Gli arcieri sono oltre 700

Gli arcieri sono oltre 700 Una disciplina ecologica che piace ai torinesi Gli arcieri sono oltre 700 FRA le discipline sportive più antiche, le cui origini si perdono nella notte dei tempi, troviamo il tiro con l'arco. Uno strumento nato per la caccia e per motivi bellici che ha accompagnato l'evoluzione dell'uomo quasi quanto la ruota e il remo. Storicamente l'arco si pensa risalga a 50 mila anni fa, ne troviamo infatti varie testimonianze nelle civiltà più remote. Facendo un balzo in avanti di parecchi secoli, ecco l'arco divenire oggetto di contesa sportiva alla fine del 18° secolo: in Inghilterra la «Royal Toxopholite Society» organizza le prime gare nel 1781, ma la prima competizione intemazionale ha luogo a Le Tocquet in Francia, alla vigilia della prima guerra mondiale. Nel '31 nasce la Federazione Intemazionale Tiro con l'Arco, e 41 anni più tardi lo sport diviene olimpico. Da noi i primi archi di buona fattura sono importati da alcuni soldati americani durante l'ultimo conflitto, e i nostri Robin Hood si costituiscono in Fitarco agli inizi degli anni Sessanta. In Italia questa disciplina è più diffusa di quanto non si creda: lo scorso anno il totale dei tesserati ha superato le 13 mila unità, n Piemonte è la terza regione dietro Lombardia ed Emilia. Nella provincia di Torino le tredici società contano 725 iscritti. «Ogni anno vengono istituiti due corsi per la formazione di nuovi istruttori, e almeno due seminari di aggiornamento per i già diplomati — spiega Giorgio Marzorati, delegato della provincia di Torino —. Ci stiamo dando da fare per espandere uno sport ecologico e sano che non presenta rischi particolari». Le difficoltà maggiori che ne ostacolano la divulgazione riguardano la scarsità di impianti e la mancanza di sponsorizzazioni. Fortunatamente c'è chi si fa onore; nel maggio scorso quattro giovani arcieri: Michele Beracci di Novi Ligure, Giampiero Bozzola di Alpignano, Roberto Lucato e Luca Vaglio di Torino, si sono piazzati al secondo posto assoluto, e terzo a squadre, nell'8° Trofeo Città di Barcellona. A che età si può prende¬ re l'arco in mano? Presto, verso i nove anni, non vi sono per contro limiti di anzianità: l'importante è avere la vista buona. Le competizioni si svolgono di solito in campi di calcio, in luoghi boschivi o in palestre (tiro alla targa, tiro di campagna hunter-field e tiro indoor). I bersagli vengono posti a distanze variabili a seconda dei-tipo di gara e di sesso. Può cambiare anche il numero di frecce da scagliare. Un arciere garantisce che l'emozione di una sfida è unica, forse fa riemergere l'inconscio stimolo di potenza che dorme in ciascuno. Gli attrezzi risentono di un perfezionamento continuo: sono leggeri e molto resistenti. La parte flettente dell'arco (lamine di plastica, listelli di legno ricoperti da lamine di fibra di vetro) garantisce una costante elasticità. Le frecce sono in alluminio. L'attrezzatura complessiva (arco, frecce, mirini e stabilizzatori) va da un minimo di 250 mila lire a due milioni e oltre. Si tratta solo di stabilire «se si vuole una Panda o una Ferrari». Marcello Ferrara firn....

Persone citate: Giampiero Bozzola, Giorgio Marzorati, Luca Vaglio, Marcello Ferrara, Michele Beracci, Roberto Lucato, Robin Hood