Sempre più schiavi dell'orologio

Sempre più schiavi dell'orologio Nelle «Guerre del tempo» Rifkin denuncia i «ritmi innaturali» del nostro modo di vivere Sempre più schiavi dell'orologio I? ALTERAZIONE dei ritmi naturali j (le ore di luce e di buio, le fasi lunari, le stagioni) e la loro sostituzione con ritmi artificiali in nome dell'efficienza e del progresso: il tema è inquietante, può essere sviluppato fino a conseguenze estreme come fa Jeremy Rifkin, studioso delle tendenze economiche e dei loro effetti sull'ecosistema (va ricordata la sua opera dal titolo "Entropia», pubblicata anche in Italia) in «Guerre del Tempoche è un inquietante manifesto contro la modernità intesa come culto della rapidità, come civiltà del computer e dei nanosecondi. "L'uomo ha piegato il mondo temporale del pianeta a proprio vantaggio, costringendo i ritmi della natura a conformarsi al proprio senso sociale di sequenza, durata, sincronizzazione. La cultura occidentale contemporanea è ossessionata dall'idea di risparmiare tempo e di prolungare la durata. Eppure sembra che l'uomo abbia lasciato alle generazioni successive sempre meno futuro da godere. Si riteneva che il mondo degli orologi e dei computers liberasse l'uomo da una vita di fatiche e di privazioni. Invece, ogni giorno che passa, il genere umano diventa sempre più schiavo, più sfruttato e più vittima, diviso da. se stesso e tagliato fuori dal mondo naturale che è la sua comunità'. In questa citazione è condensata la diagnosi di Rifkin, intrisa di pessimismo e orientata verso una sola via di scampo: il ritorno a un mitico ordine naturale -impresso profondamente nell'anima dell'essere biologico». Rifkin ricorre abilmente alla documentazione scientifica (ben 14 pagine di bibliografia e 18 pagine di note) per convalidare le sue teorie, senza trascurare gli esempi di facile comprensione. Ricerche condotte per anni sull'uomo e gli animali confermano l'impossibilità di ignorare gli orologi biologici che regolano segretamente la vita al di fuori della volontà individuale e delle variazioni ambientali (buio, luce, freddo, caldo ecc.) indotte artificialmente. Il nostro rendimento e i nostri processi vitali variano durante il giorno e la notte col variare della temperatura corporea. Le statistiche confermano che il maggior numero di nascite e di morti si registra nelle prime ore del mattino. Un'altra annotazione indica orizzonti estesi all'antropologia: nei giorni più corti dell'anno il cervello umano secerne una maggiore quantità di melatonina. e questa induce alla depressione. Incuriosisce una ricerca condotta in diverse città di tutto il mondo, come Tokyo, Roma, Firenze, Londra, New York, per valutare i diversi gradi di assoggettamento ai ritmi innaturali che oggi scandiscono l'uso del tempo. Tre gli indicatori comuni: la precisione degli orologi, la velocità dei pedoni, il numero di secondi necessario a un impiegato delle poste per vendere un francobollo. Ebbene, gli orologi giapponesi sono i più precisi, il cittadino medio giapponese cammina più velocemente (20,7 secondi per percorrere 30 metri di una via del centro), l'impiegato postale giapponese vende un francobollo in 25 secondi contro ì 47 secondi dell'italiano, ultimo nella graduatoria dell'efficienza e perciò, secondo Rifkin, ancora capace di conservare qualche briciolo di una cultura legata alle cadenze naturali. Si può sorridere, però non si può negare che le società ritenute all'avanguardia regolino le attività umane ignorando totalmente gli orologi biologici, benché le conseguenze siano in molti casi evidenti. L'incidente di Three Mile Island, che per poco non causò una catastrofe pan a quella di Chernobyl, fu dovuto alla disattenzione degli addetti al turno di notte, i cui ritmi intemi erano alterati. -/ viaggi aerei attraverso diversi fusi orari provocano lo smembramento dei ritmi biologici interni, con insonnia, disturbi gastrointestinali, diminuzione della prontezza». Rifkin ricorda un episodio storico: nel 1950 gli Stati Uniti persero la gara per la diga di Assuan, assegnata all'Urss, perché il segretario di stato Foster Dulles aveva iniziato le trattative con gli egiziani subito dopo un viaggio in aereo. D suo orologio biologico non era sincronizzato. Dalle interpretazioni di fatti e ricerche scientifiche al giudizio complessivo: peccato supremo dell'uomo moderno è l'abbandono dei tempi e ritmi naturali, scanditi artificialmente in funzione del potere, grazie a strumenti di dominazione economica, sociale, politica, come l'orologio. La stessa riforma cristiana del calendario non sarebbe che un atto politico, ideato per formalizzare il controllo della Chiesa sulla società. Come l'orologio meccanico a partire dal Medio Evo, oggi il computer viene usato per separare il tempo sociale dal tempo naturale e per legare la comunità umana agli imperativi di coloro che detengono il potere. Rifkin va oltre il pessimismo ecologico. La sua critica diventa radicale rifiuto della civiltà contemporanea, analizzata con strumenti e ragionamenti raffinati, giudicata una somma di prevaricazioni nei confronti della natura, sola depositaria dell'ordine perfetto, dell'equilibrio, della verità. Non è un libro da rifiutare o accettare alla svelta. Tanto meno un saggio di grossolano misticismo ecologico. Indica rischi da non sottovalutare, primo quello della cuitura del computer. Delude quando agli errori e alle distorsioni di cui siamo vittime Rifkin oppone la visione (esageratamente semplificata e indeterminata) di un paradiso terrestre in cui gli uomini potrebbero tornare a vivere dimentichi della storia, come dell'orologio. I suoi concetti di demonizzazione del tempo, di diritto alla libertà individuale nell'uso del tempo, di rivalutazione del tempo come requisito preliminare per la rivalutazione della vita, avrebbero richiesto qualcosa di più. magari un ancoraggio all'utopia. Mario Fazio Jeremy Rifkin, «Guerre del Tempo-, Bompiani, 266 pagine, 24.000 lire. Pierre Roy, «L'heure d'été 1929» (pari.)

Luoghi citati: Assuan, Firenze, Italia, Londra, New York, Roma, Stati Uniti, Tokyo, Urss