Nell'antico Egitto donne in carriera uomini a fare il bucato

Nell'antico Egitto donne in carriera uomini a fare il bucato Le tesi dell'archeologa Christiane Desroches Noblecourt: in quella società c'era parità dei sessi Nell'antico Egitto donne in carriera uomini a fare il bucato E5 opinione generalmente diffusa che l'emancipazione della donna, con la conquista di diritti pari a quelli dell'uomo, sia un risultato del progresso proprio del nostro tempo, peraltro non ancora del tutto né ovunque realizzato. Opinione diffusa, ma erronea: agli albori della storia, cinquemila anni fa, esisteva in Egitto una società giusta ed equilibrata, nella quale la condizione femminile era analoga a quella maschile, non perché le attività dell'uno e dell'altro sesso fossero identiche, ma perché ad entrambi era riservata pari dignità. Questa tesi, nella sua forma più organica e completa, viene sostenuta ora dalla maggiore egittologa de' nostro tempo, Christiane Desroches Noblecourt; e non per solidarietà di sesso, ma per maturata esperienza derivante dal lungo studio dei monumenti e dei documenti dell'antico Egitto. La competenza dell'autrice, che all'argomento dedica il libro Sotto l'oro del volto (SugarCo, pp. 352, L. 25.000), è fuori discussione, sicché non sarà certo sui monumenti e sui documenti che si potrà contestarla. Ma sulla loro interpretazione, ai fini della tesi da dimostrare, alcune riserve sono possibili e vale la pena di farle. Le riserve concernono prevalentemente la presentazione del mondo divino, in cui compaiono esseri femminili non meno importanti di quelli maschili, in funzione del giudizio sulla società. Occorre ricordare infatti, che vi sono società maschiliste in cui le divinità femminili non mancano e anzi spiccano, soprattutto la dea madre simbolo della fecondità. Se dunque Iside predomina nel pantheon egiziano, non per questo dobbiamo considerare elevata la condizione della donna. Significativo è, piuttosto, ciò che a Iside si attribuisce: un testo religioso dice:-Tu hai reso il potere delle donne pari a quello degli uomini-; e questo è un contributo alla tesi da dimostrare. Più importante risulta l'indagine sulla donna regina, la -grande sposa reale», che ha nella corte una posizione eli preminenza. Ma ciò non basterebbe ancora se non vi fossero donne eh? ebbero accesso alla regalità e l'esercitarono con memorabile bravura: prima tra esse Hatshepsut, che guidò l'Egitto nella memorabile impresa destinata a estendere il dominio nel cuore dell'Africa Le fonti storiche sono esplicite: -Halshepsut governava le sorti del paese. L'Egitto era sottoposto alla sua volontà e la serviva, perché essa era un eccellente ccpo strategico'. La vera soluzione del problema della condizione femminile va peraltro cercata tra la gente comune, potendosi sempre obiettare che la situazione nel governo del paese fosse eccezionale. Ebbene, troviamo qui le prove inconfutabili di una dignità della donna pari a quella dell'uomo, sancita non da norme specifiche (l'antico Egit- to ci ha lasciato pochissime leggi) ma dalla considerazione obiettiva dalla mancanza di qualsiasi tipo di discriminazione anche se, evidentemente, le attività dei due sessi non coincidevano sempre. La situazione può dimostrarsi in positivo e in negativo: cosi i diritti di successione erano identici, mentre mancava qualsiasi forma di tutela. La migliore conferma viene dal giudizio degli altri popoli, sicché i civilissimi Greci presentano nelle tragedie di Sofocle e di Euripide gli uomini egiziani seduti all'angolo del focolare, mentre le donne trattano gli affari di famiglia. Un'esagerazione, senza dubbio; ma un'esagerazione che riflette l'incapacità da parte dei Greci di comprendere quella parità dei sessi che gli Egiziani, invece, avevano realizzata. La poesia dell'antico Egitto ci ha lasciato l'eco di questa situazione: una testimonianza tanto più significativa perché involontaria. Ecco l'invocazione di una fanciulla. -O tu, il più bello degli uomini! I Mio desiderio è dì vegliare sui tuoi beni I da padrona di casa, i e che il tuo braccio riposi sul mio braccio I e che il mio amore ti soddisfi, i Confido al mio cuore I con un desiderio da innamorata: I vorrei averlo questa notte come sposo! I Senza di lui sono una persona nella tomba: I non sei tu la salute e la vita?». Un aspetto Interessante per la valutazione dello stato sociale della donna, non meno indicativo nel giudizio, è il divorzio. E qui, a prima vista, si conferma la parità dei ses¬ si, perché sia l'uomo sia la donna potevano divorziare: il che. d'altronde, non sembra fosse frequente, perché in gran parte dei casi il rapporto di coppia restava solido. Tuttavia non si può negare che ìa maggior parte dei divorzi di cui siamo a conoscenza dipende dall'infedeltà femminile: in ciò dunque, ancora una volta, va registrato uno squilibrio di fatto. Un altro punto di verifica è costituito dalle professioni: erano esse aperte alle donne come agli uomini, e se sì, erano di fatto praticate? Ancora una volta la risposta è affermativa, e di particolare interesse. Sappiamo, ad esempio, che già nel III millennio a. C. una certa Peseshet, sepolta a Ghiza, aveva il titolo di -direttrice delle dottoresse». Inoltre, alcune donne compaiono nelle iscrizioni con tìtoli professionali inequivocabili: capo del dipartimento commerciale, controllore dei magazzini reali, ispettore del tesoro, intendente dei riti funebri, e così via. Certo, per tali professioni occorreva aver seguito la scuola degli scribi. Ma v'erano mestieri più modesti, nei quali le donne si segnalano pure: mugnaie e panettiere, sarte e filatrici, pettinatrici e manicure... La coincidenza con il nostro tempo non è to- tale: alle donne non si affidava mai la vendemmia, probabilmente per ragioni religiose, mentre una pura consuetudine voleva che il bucato fosse fatto per lo più dagli uomini. Particolarmente diffusa era inoltre ia presenza femminile nel clero, spesso con le più alte funzioni di sacerdotesse addette a particolari divinità. In conclusione, c pur con qualche riserva su aspetti particolari, possiamo condividere le risultanze dell'indagine effettuata, con competenza e passione, da Christiane Desroches Noblecourt: lo stato della donna nell'antica società egiziana è una delle più eloquenti dimostrazioni di quanto tale civiltà fosse avanzata, di come garantisse alla madre, alla sposa e alla figlia un ruolo di componenti della società sostanzialmente paritario rispetto all'uomo, pur nella diversità naturale di alcune funzioni. Condizioni del genere, sotto certi aspetti, neppur oggi sono state raggiunte. Ma perché questo? Per logica, per maturità del diritto? Non si tratta di ciò. V'è invece, nell'antica società egiziana, una profonda umanità, una naturale gentilezza che coinvolge tutti gli esseri viventi. In particolare le donne, come dice una lirica: •E'l'unica, la beneamata, la senza uguali, I la più bella nel mondo. I Guardala, come la stella brillante dell'anno nuovo I sulla soglia di un buon anno. / Quella di cui brilla ia grazia, I la cui pelle riluce di un tenero riflesso». Sabatino Moscati li contadino ara la terra e la moglie lo segue seminando (Pittura murale. Nuovo Regno, XIX dinastia) Statuettn in pietra di un uomo che lavora la pasta

Persone citate: Christiane Desroches Noblecourt, Greci, Iside, Sabatino Moscati

Luoghi citati: Africa, Egitto