« Brillante polemista grande filologo »

«Brillante polemista, grande filologo» Come ricordano lo studioso scomparso alcuni protagonisti della cultura italiana «Brillante polemista, grande filologo» Galante Garrone: «Mente prodigiosamente attiva» - Salvadori: «Unì il rigore intellettuale con la passione civile» - Vattimo: «Difensore appassionato della laicità» • Venturi: «Interessò i giovani allo studio non solo serio ma nuovo e importante» • Visentini: «Uomo di assoluta onestà» Così ricordano Luigi Firpo alcuni protagonisti della cultura che più gli sono stati vicini. A. GALANTE GARRONE Non mi riesce di dire in questo momento che cosa lignifichi per me, per tutti lo spegnersi di questa mente prodigiosamente e instancabilmente attiva. Vorrei solo ricordare le parole scritte da Firpo qualche ora prima che il male lo folgorasse: «Se il Tutto non ha senso, neppure noi lo abbiamo, e amen. Se lo ha, allora in questo rninimo punto dell'universo saremo riusciti ad affermare la scienza e l'arte, il prodigio della poesia la capacità di coraggio e di altruismo, la fedeltà e la santità. Questo è quanto la morale laica deve tutelare e salvare». E' stato l'ultimo dei suol «cattivi pensieri»; e oggi risuona in noi come un testamento,^ un comando. MASSIMO L. SALVADORI Sono preso da grande commozione. Non è facile parlare di Luigi Firpo al passato. Egli è stato una figura di grande rilievo della cultura italiana. Lo stile che ha portato nella sua attività di studioso del pensiero politico, di organizzatore degli studi, di Maestro universitario, di brillante polemista nel campo non solo della politica e della cultura ma anche del costume, è testimonianza della inscindibile unione del rigore intellettuale con la passione civile. A sentire il vuoto che egli lascia saranno non solo i suoi allievi e i suoi colleghi nell'Università e nel Parlamento, ma anche quelle migliaia di lettori che seguivano con acuto interesse i suoi «Cattivi pensie¬ ri»: «cattivi» per indurre a ben riflettere. Per me è stato una guida, sia quando ero appena approdato come giovane ricercatore alla Fondazione Einaudi, sia in seguito. GIANNI VATTIMO Credo di dovere a Luigi Firpo l'inizio della mia collaborazione a La Stampa, ormai quasi quindici anni fa: se non ricordo male, uno dei primi articoli che firmai fu un'aspra polemica con lui a proposito del «Fuori». Non credo che su questo argomento le nostre reciproche posizioni si siano ravvicinate negli anni successivi; ma su moltissimi altri, sempre più spesso, mi è accaduto di trovarmi completamente d'accordo con lui, con la sua difesa appassionata di una laicità che non era mai partito preso anti¬ religioso, ma consapevolezza dei compiti del pensiero in una società secolarizzata proprio in quanto, anche sempre inscindibilmente, cristiana Ricordo per tutte le sue posizioni nelle battaglie sul divorzio o sull'aborto, nelle quali Firpo sostenne tesi assai più avanzate di molti altri che pure si ritenevano più «progressisti» di lui. I suoi «Cattivi pensieri» (spesso cattivi davvero, precisì e taglienti com'erano) resteranno a lungo come un esempio di prosa morale da cui anche la filosofia, soprattutto oggi, ha molto da imparare. FRANCO VENTURI, storico, membro del comitato scientifico della Fondazione Luigi Einaudi. Lo ricordo, oltre che per l'amicizia per la sua capacità fi- lologica, per la scoperta di testi inediti, per la vera passione della verità nel ricostruire il passato, la dote di studioso attento. Per le sue conoscenze anche di epoche generalmente poco studiate, per il suo scrupolo nell'attività di ricercatore oltre che di organizzatore culturale. La Fondazione è nata e cresciuta con lui, ha sempre cercato di interessare i giovani allo studio non solo serio ma nuovo e importante. Bisogna parlare anche del suo scrupolo assoluto. BRUNO VISENTINI Lo ricordo come studioso e come repubblicano. Ho ammirato sempre la chiarezza e la profondità del suo pensiero, la decisione e l'assoluta onestà con le quali sosteneva le sue convinzioni politiche. GIUSEPPE FULCHERI, presidente del Centro Studi Piemontesi Luigi Firpo è stato per il Centro Studi Piemontesi, fin dalla fondazione nel 1970, un amico e un protagonista autorevole dell'attività culturale come membro partecipe, attento, pungolante e sempre generoso del comitato scientifico. La sua tensione morale era in sintonia perfetta con quell'immagine dinamica e di presenza significativa che il fondatore, Renzo Gandolfo, voleva dare del Piemonte, mai rinchiuso in termini municipalistici, ma con sguardo rivolto al resto d'Italia e soprattutto all'Europa L'idea di un Piemonte vitale che traeva dal passato la linfa per guardare al futuro: è questa la testimonianza che Firpo condivideva con tutto il Centro Studi Piemontesi

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