Lungo trekking a cavallo sotto i faggi del Cuneese

Lungo trekking a cavallo sotto i faggi del Cuneese Lungo trekking a cavallo sotto i faggi del Cuneese ANDARE a cavallo lungo sentieri circondati da immense distese di castagni, faggi e abeti, in un angolo verde delle Alpi piemontesi dove la natura è ancora intatta e pronta a trasformarsi ogni volta in avventura, per chi è capace di sentirne il richiamo più profondo. Un'opportunità è offerta dal Centro ippico di San Giacomo di Roburent. Il paese, in provincia di Cuneo, nel Monregalese, famosa stazione sciistica con decine di chilometri di piste e numerosi impianti di risalita, offre agli appassionati di trekking a cavallo lunghe gite sulle montagne attorno alla zona che, grazie alla sua particolare conformazione orografica, dà la possibilità dì raggiungere in breve tempo anche la Liguria e la Francia. Ma non solo questo. San Giacomo è circondata da sentieri in gran parte pianeggianti, per una lunghezza complessiva di centinaia di chilometri, che, come per magia, aprono imprevedibili varchi tra i boschi fittissimi, n trekking a cavallo, già di per sé interessante esperienza per chi non lo ha mai provato, si può trasformare anche in singolare safari fotografico alpino: con un po' di fortuna, infatti, è possibile incontrare molte specie di animali, spesso visti soltanto sui libri: volpi, marmotte, falchi e, nei punti più alti e inaccessibili, gli ultimi esemplari della maestosa aquila reale, potranno diventare i soggetti di splendide immagini. Anche il paesaggio che offre la zona del Monregalese è uno spettacolo da non perdere. Proprio nelle vicinanze di San Giacomo di Roburent si trovano due importanti aree carsiche. Si chiamano Pulì e Savino. Qui alla tipica depressione di queste zone (ricche di corsi d'acqua e grotte profonde), si uniscono, per uno dei tanti strani scherzi che fa la natura, splendide praterie verdi, punteggiate da rocce bianchissime. D'estate, dopo ore di sella, è piacevole fermarsi e bere ai ruscelli carsici, che nonostante le temperature elevate, conservano sempre un'acqua freddissima. Le gite organizzate dalla direzione del Centro ippico sono molte e interessanti. Si va da quelle di poche ore ad altre che durano diversi giorni con pernottamenti in rifugi. Tra queste la visita al Castello di Casotto attraverso i sentieri di una delle più famose tenute di caccia dei Savoia. Ecco alcuni degli itinerari consigliati. Cascina Magnin-Roccia dell'Aquila (durata un'ora) ; Giro del Pulì (tre ore); Giro del Savino (sei ore); Castello di Casotto, con pranzo alla Correria del Castello (sei-otto ore). Tre giorni sono necessari, invece, per l'attraversamento della conca di Perabruna. una delle valli più belle delle Alpi Marittime, con pernottamenti in rifugio e albergo. Ne sono necessari sei, invece, per il «trekking internazionale» con tre pernottamenti in diversi rifugi d'alta montagna e due in albergo. Interessante il percorso. Si parte da San Giacomo e si arriva alle conche del Mondolè e del Mamareis, attraverso le più affascinanti valli carsiche delle Alpi Marittime. Poi, attraverso il maestoso bosco delle Navette (sopra Monesi, in provincia di Imperia), seguendo strade militari tutte, a quota 2 mila metri, si arriva in Francia sul versante alpino che conduce a Limonetto. Si toma passando dalla valle del Tanaro e 11 vallone di Perabruna fino a San Giacomo. In tutto sei giorni di totale immersione in una natura incontaminata. A seconda della stagione gli stessi paesaggi, i sentieri i boschi si trasformano, diventando di volta in volta distese interamente gialle, verdi oppure di color rossr fuoco. Ma chi pensasse che il Centro ippico di San Giacomo d'inverno sia costretto a chiudere si sbaglia. E' proprio durante questa stagione che, forse, il trekking a cavallo ricorda dì più, fatte ovviamente le dovute proporzioni, le affascinanti avventure in Canada o sulle Montagne Rocciose negli Usa. «Se la neve non supera i 50/60 centimetri — spiega Ezio Temporini, titolare del Centro ippico di San Giacomo di Roburent — le gite a cavallo sono garantite. Certamente alcuni itinerari, come quelli sulle montagne più alte, non possono essere fatti. Ma ne rimangono molti altrettanto suggestivi. Nelle mattine soleggiate quelle precedute da una notte gelida, per esempio, è affascinante assistere al fenomeno della "galaverna": piccole lamelle di ghiaccio che ricoprono le fronde degli alberi e che riflettono i raggi solari in un'esplosione di mille luci». Giulio Geluardi ! zOCEANO PACIFICO! Isole marchesi: E EFATUUKU: stese circostanti. Una pista si snoda sul perimetro dell'isola ed alcuni sentieri percorribili a cavallo si inoltrano all'interno, nei pressi delle due rocce appuntite alte più di 1000 metri, sulle quali si narrano storie misteriose. Ua Huka, forse la più primitiva tra le isole Marchesi, ha solo 470 abitanti, raggnippati nelle valli principa • li. Il resto dell'isola sonu distese popolate da eavalli bradi e capre selvagge, :Jtopiani battuti da venti che precipitano a strapiombo nell'oceano, un silenzio dominato dalla presenza dell'acqua. Per cni poi voglia avventurarsi nelle altre isole abitate, Tauhata e Fatu Hiva, l'unica via d'accesso è il mare Il nuovo battello da Turismo • Aranui» compie, salpando ogni mese dal porto di Papeete, il giro completo delle Marchesi, 'oicando anche queste terre difficili da raggiungere. (Per informazioni sull'itinerario si può scrivere alla Compagnie de Transport Maritime, B.P. 22 - Papeete-Tahiti). La piccola Tauhata è il resto evidente di un grandissimo valicano, mentre Fatu Hiva, la più meridionale e lussureggiante delle Isole Marchesi, è stata resa celebre dall'omonimo libro del navigatore norvegese Thor Heyerdahl, che qui trascorse un lungo periodo di studi. A Fatu Hiva vengono fabbricati i caratteristici «tapa», tessuti in fibra vegetale un tempo utilizzati dagli indigeni per coprirsi. Dipinti a motivi geometrici e simbolici con tinture, i tapa sono anche oggetti decorativi, così come la noce di cocco intagliata e le sculture in pietra nCra. L'itinerario completo dell'«Aranui» (che prevede sistemazioni in cabina o sul ponte) dura circa 17 giorni toccando, all'andata e al ritomo, anche alcuni atolli dell'arcipelago delle Tuamotu. Chiara Rulfinengo