Sculture create dal vento e dalla pioggia

Sculture create dal vento e dalla pioggia Sculture create dal vento e dalla pioggia Un corso per progettisti di barche ni si alternano grandi massi solidi. Questi da un lato proteggono ì sedimenti sottostanti dall'azione della pioggia, dall'altro, costipandoli, ne aumentano la resistenza all'acqua che scorre su! versante. Ne consegue che dalla morena si innalzano a centinaia arditi pilastri stilizzati, a volte diligentemente adorni in cima della loro pietra imponente. Nel Bryce Canyon dell'Utah, nei calanchi del Sud Dakota sono frequenti sculture analoghe. L'erosione idrica la agisce su materiali ove si alternano strati più o meno coerenti. Le forme che ne derivano sono chiamate -incappucciati-, altre volte «tepees», questi ultimi in Colorado, in quanto ricordano le tipiche tende coniche degli indiani. La roccia madre può essere anche un tufo di origine vulcanica, esso pure facilmente disgregabile dagli agenti atmosferici: è il caso dello Yellowstone Park nel Wyoming e del Crater Lake in Oregon. Tutte e due le aree sono interessate da processi eruttivi, alcuni attivi anche oggi, che forniscono, por così dire, la materia prima. Tornando in Italia, assai NON è raro che la natura si sbizzarisca a scolpire forme fantasiose plasmate in teneri sedimenti oppure scolpite nella roccia dura. L'autore delle prime è di norma l'acqua, delle seconde il vento. Nelle zone temperate la pioggia battente dissipa la sua energia erodendo il suolo. I mille rivoli che si snodano sui pendii, prima di confluire in veri e propri corsi d'acqua, incidono il terreno in solchi "he si approfondano di più là dove il materiale è meno compatto. A poco a poco l'erosione seleziona i nuclei più resistenti che, quasi come se fossero parti di un bassorilievo, emergono dal resto della superficie foggiandosi in figure singolari. Alle falde delle Alpi italiane e francesi e dei Pirenei sono chiamate coni di terra, colonne, e ancora cappelli di fate, signorine. Le più note, anche perché furono studiate da Lyell, geologo di fama internazionale, sono le «piramidi» presso Bolzano. Sono ricavate da friabili depositi morenici là abbandonati dal grande ghiacciaio della Val d'Adige che ancora 25.000 anni fa scendeva fin presso Verona. Alle sabbie, ai "imi e agli altri materiali fi¬ Fra le ambizioni degli appassionati di nautica c'è anche quella di costruirsi in proprio la barca. Le difficoltà incominciano nel momento della progettazione, perché è difficile mettere in pratica le idee. La Lega Navale Italiana ha varato un corso per corrispondenza di progettazione di barche da diporto, con la collaborazione dell'As.pro.na.di. Quest'associazione riunisce i progettisti operanti nella nautica da diporto, favorisce lo scambio di idee e ricerche e spesso collabora con le Università. Gli allievi del corso promosso dalla Lega Navale saranno s^^uiti da esperti che correggeranno i progetti e daranno suggerimenti per il successo dell'impresa. Per informazioni rivolgersi a Lega Navale, via XXIV Marzo 11, tel. 678.00.70, Roma; oppure, a Torino, corso Unione Sovietica 316, telefono 619.76.43 poco conosciuti, e degni di maggiore notorietà, sono gli omini di terra di Villar San Costanzo, presso Dronero, In Piemonte (1 «ciciu», come sono chiamati dalla gente del posto), e il solitario «fungo» di Piana Crixia nella media valle della Bormida di / «ciciu» vicino a Dronero, le «piramidi» presso Bolzano, il «vaso di fiori» lungo la costa del Quebec: curiosità geologiche che sono anche opere d'arie naturali Spigno. I primi sono costituiti da tozzi steli di sabbione rossastro sormontati da enormi lastre di roccia. Si allineano ai piedi del Monte San Bernardo lungo 11 versante sinistro della Bassa Valle Maira. La loro origine è complessa. Un piccolo torrente ha accumulato alla base del versante spesse coltri di detriti. Periodicamente dalle pareti del San Bernardo franavano sui depositi grandi Esperimento ing massi che venivano sepolti progressivamente sotto le sabbie portate dal corso d'acqua. Poi, in tempi relativamente recenti, a seguito di complessi fenomeni di sollevamento tettonico, il torrente mutò il suo assetto: non solo non sedimentò più altri materiali, ma cominciò a erodere il terreno che prima aveva depositato. Dalla coltre uniforme emersero i «ciciu», a simulare talora omini curvi sotto il peso delle pietre massicce, altre volte ben dritti, sormontati da buffi cappelli inclinati nelle angolature più ardite. La strana tribù di Villar S. Costanzo attirò, all'inizio del secolo, l'attenzione di uno studioso, Pangella, che ne lasciò una preziosa documentazione fotografica. Dal confronto di quelle immagini con la situazione di oggi si notano molti cambiamenti: alcuni omini sono scomparsi, e ne sono nati dei nuovi. Ciò dimostra che l'azione erosiva prosegue: quando le colonne friabili sono divelte le tavole di roccia che crollano sul terreno fanno da levatrici a nuovi omini che. lentamente, faticosamente, si sollevano dal suolo. D'altra parte precarietà e rapida evoluzione nel tempo sono caratteristiche comuni di queste forme che, proprio per questo, devono essere difese dalla eccessiva frequentazione dell'uomo. In Valle Bormida il cono sottile del «fungo», sormontato da un grande masso tondeggiante, si leva dalle arenarie e dalle ghiaie dei depositi che formano gran parte delle colline delle Langhe. Lì la natura è stata più avara: la piramide di terra è solitaria, per un ulteriore gioco che non trova spiegazione se non nel caso. Le gigantesche teste di pie'ra dei deserti asmericani, nelle alte terre comprese fra le Montagne Rocciose e le Sierre e. "jrniane, i delicati occhieU rotondi che trasforano la roccia traendone volute sinuose, gli alveoli profondi scavati nell'arenaria rossastra sono il frutto dell'erosione selettiva esercitata dal vento. Questo, soffiando sul terreno nudo, privo della coltre protettrice della vegetazione, solleva milioni di granuli finissir~' di quarzo, uno dei minerali più duri conosciuti in natura. L'impatto delle correnti d'aria sature di sabbie contro le superfici litiche esposte esercita un effetto più ef- lese per risolvere l'enigma della ma

Persone citate: Maira, Marzo, Spigno, Villar S. Costanzo