Tower: beve anche chi mi accusa di Ennio Caretto

Tower: beve anche chi mi accusa Il candidato di Bush passa al contrattacco nei confronti del Senato Tower: beve anche chi mi accusa In tv dura requisitoria contro i deputati: ho sbagliato ma non sono il solo - «Non mi ritirerò» - Il Wall Street Journal: anche il democratico Nunn fii condannato per guida in stato di ubriachezza 25 anni fa DAL NOSTRO CORRISPONDENTE WASHINGTON — E' stato un incredibile show politico. Dal podio del Palazzo Nazionale della Stampa, in diretta tv, John Tower è ieri partito al contrattacco ammettendo le infedeltà coniugali, ma smentendo tutte le altre accuse rivoltegli, e Intentando un processo al Senato di cui fece parte per quasi un quarto di secolo. Con la sua «dama bianca» in prima fila, la miliardaria texana Dorothy Hyser, bionda e avvenente nonostante i suoi 63 anni, l'uomo che Bush ha nominato ministro della Difesa, ma che è stato bocciato dalla Commissione per le Forze Armate, ha ribadito dapprima il suo impegno di redimersi, già assunto domenica scorsa sempre in tv. Poi con sarcasmo ha invitato i suoi ex colleghi a imitarlo, imputando loro le sue stesse colpe, vere o presunte, alcolismo, gallismo e corruzione. Tower non ha lanciato la sua controffensiva a caso. L'altro ieri, 11 Wall Street Journal, la potente voce della finanza americana, vicina ai repubblicani, gli ha aperto la strada con un editoriale clamoroso. Il quotidiano se l'è presa con la leadership democratica per la sua ostilità «a quello che sarebbe un eccellente ministro', rilevando con perfidia quanto sia curioso che i voti contro l'alcool e le donne vengano da senatori come Edward Kennedy, in passato criticato per le sue avventure sentimentali e la propensione per l'alcol. Ha quindi sparato a zero su Sam Nunn, il capo della Commissione per le Forze Armate, svelando una sua macchia lontanissima. Nel '64, all'età di 26 anni, Nunn, ubriaco al volante, investi una macchina vuota in un parcheggio, finì in un fossato, e scappò a piedi. Arrestato confessò pagando 115 dollari di multa, 150 mila lire, somma allora rilevante. Il senatore, ha scritto 11 Wall Street Journal, non fa la guerra a Tower per questioni di moralità, ma per vendetta personale e per ragioni di partito. Con l'editoriale del giornale della Borsa Usa e la rab¬ biosa difesa del ministro, il braccio di ferro tra il presidente Bush e l'opposizione al Senato è scesa a toni da rissa. La battaglia politica sul Pentagono rischia di degenerare in guerra personale e di partito. Se la frattura non verrà colmata in fretta, le conseguenze per il governo e il Parlamento americani saranno molto gravi. Bush, il presidente del consenso, verrà boicottato dalla maggioranza democratica; e questa a sua volta si scontrerà con un muro quando si rivolgerà alla Casa Bianca. Il Senato ha discusso fino a tarda ora su quando incominciare il dibattito e quando votare su Tower. Può darsi che il voto non abbia luogo fino a lunedì, e si risolva «in una battaglia». Sembra che sia Bush a puntare al rinvio: il vicepresidente Quayle infatti ha ammesso che «non abbiamo ancora i voti necessari per vincere'. Nella sua conferenza stampa, Tower ha ostentato sicurezza. «Si è vero, sono stato un marito infedele — ha detto — ma non credo di essere il solo-. Con impeto, ha confutato la tesi che Bush debba pagargli un grosso debito politico, per l'insabbiamento dello scandalo Irangate. •Dimenticate che nell'inquirente c'erano anche il Generale Scowcrofl e il democratico Muskie: se mettete in dubbio la mia onestà, dovete mettere anche la loro'. Tower è scattato all'ap¬ punto che il Senato ha fatto una questione di moralità della sua nomina. «Sono d'accordo che il curriculum di un ministro debba essere superiore a quello di un senatore- ha tuonato. «Afa quanto in basso può scendere il curriculum del Senato? E' accettabile che un senatore beva nel suo ufficio a tarda sera e vada poi a votare su questioni nucleari? Che accetti onorari, contributi finanziari, vacanze pagate da lobbies che vogliono che voti in un certo modo?'. Io, ha concluso Tower, «non mi ritirerò e non mi arrenderò, esattamente come i difensori di Fort Alamo nel mio Texas nella guerra contro il Messico un secolo e mezzo fa». Ennio Caretto

Luoghi citati: Messico, Texas, Washington