Una grangia piena di veglie e filastrocche
Una grangia piena di veglie e filastrocche Canti e cultura popolare del Piemonte Una grangia piena di veglie e filastrocche UN-A cavagna piena, una cesta piena di conte e cansson: così Angelo Agazzani, fondatore e direttore della Camerata Corale «La Grangia», — una delle glorie più durature del folklore piemontese — definisce il primo dei tre volumi di «documenti e memorie della cultura popolare del vecchio Piemonte» da lui allestito e dato alle stampe dopo una appassionata ricerca trentennale che continua ancora (Angelo Agazzani, Conte e cansson, voi. I, Edission Cultura Popular, pp. 100, s.i.p.). Si tratta di un album patinato, cartonato e illustratissimo, che l'autore ha messo insieme con consumata arte di grafico impaginatore (il suo mestiere, quando non raccoglie o esegue canzoni e ballate), per la gioia dei nostri occhi innamorati. I testi letterari e musicali (saranno circa settecento, alla fine dei tre volumi) sono incorniciati e commentati con splendide fotografie della vita rurale, di ar- chitetture tradizionali e spontanee, di strumenti e luoghi di lavoro contadino, di volti sereni o segnati dalla fatica e dalla sorte. Non mancano, naturalmente, accurate traduzioni di tutti i testi piemontesi, e note e trascrizioni di interviste dal vivo che possano illuminare ulteriormente il ricco campo d'indagine. Ad apertura di libro, l'autore ringrazia i vivi e i morti, in primis «il vate» Ernesto Cabailo, e il professor Massimo Mila, che lo incoraggiarono nella sua passione, e presenta così il proprio lavoro: «In questo primo volume, oltre ai racconti della veglia, le storie della vita in cascina, quelle su alcuni mestieri e una fiaba, appaiono motivi, ninnenanne, giochetti, scioglilingua, filastrocche e canti del periodo infantile. Giunge poi il tempo dei primi approcci amorosi, una cospicua serie di canti che trovano nel "Cantar Martina" il punto di partenza, perché rituale degli incontri della veglia nella stalla. Con i canti a sfondo amoroso nelle più svariate sfaccettature si chiude il primo volume». Aspettiamo con curiosità i prossimi, dedicati al repertorio militare, alla prigionia, ai canti dell'osteria e alla morte, tutti temi caratteri¬ stici del repertorio folklorico di base. Al ricco centone di Agazzani si può utilmente accostare una ricerca tematica specifica presentata da Annalisa Santiano e Maurizio Pistone nei «Quaderni di cultura alpina» degli editori Priuli e Verlucca di Ivrea (Musiche e musicanti in alta Val Sangone, pp. 137, s.i.p.). Anche questo è un volume illustrato di grande formato, dove le musiche e i ritratti dei suonatori sono accompagnati da una ricca scelta di foto d'epoca di insostituibile valore documentario, e da una serie di interviste coi protagonisti che grazie alle loro esperienze e ai loro ricordi ci offrono — come dicono gli autori — il ritratto di «un mondo vivacissimo almeno fino all'immediato dopoguerra, con caratteristiche di grande uniformità e strutturazione». Segnaliamo infine il n. 3 (1988) dei «Quaderni di storia contemporaneapubblicati in Alessandria dalle Edizioni Amnesia e diretti da Maurilio Guasco. Nel fitto sommario, spicca una ricerca condotta da Franco Castelli, Athena Guidi e Danila Polastri su Il ballo e la norma: una donna contadina fra storia e folklore, storia della vita di Rosa, contadina valenzana di cui si esaminano le vicende biografiche e le forme di autorappresentazione nel quadro di un più ampio progetto di ricerca sulle fonti orali e la memoria delle «classi subalterne» coordinata da Franco Castelli per l'Istituto di storia della Resistenza e della società contemporanea. Michele L. Straniero
Luoghi citati: Alessandria, Ivrea, Piemonte
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