Grande esodo dal pubblico impiego corsa alla pensione e fuga di dirigenti di Gian Carlo Fossi

Grande esodo dal pubblico impiego corsa alla pensione e fuga di dirigenti Timori per i tagli, scontento per le retribuzioni troppo basse Grande esodo dal pubblico impiego corsa alla pensione e fuga di dirigenti Migliaia le domande per andarsene con il minimo di anzianità • I ritardi sulla riforma della dirigenza ROMA — Sono già decine di migliaia le richieste di prepensionamento presentate negli ultimi giorni da lavoratori del pubblico impiego per sfuggire alla minacciata soppressione dei «privilegi» previdenziali finora goduti. Sembra che solo al Comune di Torino siano pervenute 5 mila domande su 17 mila dipendenti, mentre un esodo analogo si profila nei diversi rami dell'amministrazione a Roma, Napoli, Genova, Milano, Bergamo, Brescia, Udine, in particolare nella scuola, nei ministeri, negli enti locali, nella sanità. -Mi pare un allarmismo eccessivo — osserva Giancarlo Fontanelli, segretario confederale della Uil — ma indubbiamente il fenomeno c'è». Chi è al limite degli anni di servizio utili per poter godere dei benefici dell'attuale normativa fa i suoi conti. Chi può andare in pensione negli uffici statali e nella scuola soltanto con 19 anni 6 mesi e 1 giorno se uomo e con 14 anni 6 mesi e 1 giorno se donna sposata, ritiene di non dovere correre rischi. E lo stesso ragionamento fanno molti impiegati degli enti locali e della sanità, nonostante che il loro «status» sia meno lavo- revole (24 anni 6 mesi e 1 giorno per gli uomini e 19 anni 6 mesi e 1 giorno per le donne). • Non vedo, però, perché i pubblici dipendenti — aggiunge Fontanelli — si preoccupino tanto di ciò che prevede un documento tecnico di Palazzo Chigi, il quale per diventare operativo ha bisogno di una approvazione legislativa, quando la riforma dell'Inps è ferma da ben dieci anni». Senza contare — precisa Gianfranco Benzi, segretario generale del sindacato scuola-Cgil — che, secondo la prassi, i nuovi limiti di età riguarderanno quasi certamente i lavoratori assunti dopo l'entrata in vigore di un eventuale provvedimento e che, in ogni caso, saranno salvaguardati con clausole transitorie i diritti acquisiti dai lavoratori con diversi anni di servizio. La fuga verso il prepensionamento non è la sola che comincia a preoccupare governo e sindacati. Ce n'è un'altra, più pericolosa: quella dei «cervelli», cioè dei dirigenti dell'intera area pubblica, dove cresce il malessere per il ritardo nell'approvazione del disegno di legge presentato alla Camera dal ministro del¬ la Funzione pubblica, Cirino Pomicino, per -il riordinamento della dirigenza statale e delle altre pubbliche amministrazioni territoriali ed istituzionali-. Molti se ne sono andati, molti altri stanno per farlo o comunque ci pensano. -La dirigenza pubblica — avverte Luigi D'Elia, presidente della Federazione nazionale dirigenti della funzione pubblica-Cida — non può continuare a rappresentare la cenerentola della dirigenza del Paese Dinanzi ai trattamenti economici due o tre volte superiori offerti dalle aziende private ai propri dirigenti, la tentazione dei dirigenti pubblici di lasciare il pubblico ■ er il privato diventa nnjcnomeno quotidiano-. D'Elia incalza: -Non ci resta che mobilitare la categoria. Il depauperamene della funzione dirigenziale pubblica, senza peraltro una visione costruttiva di formazione della nuova dirigenza, costituisce per la collettività un danno irreparabile». Di qui. due richieste: 1) lo scorporo degli articoli 12 e 13 del disegno di legge governativo che prevedono notevoli aumenti delle retribuzioni; 2) la costrizione di un gruppo ristretto (all'interno della stessa commissione Affari costituzionali della Camera che sta esaminando il provvedimento sulla dirigenza) -al fine di migliorare e rendere compatibile con gli appuntamenti del 1992 le norme per il funzionamento di una pubblica amministrazione efficiente, nell'interesse della collettività e del mondo della produzione-. In particolare, dal 10 marzo 1989 — secondo le norme da stralciare — lo stipendio iniziale (escluse le indennità di contingenza, di funzione ed altre) dovrebbe essere elevato a 53 milioni 440 mila lire per il dirigente generale A, a 47 milioni e 960 mila per il dirigente generale B, a 39 milioni e 240 mila per il dirigente generale, a 30 milioni 680 mila per il dirigente superiore, a 23 milioni per il dirigente. Dal 1° gemiaio 1992 gli stipendi, l'indennità di funzione e l'assegno aggiuntivo verrebbero «adeguati di diritto» sulla base dello stesso meccanismo automatico stabilito per il personale della magistratura. Inoltre, una quota dell'indennità di contingenza sarebbe conglobata nello stipendio. Gian Carlo Fossi

Persone citate: Cirino Pomicino, D'elia, Fontanelli, Giancarlo Fontanelli, Gianfranco Benzi, Luigi D'elia

Luoghi citati: Bergamo, Brescia, Comune Di Torino, Genova, Milano, Napoli, Roma, Udine