In queste mazurche di Chopin sorprese a ogni nota di Giorgio Pestelli

In queste mazurche di Chopin sorprese a ogni nota In disco un magistrale concerto di Magaloff In queste mazurche di Chopin sorprese a ogni nota LA Erato Diapason ha avuto la buona idea di raccogliere in un CD un concerto chopiniano che Nikita Magaloff aveva tenuto a Milano nel 1985 per le Serate Musicali; sì tratta di una scelta di 24 mazurche più il Rondò op. 5, ì raggruppamenti sono felicissimi, laregistrazione è nitida e fedele. Addentrarsi nelle Mazurche di Chopin è una esperienza sempre affascinante: sono gocciole di mirra che riflettono in proporzioni intime tutte le avventure della musica romantica, e cercano e annunciano molte cose che verranno dopo; se ci si muove entro un gruppo consistente, come quello qui tracciato dal Magaloff, sembra di vivere in un paesaggio che cambia continuamente e quando credi di aver trovato il meglio, la melodia più tenera, la modulazione più segreta, ecco che al primo voltar di pagina, se non alla riga successiva, ci si imbatte in melodie e incontri armonici ancora più peregrini e seducenti. Cari bambini che faticate sul pianoforte per volere dei genitori e siete stufi di scale ed esercizi, pensate che un giorno, anche se non farete i pianisti, potrete suonarvi le Mazurche di Chopin e averne la gioia che nessun palco di proscenio, nessuna poltrona di prima fila potrà mai agguagliare. Con una guida come Nikita Magaloff, che della Mazurca chopiniana conosce ogni segreto, non ci si annoia mai: cosa farà in quella battuta, cosa inventerà in quell'altra? Classico e rigoroso nel disegno generale, dimostra una invenzione continua nei singoli passi, una soggettività sempre all'erta sul frammento. Temi senza liricità, anzi movimenti di poche note che si aggirano su se stessi con solo qualche scambio di accento (come nell'esordio dell'op. 6 n. 2) ricevono un rilievo particolare, una voce incantatoria piena di attesa; la musicalità di Chopin risplende anche in queste espressioni àtone, giri melodici che non superano l'intervallo di quarta, ripetizioni fuori del tempo; di quedo genere è la magica dissolvenza con cui Magaloff chiude l'op. 7 n. 3, il senso narrativo dei diminuendo che riappare nella terza Mazurca dell'op. 59: filastrocche, bisbigli sorrìdenti, forse mezze confessioni colte al volo da un personaggio che si allontana (come una creatura di Jean Paul o di Schumann) da una allegra brigata, da un tiepido nido. Magaloff sa variare il modulo 314 della mazurca caricando il secondo o il terzo tempo secondo i casi: si senta il «rubato» sul secondo quarto nel tema in maggiore dell'op. 50 n. 3 (in questo episodio, ad un certo punto, il pianista russo suona una versione della melodia diversa da quella vulgata); nella celebre quarta mazurca dell'op. 17 Magaloff pare accogliere la tradizione che la vuole ispirata (nella parte centrale) a un corteggio di nozze paesane: tanto è arguta l'emergenza del re centrale, prima duìna poi terzina, quasi vibrazione di vecchio liuto o agreste scacciapensieri. Felicissime per invenzioni ad ogni passo e nobiltà di linea generale le tre Mazurche dell'op. 59, e straordinaria nell'ultima in programma, la terza dell'op. 63, la naturalezza con cui è innestato il dialogo polifonico della conclusione: una gemma che racchiude le qualità più alte dello stile pianistico di Magaloff. Giorgio Pestelli Frédéric Chopìn, «24 Mazurkas, Rondo à la Mazur op. 5», pianista Nikita Magaloff, Live Recording Erato Ecd 71578.

Luoghi citati: Milano