Il genio letterario dell'isolamento nel Sud

Il genio letterario dell'isolamento nel Sud «L'uomo in fondo al pozzo» e la Calabria di Strati Il genio letterario dell'isolamento nel Sud IL tema del nuovo romanzo di Saverio Strati, 'L'uomo in fondo al pozzo», consiste nella follia che distrugge un uomo il quale si ritiene un genio delle lettere e del pensiero sino dagli anni dell'adolescenza. Ma questa follia, che presenta violenze e talora sprofonda in una tenebra che ricorda Tozzi, non si spiega interamente senza il Sud, che isola gli uomini e li imprigiona, tarpa loro le ali e contribuisce fortemente a costruire quel «pozzo» che per il giovane Rocco equivale alla morte. . In questo senso Strati resta nel solco della sua narrativa: ci troviamo infatti nell'estremo lembo meridionale della Calabria (dove Strati è nato), im¬ mersi in un paesaggio che assume importanza determinante e che da un lato mostra la sua faccia arcaica e alvariana, dall'altro quella classica e omerica, con le acque luminose dello Stretto e i ricordi vivi del Mito. La follia di Rocco, tuttavia, richiama anch'essa una vena fondamentale dello scrittore, che ci ha insegnato a vedere la condizione meridionale come una condanna e i suoi eroi come delle vittime. n giovane protagonista dell'-Uomo in fondo al pozzo» presume infinitamente di sé e regredisce via via nella follia incontrando la sconfitta. Sembra eccezionalmente intelligente, si forma una cultura sterminata, ma è destinato a isolarsi, a lottare invano, a trovare solo ostilità e dileggio. Non fa che scrivere e leggere, parla continuamente e filosofeggia, ma i suoi manoscritti vengono respinti dalla grande editoria la quale, naturalmente, sta in quella parte del mondo che non gli appartiene e della quale, anzi, egli ha paura. Il suo pensiero si orga¬ nizza intorno a lampi nutriti dalla più alta filosofia e poesia, punta alla vetta di Dio e ne accoglie la luce, che riesce a penetrare la profondità tenebrosa del -pozzo». -Sapete immaginare — dice Rocco in uno dei suoi monologhi iniziali — cos'è un pozzo senza cunicoli, senza alcuno sbocco, senza luce se non quella che arriva da su? Io la vedo, la luce, pur stando nel pozzo. Vivo nel pozzo e amo la luce, cerco la luce, voglio la luce. A momenti sono la luce: perché luce cerco e luce ho; luce voglio avere e luce sono. Dio cala nel pozzo dove vivo...». Soprattutto all'inizio del racconto Rocco parla troppo e appesantisce la vicenda, che sembra non potere decollare. Essa invece assume movimento e drammaticità quando Strati comincia a scavare nella famiglia tarata, nella pazza gelosia della madre per mastro Antonio, l'umile e innocente scarparo, nelle illusioni della sorella Cata e della stessa madre, nell'odio di Rocco per il padre, che lo vorrebbe con sé al negozio, nella dolorosa de¬ dizione di Cata per il fratello oramai malato, ricoverato prima in un ospedale psichiatrico, poi di nuovo a casa, presso di lei, oramai morti i genitori, divenuta unico sostegno, mentre la sua bella giovinezza sfiorisce. In questo scavo spietato, nei dialoghi finali tra Rocco e un pastore, di notte, presso un cantiere, Strati dà alcune delle pagine più belle in tutta la sua ricca opera, colme della pietà che finalmente Rocco riesce a riversare su se stesso e sul mondo, leopardianamente classiche, alte e luminose. n tocco finale, del contratto di un grande editore che giunge alla morte di Rocco, oramai consumato dal suo demone, non sembra necessario a una storia che di sé ha detto tutto, si è esaurita nel male e nell'errore, e si è nutrita d'illusione. Dalla quale, pure, è riuscita a cogliere non comuni bagliori. Claudio Marabini Saverio Strati: «L'uomo in fondo al pozzo», Mondadori, 227 pagine, 26.000 lire. Picasso, «Harlequin»

Persone citate: Claudio Marabini, Mondadori, Picasso, Saverio Strati, Strati, Tozzi

Luoghi citati: Calabria