cuori sono stati fermi per 80 minuti. E si conoscono casi di cervelli che hanno ripreso a funzionare anche dopo 6 ore di silenzio elettrico». Contestazioni di questo genere arrivano anche dai medici. "Nel centro ospedaliero di Handbrook (Londra) 7 anestesisti su 13 hanno votato un documento in cui si esige che i donatori di organi, prima dell'espianto, vengano anestetizzati — aggiunge la Negrello —; hanno infatti notato che durante l'espianto i corpi manifestano reazioni identiche a quelle di sofferenza rilevate durante gli interventi chirurgici». Bruno Ghibaudi

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