Varsavia ridà le spalline all'eroe di Cassino

Varsavia ridà le spalline all'eroe di Cassino Si moltiplicano le richieste di riabilitazione del gen. Anders che combatté con gli inglesi VARSAVIA — Dopo 50 anni si moltiplicano le richieste di riabilitazione dei comandanti militari perseguitati dal regime dopo la guerra, tra cui il generale Anders. «Ho osato battermi contro Stalin. E' un delitto che non mi verrà mai perdonato». Il generale Wladislaiv Anders lo C07ifessò alla vigilia della morte — nel maggio 70. a Londra, dove viveva in esilio' da anni — parlando con lo storico William Shirer. Nato nel 1S92 a Blonie, nei dintorni di Varsavia, Anders era uno di quei comandanti militari polacchi che nella seconda guerra mondiale avevano combattuto a fianco degli alleati e che per questo erano stati perseguitati dal regime comunista. Forse la Polonia potrà riscrivere la sua storia militare degli Anni Qualità. Il primo segno venne nel gennaio '87 quando Jaruzelski, in visita ufficiale in Italia, volle visitare il cimitero di guerra di Montecassino dove Anders è sepolto: fu infatti il suo piccolo esercito polacco (costituito da due divisioni di fanterìa e da una brigata corazzata, in tutto 50.000 uomini) che, sbarcato hi Italia nel '43 con l'Ottava Armata britannica, tra il febbraio e il maggio '44 pagò, con pili di mille caduti, la conquista dell'abbazia di Montecassino, ferocemente difesa dalle truppe Varsavia ridà le spalline all'eroe di Cassino di Kesselrì7ig. Anders arrivava da lontano. Fatto prigioniero dai so vietici durante la campagna di Polonia del settembre '39 per venti mesi era stato incarcerato alla Lubianka di Mosca ma nell'agosto '41, quando la situazione politico-militare si era clamorosamente rovesciata (i sovietici erano stati improvvisamente aggrediti dai tedeschi, fino al giorno prima loro alleati) Statili lo aveva fatto liberare proponendogli di creare un'annata polacca. Anders aveva servito sotto lo zar. Non amava i russi (e come il generale SmiglyRydz, comandante in capo dell'esercito polacco, amava ripetere: «Con i tedeschi rischiamo di perdere la libertà, con i sovietici perderemmo l'anima») e i suoi sentimenti erano monarchici tanto che, al momento del referendum istituzionale in Italia, nel '46, offrì la sua spada a Umberto Il (che per il vero si limitò a ringraziare e a congedarlo). Tuttavia Anders accettò l'offerta del Cremlino anche se l'impresa era tutt'altro che facile. I polacchi (181.000 soldati, 9368 ufficiali) erano dispersi in centinaia di campi di internamento fra gli Urali e la Siberia mentre i sovietici, impegnati a contrastare l'offensiva tedesca, non poteva¬ no fornirli dì armi, viveri, mezzi di trasporto. Roosevelt, nel novembre '41, si offrì di equipaggiare il piccolo esercito dì Anders e di ospitarlo in Usa ma il sospettoso Stalin trasferì questa armata prima in Iran poi in Palestina, infine in Egitto dove fu messa agli ordini del maresciallo Alexander. Le eroiche imprese di guerra degli uomini di Anders sono note. Si distinsero nella conquista di Montecassino te una lapide nell 'abbazia ancora oggi lo ricorda, con questa epigrafe: «Noi, soldati polacchi / per la nostra libertà e la vostra / abbiamo dato le anime a Dio / i corpi all'Italia / i cuori alla Polonia»): il tenente Casimir Gurbiel e un plotone di tredici ulani dei lancieri •Podolski», che innalzavano la bandiera rossa e bianca di Polonia, furono i primi alle 10,20 del 18 maggio '44 a mettere piede fra le fumanti rovine di Montecassino. Dopo la guerra, nella Polonia liberata dall'Armata Rossa si insediò un governo di ispirazione soinetica e solo il venti per cento dei soldati di Anders decise di tornare in patria: il generale sapeva bene quale sorte lo attendeva a Varsavia e quindi, sciolte le sue divisioni, si stabili a Londra. Ma non gliene venne neppure la gratitudine degli Alleati; ami, proprio Churchill lo accusò esplicitamente di aver accarezzato la speranza di una terza guerra mondiale che opponesse sovietici e anglo-americani e che potesse farrì'orgere in Polonia un governo filomonarchico. Anders rifiutò la ribalta internazionale, preferi l'oscurità. Non volle neppure tcrivere le memorie e dedicò gli ultimi anni della vita a due compiti: ottenere che unità libere polacche potessero entrare a far parte della Nato e curare il cimitero di guerra di Montecassino dove, come aveva disposto nel testamento, venne sepolto in mezzo ai suoi soldati del 2° "Polski Korpus» che aveva comandato più a lungo. Giuseppe Mayela

Persone citate: Casimir Gurbiel, Churchill, Giuseppe Mayela, Jaruzelski, Podolski, Roosevelt, Stalin, William Shirer, Wladislaiv Anders