Ho scritto un Sessantotto da ridere di Mirella SerriDomenico Starnone
Ho scritto un Sessantotto da ridere Incontro con Domenico Siamone, autore di «Il sai Lo con le aste» Ho scritto un Sessantotto da ridere ROMA — Quarantasei anni, napoletano, docente di scuola media superiore appassionato del suo lavoro, redattore del Manifesto, collaboratore di Tango, l'Inserto satirico dell'Vnità ora sostituito da Cuore, Domenico Starnone esordisce con un romanzo che arriva In libreria In questi giorni -Il salto con le asteFeltrinelli (Pag. 144 L. 16. 000). Il primo libro -Ex cattedra- (edizioni de «Il Manifesto-Rosso scuola») era l'Ironico diario di piaceri e dolori della vita di un insegnante. Ristampato in due edizioni, con la sua satira ha raggiunto quasi i diecimila lettori. E 11 filo che lega l'opera prima alla seconda è proprio nella comicità e nella parodia. Qual è il mistero rappresentato da una falsa lettera di Calvino intorno a cui si sviluppa un complicato intreccio narrativo? Quale legame congiunge Michele Astarita, protagonista del libro e aspirante scrittore, al mondo degli amici ex sessantotteschi ed ex gruppettari, abitato da amori, gelosie, delusioni, e da tante, tante citazioni perché i personaggi parlano un linguaggio fintamente colto e letterario? Come ci si educa, venendo da un universo se-, mialfabetizzato, alla letteratura, alla politica e alla vita? Astarita, sedotto dalla scrittura a partire dal momento in cui il maestro gli ha insegnato le aste, alla fine le risposte ce le offrirà tutte nel clima trasognato e parodistico di sfrenati ammiratori di Calvino e di intrighi, di sotterfugi, di piccoli arrivismi che caratterizza la politica minoritaria degli Anni Settanta. Incontro Starnone, con occhiali scuri e stile casual. Jeans scoloriti e maglione dai bordi allentati, nella sua casa romana in un silenzioso quartiere residenziale ai bordi dì Montesacro. — Come mai tanta ironia, Stamone, su situazioni e vicende che, si avverte nel libro, lei ha anche vissuto con grande partecipazione? Nell'impegno che lei mette a far sorridere e anche ndere il suo lettore, c'entra forse l'origine napoletana e gli echi trasferiti In letteratura di maestri del comico, da Totò a De Filippo fino a Troisi? •Con 'Il salto con le aste' ho voluto scrivere una storia ambientata nel Sessantotto, ma non un romanzo politico e raccontare un'educazione sentimentale e letteraria per cui ho abbassato continuamente il tono, Yiducendo', e portando ai limiti del ridicolo situazioni e ambienti della mia esperienza e della memoria- dice Stamone. Al contrario dei suoi alter ego di carta, da Michele ad Anna, da Cristina a Matilde, chiacchieroni e estremamente disinvolti nell'uso delle parole, lo scrittore ha un'aria molto seria e controllata, quasi timida. — Qual è 11 nucleo del romanzo? • Secondo me lo sforzo di far impodronire i personaggi, piccoli e piccolissimi borghesi, di modi di parlare e di scrivere. Anche io sono nato in un contesto sociale di piccola borghesia, molto povera. Eiavamo in sei figli e vivevamo a Napoli in due stanze vicino allo scalo ferroviario. Mio padre dipingeva e accanto al letto, nello spazio ristretto c'era perennemente il cavalletto e chiazze di colore per terra. Voleva diventare un grande pittore ed entrare anche Ivi in una dimensione che non gu apparteneva. E poi, nel romanzo, elemento che proviene anche questo dalla mia origine, c'è il gioco di parole, lo slittamento dei significati, la gestualità. E i miei modelli letterari sono numerosi-. — Quali sono? «He sempre apprezzato Vittorio Imbriani e il suo modo di trascrivere le fiabe. Ho trovato geniale intitolare, come fa lui, un libro di saggi 'Fame usurpate'. Fondamentali per me sono stati Ennio Fiatano e Gianni Celati de 'La banda dei sospiri'. Per non parlare degli scrittori di cui è certamente troppo ambizioso dire che sono dei modelli, ma che ho avuto in mente nella mia parodia, e da cui ho preso immagini e citazioni che vanno da Kafka a Flaubert, a Queneau tradotto da Calvino. Fino ad Anna Karenina, al 'Che fare' di Lenin, a brani di Lukacs: — L'Idea che tutto il romanzo ha origine da un «falso» Calvino cade in piena attualità, proprio in questi giorni è apparsa la notizia del clamoroso scherzo di un falso Borges. Ma lei perché ha scelto proprio Calvino? -Perché è stato un nume tutelare della mia giovinezza. E' stato sconvolgente per me e per i miei coetanei appassionati di letteratura scoprire che esistevano personaggi come il Visconte dimezzalo. E poi basta vedere come a scuola oggi lo apprezzano i ragazzi. E' una valida cartina di tornasole dal momento che credo molto nel mio lavoro di insegnante, che mi ripaga con grandi soddisfazioni-. — Esiste un rapporto tra questo libro e la sua attività? «Gii interlocutori immaginari, mentali del romanzo sono stati soprattutto i giovani, ho scritto pensando ai miei studenti e poi ho un figlio di vent'anni. Vorrei tanto che capisse come eravamo o come ci siamo immaginali di essere-. Ecco dunque lo scrittoreprofessore che è impegnato a far scuola ai lettori con la sua pedagogia dell'assurdo. Mirella Serri Domenico Starnone
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