Omicidio senza colpevoli e con troppi misteri di Fulvio Milone

Omicidio senza colpevoli e con troppi misteri Omicidio senza colpevoli e con troppi misteri NAPOLI — Chi uccise il giovane cronista Giancarlo Siani? Chi sparò quei colpi di pistola la sera del 23 settembre '85 in un viale privato sulla collina del Vomero? A più di tre anni dall'omicidio del giornalista del «Mattino» c'è una sola certezza: la morte del cronista ha aperto uno dei capitoli più inquietanti e tormentati della storia giudiziaria della città. Tra pochi giorni la sezione istruttoria della corte d'appello dovrà decidere se accogliere o meno il ricorso del procuratore generale Aldo Vessia contro il proscioglimento con formula piena di Giorgio Rubolino, Giuseppe Calcavecchia e Ciro Giuliano, arrestati il 27 ottobre di due anni fa. Gli imputati sono stati scarcerati per decisione del giudice istruttore Palmeti. Nella sentenza, il magistrato avanza tra l'altro gravi dubbi sulla correttezza delle indagini svolte da Aldo Vessia, accusato senza mezzi termini di aver raccolto prove "inconsistenti» grazie a testimonianze ottenute 'attraverso avvertimenti, sollecitazioni e insistenze» ■ Per i pesanti giudizi espressi dal giudice istruttore, e per le feroci polemiche sollevate dagli avvocati napoletani che chiedono il trasferimento del procuratore generale, il Csm ha aperto un'inchiesta sull'operato di Vessia. Consapevole del fatto che le polemiche potrebbero allontanare ancora di più la verità, Paolo Siani, fratello di Giancarlo, dice: "Il mio obiettivo resta quello di giungere ad un processo in tribunale senza interferenze. Se ciò non sarà possibile, allora dirò tutto ciò che ho taciuto in questi anni». Le indagini sul delitto Siani partirono subito nel peggiore dei modi: con l'arresto della persona sbagliata. La notizia della scoperta del «colpevoledell'omicidio fu data dal procuratore capo della Repubblica di Napoli, appena tre giorni dopo la morte del giornalista "E'lui al di là di ogni ragione- vole dubbio», esclamò il magistrato. Ma «lui», Alfonso Agnello, piccolo pregiudicato di Torre Annunziata, riconosciuto da un garagista che aveva visto in volto uno degli assassini, aveva un alibi, sia pure traballante, che lo mise al sicuro. Gli credette il sostituto procuratore titolare dell'inchiesta, che ne ordinò la scarcerazione per insufficienza di indizi appena sette giorni dopo la cattura. Il fascicolo sulla morte di Siani sembrò destinato ad allungare il non breve elenco degli omicidi insoluti in città. Per lunghi mesi il caso sembrò relegato nel dimenticatoio, abbandonato, privo di qualsiasi elemento di novità. Non se ne parlò più nei corridoi di Castelcapuano, il vecchio palazzo di giustizia; non ne fece menzione neanche «Il Mattino», che sostenne di aver scelto il silenzio "pernon turbare il lavoro della magistratura». L'inchiesta era in realtà ferma al palo di partenza. Non fece un passo avanti per dodici lunghi mesi. Un anno dopo, il nuovo clamoroso colpo di scena. Aldo Vessia, il procuratore generale, avocò l'indagine sul «caso Siani». I giornali napoletani si scatenarono con una serie di «rivelazioni» sui presunti retroscena del delitto: il giornalista, si disse, era stato ucciso perché in possesso di informazioni su una gigantesca truffa perpetrata dalla camorra. A ottobre dell'87 il procuratore generale annunciò finalmente l'arresto di tre persone: Giorgio Rubolino, un piccolo faccendiere di Torre Annunziata, orfano di un noto magistrato; Ciro Giuliano, esponente di un clan della camorra; Giuseppe Calcavecchia, suo fedele guardaspalle. La notizia degli ordini di cattura fece scalpore. "Sono loro!», titolò «Il Mattino». Per l'opinione pubblica giustizia era stata finalmente fatta. In realtà, le pagine più inquietanti e oscure di quest'ingarbugliata vicenda furono scritte proprio allora. Per setttimane i napoletani furono bersagliati da mille diverse interpretazioni sul movente del delitto. La storia di un omicidio sul quale doveva essere fatta luce al più presto si trasformò in un morboso «feuilleton» a puntate, dove il protagonista fu addirittura sostituito: non più la vittima, Giancarlo Siani, ma l'imputato Giorgio Rubolino, al centro di squallide storie di droga e prostituzione, con il coinvolgimento di esponenti della Napoli-bene. Secondo l'accusa, Siani era stato eliminato perché conosceva i segreti della camorra che stava facendo affari a Torre Annunziata, il Comune dove il giovane aveva lavorato come corrispondente. Ad incastrare gli imputati, e in particolare Rubolino, furono raccolte numerose testimonianze, che il giudice istruttore Palmeri ha poi definito "totalmente prive di fondamento». "Vessia ha agito al di fuori della legalità — sostengono gli avvocati napoletani —. Gli interrogatori furono fatti nelle caserme dei carabinieri, alcuni testimoni furono trattenuti per ore, sotto la minaccia dell'arresto». Fulvio Milone Giancarlo Siani, il cronista ucciso' l dbbi lò il itt

Luoghi citati: Napoli, Torre Annunziata