Dopo Beethoven, Dvorak e il suo Requiem di Leonardo Osella

Dopo Beethoven, Dvorak e il suo Requiem I concerti di domenica 26per l'Unione Musicale e di giovedì 2 per la Rai Dopo Beethoven, Dvorak e il suo Requiem BEETHOVEN e basta: questa la programmazione del concerto di domenica 26 alle 17 (Auditorium Rai) per l'Unione Musicale. E' di scena la Northern Sinfonia of England diretta da Wilfried Bette her. una valentissima bacchetta che si rivede volentieri a Torino. Bòttcher, tedesco di Brema, è stato per anni ospite dell'Orchestra Rai: tra i ricordi che ha lasciato vi è una Quarta di Brahms, l'integrale dei concerti pianistici di Beethoven (il solista era Rudolf Buchbinder), una Passione secondo Giovanni di Bach e un bellissimo Pelleas e Mclisande di Schónberg che, a distanza di anni, meriterebbe di essere riascoltato. Il programma di domenica prende inizio con l'ouverture da Le creature di Prometeo. Si tratta di un balletto nato in collaborazione con il coreografo Salvatore Vigano. In versione meneghina (-el Prometti») l'opera è citata da Carlo Porta come fonte di «desgrazzi» per il povero Giovannin Bongee: doveva essere uno spettacolo popolare, visto che richiamò alla Scala tanti «forastee» che «per ciappà post boegnava ess là col disnà mezz in gora e mezz in man». Tale fu la calca che la formosa moglie del Giovanin si buscò «a cuu biott on pezzigon rabbios» che suscitò le rimostranze dell'indignato marito. Chiusa la parentesi portiana, ricordiamo che l'ouverture vive su una vena fresca e ritmica che la rende assai gradevole. Il programma prevede poi il Concerto per violino, violoncello, pianoforte e rchestra op. 56. L'opera non incontra l'incondizionato favore dei critici, che vi scorgono eccessive indulgenze alla moda e una serie di squilibri dovuti al differente trattamento, in fatto di difficoltà, usato per i tre solisti. Si discosta da tale opinione Giorgio Pestelli, che ne sottolinea invece la «profusione delle idee», la ••bellezza assoluta» del «Largo» e il finale «in alta uniforme». I solisti saranno Mariana Sirbu. Rocco Filippini e Bruno Canino, che costituiscono l'affiatatissmo Trio di Milano. Conclusione con la Sinfonia n. 2 in re maggiore op. 36. Fu composta dal 1800 al 1802 e poche fugaci ombre lasciano trasparire il terribile dramma che agitava l'animo del musicista in quel periodo: la scoperta della sordità. L'amara realtà fece scrivere a Beethoven, proprio in quell'autunno 1802 in cut per consiglio del medico era a villeggiare a Heiligenstadt: «La mia disgrazia mi fa doppiamente male, poiché mi obbliga a essere incompreso. Non esistono più per me Io svago della società umana, l'amabile conversazione, il farsi confidenze. Devo vivere come un esiliato. Quando mi avvicino a una persona, mi assale un'angoscia tremenda, perché corro il rischio di far conoscere agli altri la mia situazione». Nonostante queste e altre avvilite constatazioni, contenute in quello che fu chiamato il «testamento di Heiligenstadt», la sinfonia è circonfusa di solare serenità e ha persino dei momenti umoristici: al punto che Camille Bellaigue, non riscontrando in essa gli accenti tragici che le circostanze parevano suggerire, ne parlò come di una «eroica menzogna». • Un altro appuntamento importante è previsto per giovedì 2 marzo ( ore 20,30) e venerdì 3 (ore 21 ) all'Auditorium per la stagione sinfonica della Rai, dove ritorna dopo tanti anni il Requiem di Dvorak. L'opera fu iniziata e conclusa a Praga, ma venne composta un po' qua e un po' là. Commissionato dal Festival di Birmingham, il Requiem fu eseguito per la prima volta il 9 ottobre 1891 sotto la direzione di Dvorak stesso e ottenne un successo che non ha mai conosciuto offuscamenti. Suddiviso in tredici parti, segue fedelmente il testo tradizionale della messa dei defunti, salvo l'omissione del «Tractuo- e la ripresa, prima dell'-Agnus Dei», del «Pie Jesu ■ che conclude il «Dies irae». Di in-ande effetto sono in particolare il tema principale, enunciato già nell'Introito e ricorrente quasi come una «idée fixe», e la grandiosa fuga «Quam olim Abrahae promisisti et semini eius» su un antico canto cèco. L'Orchestra Rai e il Coro diretto da Dario Indrigo sono agli ordini di Jiri Belohlavek. Solisti: Lubica Rybarska soprano, Jaroslava Horska mezzosoprano, Eberhard Buechner tenore, Siegfried Vogel basso. Leonardo Osella Antonin Dvorak

Luoghi citati: Birmingham, Milano, Praga, Torino