All'Adua si insegna a scrìvere per la radio di Monica Bonetto

All'Adua si insegna a scrìvere per la radio A marzo un seminario di drammaturgia radiofonica All'Adua si insegna a scrìvere per la radio VEDI, la radio è un po' come la lampadina, tutti la usano ma nessuno sa come funziona; una trasmissione radiofonica nasce da moltissimi impulsi, segue anch'essa un complesso iter di ideazione, produzione, realizzazione, collocazione nel palinsesto ma, a differenza delle altre forme di spettacolo, non si indaga mai sulla sua genesi. Noi quindi faremo proprio questo, analizzeremo alcune produzioni radiofoniche particolarmente significative realizzate dalla Rai dal 1968 ad oggi ascoltandole, smontandole, rimontandole e lavorando direttamente sul nastro». Chi parla è Alberto Gozzi, drammaturgo, curatore e coordinatore del Seminario di drammaturgia radiofonica che il Gruppo della Rocca - Associazione Amici dello Spettacolo propone per il mese di marzo. Il seminario prevede due incontri alla settimana dalle 19 alle 21, di cui uno dedicato alla presentazione e all'ascolto del materiale che si vuole analizzare, l'altro riservato all'analisi vera e propria e al dibattito. Le prime due serate, lunedì 6 e martedì 7 marzo, sono dedicate a La scrittura su nastro: «E' una tecnica drammaturgica radiofonica che si sviluppò in Italia tra la fine degli Anni 60 e i primi Anni 70, nel momento in cui ci si interrogò sui mezzi espressivi della radio. Parallelamente alle sperimentazioni che avvenivano in teatro, anche in radio alcuni registi unificarono lo schematico itinerario copione-reglsta-attore ed iniziarono a scrivere direttamente su nastro», spiega Gozzi. Nacquero cose mirabili come quelle del trio Pallini-Quartucci-Pressburger, in cui vi era addirittura un ribaltamento della preminenza della voce sul sottofondo musicale, alla ricerca di un universo sonoro capace di vita autonoma, svincolato dai condizionamenti della letteratura e dei generi. Lunedi 13 e martedì 14 marzo il tema è Nel solco della tradizione ovvero come si «faceva» radio una volta Si vedrà quindi come sino all'inizio degli Anni 70, la radio avesse un ruolo passivo nei confronti del raccontare: il romanzo sceneggiato tratto dai grandi classici della narrativa conobbe una lunga e fortunata stagione, svolgendo una doppia funzione, utilitaristica e pedagogica Era il modo più diretto e di successo per divulgare le maggiori opere letterarie ed è stata una formula che ha formato intere generazioni di ascoltatori. Alla ricerca del quotidiano è il penultimo tema, trattato lunedì e martedì 20 e 21 marzo. «Uno dei grossi problemi della ra- diofonia odierna—dice ancora Gozzi—è il rapporto tra radio recitata e radio parlata: quest'ultima, che comprende la maggior parte delle trasmissioni di successo (una per tutte, il famoso Radiodue 3131) è un reiterato tentativo di immersione nell'attualità. La radio recitata cer<. ca di tralasciare quest'aspetto, ma è uno spettro che si riaffaccia dalla finestra, perché per battere nuove vie ha dato vita alfe soap-opera, che vivono nutrendosi proprio della realtà. Si è giunti così ad una drammaturgia del quotidiano elaborato dal mass media, che ha preso le distanze dalla storia e che punta sull'attualità dell'ambientazione e delle problematiche; un'operazione che fa i conti con ima difficile nozione dì modernità». Ultimi due appuntamenti, subito dopo Pasqua, martedì 28 e mercoledì 29 marzo, per parlare del Premio Italia. L'istituzione, che raccoglie opere originali nate esclusivamente per la radio e per metterne in risalto le peculiarità, sopravvive anche al mutare dei generi. «Le opere per il Premio Italia—afferma ancora Gozzi — nascono unicamente da scrittori che per la radio non scrivono il copione industriale, ma il copione della loro vita la loro opera d'arte, dove è ribadito il valore sacrale ed assoluto della pa¬ rola. E' come se si distinguesse tra autoridesigner ed "autori-poeti: i primi possono anche essere molto bravi, ma scriveranno sempre opere il cui motivo estetico si fonde con la tendenza alla riproducibilità; i secondi sono artefici di un unicum, di un'opera assoluta: questi ultimi formano il Premio Italia». Alberto Gozzi, che tra l'altro ha appena scritto un romanzo radiofonico di cui si ritiene molto soddisfatto, giudica importante, oltre che stimolante, analizzare queste opere, «forse per scoprire che a dispetto di tutto, la drammaturgia radiofonica ha la possibilità di esistere». Agli incontri, che avranno luogo nella sala conferenze del Teatro Adua, parteciperanno anche Cesare Dapino ed Ermanno Anfossi della sede regionale Rai per il Piemonte, ed alcuni registi, tecnici, attori che offriranno al dibattito le loro esperienze. L'iscrizione al seminario, limitata ad un massimo di 60 persone costa 80 mila (per i soci A.AS. 70 mila) e si può effettuare, a partire da venerdì 17 febbraio sino a martedì 28, rivolgendosi a Roberta Canevari, presso il Teatro Adua (corso Giulio Cesare 67, tel. 2482276^287871) dal lunedì al venerdì ore 15,30-19. Monica Bonetto Carlo Quartucci fu uno dei protagonisti della sperimentazione drammaturgica in radio

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