Import-export alla voce mogli di Renata Pisu

Import-export, alla voce mogli SI MOLTIPLICANO IN ITALIA I MATRIMONI CON STRANIERE Import-export, alla voce mogli L'agenzia di Mister Cro - «Ricorda il dopoguerra e le nozze per procura negli Usa? L'Italia povera esportava mogli, ora l'Italia ricca le importa, dal Terzo Mondo» - Certo, costa: qualche milione - «Ma sono ubbidienti, dolci, non contaminate dal femminismo» - Una sposa: «Gli italiani? Belli e ricchi come gli americani. Anzi, meglio: più gentili» MILANO — Aeroporto di Milano Linate: nebbia, buio a mezzogiorno. Il volo da Madrid è in ritardo di due ore. Trascorro la lunga attesa in compagnia di due fidanzati e di Mister Cro, l'uomo che fa il mestiere più antico del mondo, cioè il sensale di matrimoni, ma che si dedica unicamente a traffici internazionali: rosei, per niente loschi. Aspettiamo le promesse spose che vengono dall'Honduras, via Spagna. I due fidanzati sono nervosi, forse sì sentono un po' ridicoli nel grigiore della sala d'aspetto, ognuno con il suo mazzo di rose rosse in mano. Le rose le ha comprate Mister Cro il quale inganna l'attesa togliendo dai gambi le spine che forano la carta argentata. 1 due fidanzati tacciono. Uno è sardo, si chiama saverio N., ha trentadue anni, fa l'agricoltore. L'altro è romagnolo, sulla cinquantina, si chiama Giovanni P. è impiegato contabile, ma non vuol dire dove lavora: «Sa, la gente potrebbe fare delle chiacchiere, e io non voglio che si sappia che la moglie l'ho scelta tramite agenzia». Ma perché l'ha scelta tramite agenzia e straniera? «Mister Cro lavora seriamente, dà tutte le garanzie. Un mio amico si è sposato due anni fa grazie a lui e si è trovato benissimo. A me poi le straniere sono sempre piaciute tanto...». E Silverio N., bel ragazzo com'è, non ha trovato una moglie dei paesi suoi? Il sardo dice che no, che anche dalle parti sue, vicino a Cagliari, le donne sono cambiate, sono pretenziose, si danno arie. Cosi lui ha letto sul giornale l'inserzione di Mister Cro e si è detto che tentare non nuoce. Mister Cro, di nome Salvatore, è siciliano di origine e ha molto viaggiato. Da quattro anni pubblica sui principali quotidiani-nazionali la seguente inserzione: «ANCS, Piazzale Nigra 3, Milano. Donne indiscussa moralità, cultura medio-alta, belle ragazze thailandesi messicane filippine honduregne brasiliane dominicane desiderano matrimonio con italiani. Contattateci al 37.62.359». Oli domando come gli sia venuta in mente un'idea simile e mi risponde che non è una sua invenzione, che le prime a scoprire il matrimonio internazionale sono stale le donne italiane nel dopoguerra, le migliaia di ragazze povere ma oneste, non necessariamente belle, che hanno sposa- lo per procura cittadini americani, senza bisogno di inserzioni a pagamento ma passando la voce, imbastendo una lunqa catena come quelle di Sant'Antonio. Lui non ha fatto altro che perfezionare e modernizzare l'idea e sfa per entrare nei particolari, premettendo che guarani'anni fa l'Italia era povera così le mogli si esportavano, ora è ricca e invece si importano, quando l'altoparlante annuncia che l'aereo da Madrid è appena atterrato. Mi dice: «Venga a trovarmi in ufficio, ora non c'è più tempo». E poi, rivolto ai due fidanzati, grida allegro: «Su, svelti, andiamo a prendere le spose!-. / fidanzati hanno un fremito, si alzano di scatto, si ravviano i capelli. Con le loro rose rosse in mano si dirigono al cancello degli a—'vi, scrutano la folla. Eccole, le promesse spose: due brunette di media statura, dalla pelle oli¬ vastra, graziose, l'aria un po' stanca, una sulla trentina avanzata, l'altra si direbbe un po' più giovane. Si tengono vicine, si guardano intorno. E poi succede una cosa strana: sul volto della più anziana si dischiude un sorriso proprio d'amore. Ha visto « SUO Giovanni che conosce solo perfotografia, apprezza solo per lettera perché sono ormai sei mesi che si scrivono, e ha capito che sì, è proprio lui, quell'omone robusto con i radi capelli biondi, l'uomo della sua vita. Suo marito. Ecco, non potrei proprio giurare che ha pensato questo ma il suo sorriso lasciava intendere cose romantiche. L'altra fidanzata ha stentato a riconoscere il suo Silverio. Era come perplessa. Ma poi. quando si sono trovati a faccia a faccia — e Mister Cro si adoperava a far le presentazioni, a dire in spagnolo ballate scherzose, tanto per rompere quel naturale imbarazzo del primo incontro — Silverio N. le ha dato le rose: e lei allora lo ha accarezzato passandogli la palma della mano dolcemente, sulla fronte, sugli occhi, sulle guance, come a voler sincerarsi che è vero, che è lui Suo marito. Mi •vien da piangere, cioè, anzi, volevo dire: mi vien da rìdere. Mentre le due fidanzate, giù a piangere... Il giorno dopo eccomi davanti a Salvatore Cro nel suo ufficio, un'intera palazzina a due piani. Vanno bene gli affari, vero? «E come no, non mi lamento di sicuro, fa lui, in meno di quattro anni ho combinato centinaia e centinaia di matrimoni e sono già nati 287 piccoli italiani-. E qual è la sua tangente? «Dipende, varia a seconda del Paese d'origine della sposa. Certo, costa sposare una del Terzo Mondo, voglio dire una ragazza seria. Siamo nell'ordine di qualche milione, non posso essere più preciso. E poi ho delle spese, capirà. Ho succursali a Manila, a Bangkok, a Singapore, a San Paolo del Brasile. Insomma, se si vuole far le cose a modo bisogna investire, tenere aggiornati gli archivi. Vuol vederli?-. Andiamo in un altro ufficio: su di uno scaffale che arriva al soffitto sono allineati un centinaio di raccoglitori. -Ne prenda uno a caso, quello che vuole», 7)iz dice Mister Cro. Ne sfoglio uno che porta scritto sulla costa Catalogo N. 5. ragazze dai venti ai venticinque anni. Lo sfoglio: giovani donne del Terzo Mondo mi sorridono da foto a colori in vari formati, semplici fotografie fatte in casa, non in studi di professionisti. Foto tessera, foto scattate con la Polaroid, foto con qualche pretesa di ambientazione: una spiaggia tropicale o, magari, un interno domestico con frigorifero, per far vedere che si è benestanti. Per ogni ragazza, una scheda: età, altezza, peso, titolo di studio, hobby. Maria Jimenez, brasiliana, è laureata in medicina. Nieves Ku, filippina, è giornalista. Amanita Gonzàlez, messicana, è maestra d'asilo. Sono tutte donne che hanno una comune aspirazione: sposare un italiano. Nell'archivio di Mister Cro ce ne saranno all'incirca settemila, dai diciotto ai cinquantanni e passa. E lui ne ha già maritate più di mille anche se quanti siano esattamente i matrimoni che ha finora combinati non vuol farlo sapere per ovvi motivi fiscali Perché queste ragazze vogliono tutte sposare degli italiani? Mister Cro non ha dubbi, si pavoneggia un po' lui che, ormai cinquantenne, in seconde nozze ha sposato una splendida honduregna di ventiquattro anni. Spiega: «Gli italiani sono gentili, affettuosi, cattolici, eleganti, sono cose che tutti sanno. Nessuna delle mie ottomila ragazze vorrebbe sposare un francese o un inglese. Come me lo spiega? E poi in Italia ora c'è il benessere. E all'estero lo sanno». Ma perché gli italiani vogliono sposare queste straniere? Mister Cro ha una sua teoria: «Sono ubbidienti, dolci, non sono state contaminate dal femminismo. Sono vere femmine. Lei capisce cosa vuol dire femmina? Per me non ha un valore sessuale, ma sentimentale. Le faccio un esempio: noi due usciamo insieme a prendere un caffè al bar e vediamo un povero gattino abbandonato che miagola. Se lei è femmina davvero si ferma a compatirlo, accarezzarlo. Se non lo è, tira dritto come un maschio, non lo vede neppure. Capito?» Insomma, facciamo conto che sì. Però vorrei sapere chi sono gli uomini che vengono a cercar moglie da Mister Cro. «Di tutti i tipi, giovani e anziani, in buone condizioni economiche, per la maggior parte settentrionali, piemontesi e lombardi, risponde Mister Cro, ma non posso darle troppe informazioni, la gente vuole l'assoluta riservatezza. Pensi che c'è un paesino in Piemonte, piccolo piccolo, dove le spose del Terzo Mondo sono già dodici. Non mi faccia dire come si chiama quel paese, per favore, non insista sennò mi mette nei guai». Non insisto. Però voglio che Mister Cro mi faccia conoscere una coppia tramite suo felicemente sposata. Acconsente. E eccomi a Carignano, estrema cintura torinese, nella casa agricola della Borgata Tetti Peretti dove abita la famiglia Manescotto: il marito, Simone, di 43 anni; la moglie. Barbara, filippina, arrivata da Manila un anno fa, dì 25 anni: il figlio, Christian Michele, di un mese; la madre di Simone, Caterina, di 74 anni. Campi coltivati a mais, dieci bovini da carne nella stalla, cognigli,polli. Unabellacucina con tutti gli elettrodomestici, il salotto buono chiamato la tavemetta. Sono felici? Simone sprizza soddisfazione: «Io l'avevo sempre avuta in testa quest'idea di sposare una di colore, e ci sono riuscito». Barbara ha imparato benino l'italiano, lo chiama amore in continuazione: amore qui, amore là... A Manila era impiegata in una ditta di computer. «In casa non sa fare proprio niente», brontola la signora Caterina, la suocera. Barbara ride quando le chiedo perché ha voluto sposare un italiano. «Ma perché gli italiani sono belli, belli come gli americani. Sembrate tutti americani. Meglio, meglio degli americani siete. Belli e gentili». E siamo anche ricchi come gli americani? «Si, ricchi, ricchissimi, n telefono però è caro. Chiamo la mamma a Manila, ogni bolletta cinque-seìcentomila lire, molto caro il telefono italiano». Le chiedo se soffre il freddo e Barbara risponde che no, per niente, perché hanno la termocoperta loro. La suocera se ne sta da parte con il piccolo Christian Michele in braccio. Contenta del nipotino? «Ora che c'è, sì. Ma ha il naso di lei», commenta con una mezza smorfia la signora Caterina che ha un naso aquilino tipico italico. E che si ritrova con una discendenza dal naso schiacciato, un po' alla cinese. «Già quattro amici del mio figliolo hanno sposato donne di questa razza Non so mica come andremo a finire», sospira la signora Caterina. -Brontolona, stai quieta», le dice Simone. E Barbara che vuole offrirci Coca-cola vien giù dalle scale trillando: «Amore! Amore! Dove sei, amore? Che dici, amore?». Renata Pisu Carignano. Simone Marescotto: «L'avevo sempre avuta, l'idea di sposare una straniera»