Da Mosca un aiuto per Rushdie di Mario Ciriello

Da Mosca un aiuto per Rushdie L'Urss tenta una mediazione con l'Iran sul caso dei «Versi satanici» Da Mosca un aiuto per Rushdie Shevardnadze ne ha discusso a Teheran - Contatti con Cee e Baker ■ Sull'iniziativa pesano i 40 milioni di musulmani sovietici Teheran smentisce: «Nessuna esecuzione di massa» DAL NOSTRO CORRISPONDENTE LONDRA — L'Iran resta al proscenio dell'attenzione mondiale. Per molti motivi. Il ministro dell'Interno Ali Akbar Mohtashemi ha negato d'aver detto a un giornale che tutti i prigionieri politici erano stati giustiziati: e la sua smentita sembra corretta. Ma a Londra s'apprende che il boia è più attivo che mai, in Iran; che le esecuzioni continuano e aumentano; che l'opposizione al regime è punita con misure spietate, persino con amputazioni. Sul fronte politico, il Parlamento iraniano ha chiesto la rottura totale con Londra, ma, allo stesso tempo, il governo spera ancora in un compromesso con il «Satana» britannico, grazie a un'imprevista mediazione sovietica. Ali Akbar Mohtashemi non aveva dunque fatto il drammatico annuncio, pubblicato martedì dalla stampa internazionale. La notizia, diffusa dall'agenzia Reuters, riferiva che il ministro dell'Interno aveva dichiarato ad Al Mustakbal, un periodico arabo stampato a Parigi: "Tutti coloro che erano stati arrestati e coloro che ad essi si erano uniti sono stati giustiziati'. In questa frase, l'agenzia aveva visto una conferma ufficiale deu'eliminazione di tutti i dissidenti. Ma ieri il ministro smentiva e la rivista gli dava ragione. Spiegazione del mistero? L'agenzia non aveva riferito tutte le parole di Mohtashemi e aveva tratto conclusioni troppo sbrigative. C'era stato sì un episodio sanguinoso: ed è questo che Mohtashemi aveva descritto. Tra il 20 e il 22 luglio dell'88, le forze governative avevano riconquistato Baktaran, strappandola, dopo aspri combattimenti, ai mujaheddin khalq o del popolo. Secondo il dispaccio dell'agenzia iraniana Ima, il ministro disse soltanto che "furono uccisi mujaheddin in gran numero»: o, nella versione del periodico, tutti i catturati e i loro collaboratori. Giustamente, Mohtashemi può protestare affermando «di non aver mai parlato di prigionieri politici». I mujaheddin del popolo costituiscono il più robusto e aggressivo movimento d'opposizione. Movimento che, nella sua lotta, ha subito perdite tremende. Chiarito questo punto, occorre però aggiungere che il sangue continua a scorrere in Iran. Ci siamo rivolti ieri ad Amnesty International per un quadro aggiornato: e le informazioni sono deprimenti. Negli ultimi sei mesi, almeno 1200 dissidenti politici sono stati uccisi o da plotoni d'esecuzione o da carnefici armati di capestro. Amnesty International ha il nome di oltre mille di queste vittime del regime. Altri oppositori vengono sottoposti a interminabili torture e, durante l'88, 21 hanno subito amputazioni, fra essi, per la prima volta, una donna. Amputazioni con tutti i crismi della legge, perché inflitte da magistrati, secondo il codice iraniano. I più fortunati se la cavano con pene detentive. Con l'inizio dell'89, il gover- no ha cominciato a colpire con severità eccezionale il traffico della droga. In meno di due mesi, le autorità hanno impiccato, in pubblico, 150 persone. E' un numero che taluni trovano singolarmente alto, ma non si esclude che la reazione delle autorità, per quanto brutale, sia giustificata da una crisi inquietante, dalla comparsa di aggressive bande. Purtroppo, il ferreo rifiuto iraniano di collaborare in qualsiasi modo con organizzazioni tipo Amnesty International genera ovunque inevitabile diffidenza Soltanto un mese fa Rafsanjani, lo speaker del Parlamento, aveva definito "esagerate» le macabre statistiche di Amnesty e di altri difensori dei diritti umani. Ieri, il Majlis, il Parlamento, ha approvato con voto pressoché unanime la rottura dei rapporti diplomatici con Londra, rapporti ormai teorici dopo il richiamo di tutti i funzionari. Ma i deputati hanno dato all'Inghilterra una settimana di tempo per ravvedersi, per "cambiare» il suo atteggiamento verso il libro di Rushdie. n Foreign Office ha subito risposto picche. "Se l'Iran vuole rapporti normali, deve rinunciare all'uso e alle minacce di violenza contro cittadini dì altri Paesi». Vedremo adesso cosa otterranno i russi con la loro mediazione. Mario Ciriello

Persone citate: Akbar Mohtashemi, Baker, Mohtashemi, Rafsanjani, Rushdie, Rushdie Shevardnadze