L'Olanda del Rinascimento sempre in bilico tra Carnevale e Quaresima

L'Olanda del Rinascimento sempre in bilico tra Carnevale e Quaresima Il «secolo d'oro» tra Erasmo e Rubens: un affascinante saggio di Schama L'Olanda del Rinascimento sempre in bilico tra Carnevale e Quaresima CON la sua immersione totale nella vita civile, economica e religiosa dell'Olanda del XVI e XVII secolo (il periodo 1550-1650, anno più anno meno, pare soddisfi in sincrono le esigenze dello storico, dell'antropologo e del collezionista) Simon Schama ha conseguito un doppio risultato: illuminare a giorno il Rinascimento dell'antica anima batava nell'intreccio dei privilegiati Rinascimenti europei, e restituirci, grazie a una sottile analisi iconologica, epos e affetti, autocompiacimenti e castighi di una comunità di appena due milioni di individui divenuta di colpo un'enorme potenza. •L'eclettismo più sfrontato è stato la mia sola , guida metodologica' avverte l'autore, ricontemplando le circa settecento pagine che suffragano La cultura olandese dell'epoca d'oro e la ricerca, nella sua ingordigia di inquadrature preziose e minime, davvero non lo smentisce. Del resto il richiamo a eruditi come Komelis Van Alkemade, al fisico e naturalista Le Francq Van Berkhey e, per vie più mediate, a Emile Durkheim, è esplicito: legittimità di un'impresa essenzialmente descrittiva; l'accento posto sugli usi piuttosto che sulle istituzioni; massima attenzione alle trame della coscienza collettiva, al «luogo comune», piuttosto che ai prototipi. Così che non può stupire se una natura morta di Willem Kalf, un delizioso focolare di Pieter de Hooch, un bordello di Hendrick Pott, una taverna o una «Scuola mista» di Jan Steen hanno la meglio sul sinodo di Dordrecht o sulle cause scatenanti della guerra con la Spagna, la Francia e l'Inghilterra. Preme in particolare a Simon Schama — nato a Londra nel '45 e attualmente professore alla Harvard University — studiare il mondo sommerso del popolo neerlandese nel momento in cui esso conquista un suo territorio, una sua identità politica; coglierne la bivalenza caratteriale (esuberanza e ritrosia, edonismo e malinconia, avventura nello spazio e claustrofobia...) e cercare di spiegarsi il senso di quella «macchia» invisibile che Henry James registrava nel 1874 osservando una casalinga nell'atto di lavare, raschiare i gradini già puliti uno per uno in ogni scannellatura davanti alla sua abitazione: •La macchia esiste evidentemente come una sorta di punto matematico capace di estendersi nel cervello batavo della brava donna — concludeva l'autore di Transatlantìc Sketches —. Un'operazione del tutto soggettiva... Una necessità non per la dimora ma per il carattere di elli l'abita: Ed è proprio quel «carattere» misterioso di massaia candeggiante e ossessionata da impcrseguibili perfezioni che Simon Schama mette allegoricamente al centro del saggio. Il Cielo, specie per bocca di teologi calvinisti, non è certo estraneo agli improvvisi meaculpa di una società libera, opulenta, ma spesso costretta a misurarsi con tragiche inondazioni; anzi, numerosi segni biblici sparsi nelle fiabe, nelle ballate, nei racconti magici del Medioevo inducono i neerlandesi a ritenersi un popolo di Eletti, non a caso scampati al diluvio e predestinati a sottrarre terre grasse alle diaboliche congiure del mare; predestinati quindi a prosciugare, a urbanizzare, a dominare su diretta licenza dell'Altissimo, come lasciava intendere il grande ingegnere idraulico Andries Vierlingh. •Spettando unicamente a Dio il compito di creare nuove terre — opinava l'autorevole portavoce — ed alargendo Egli a determinati popoli la forza e l'ingegno indispensabili al fabbisogno-, ne derivava che la sopravvivenza degli olandesi alle inondazioni era da reputarsi chiaro simbolo di un disegno divino, per quanto spietata risultasse la prova contro la furia degli elementi. Spietata e talvolta di sofferta esegesi. Ad esempio, allorché nel 1570 una terribile tempesta da Nord-Ovest spazza via tutte Se dighe su un fronte che va dalle Fiandre alle coste della Danimarca, con più di centomila morti, lo storico contemporaneo P. C. Hooft fatica un bel po' a rintuzzare il giubilo degli Spagnoli che giudicavano quella sciagura una solenne punizione del Signore per l'empietà dell'iconoclastia calvinista. A parte però la catartica violenza delle acque, e a parte l'implacabile pressione dei nemici con¬ venzionali, i padri dell'immaginario neerlandese, tra cui Van Beverwtfck, Jacob Cats e Grozio, non si stancano di insistere sui pericoli «interni» della Repubblica, sul deprecabile cedimento delle virtù che adornavano i primi abitanti delle paludi (hol-lands), nonché delle virtù acquisite nella formazione del sentimento nazionale: la parsimonia, la famiglia, la tolleranza, la pacifica convivenza delle diverse classi (e qui Schama cita a sostegno un paesaggio invernale di Avercamp ove i gentiluomini pattinano fianco a fianco con borghesi e contadini). E poi insistono sull'insorgere di eccessivi interessi mondani e sul proliferare dei feticci del benessere, sia pure accompagnati da vaghi sensi di colpa: feste «idolatriche» come quelle di San Martino o di San Nicola; scialo di birra, vino e caffè (il tè godeva di plenaria indulgenza) tabacco e venere extraconiugale. Nel sacco delle turpitudini venivano altresì a stiparsi le spezie esotiche quali il macis, la cannella, lo zenzero e la melassa -perché la loro fragranza e le loro origini pagane, a differenza degli ortaggi locali, potevano distogliere la popolazione dalla schietta moralità», mentre veniva bollato senz'appello «amico di Satana» lo zucchero dopo che le ingenti importazioni dal Brasile ne avevano favorito il diffondersi negli strati alti e bassi del Paese incentivando il culto del lekkerheid, ossia il desiderio sfrenato per i dolciumi, e conseguente corollario di lussuria: "Una minaccia di spaventose proporzioni', nelle prediche domenicali. Non si creda tuttavia che l'Olanda del secolo d'oro difettasse di più morbidi custodi della salute pubblica, educati alla temperanza umanistica di Erasmo, o che la dieta ideale (pane fresco, latte, carne di montone e di manzo, burro e formaggio) chiamasse in causa gli spettri dell'austerità. Solo che la linea vincente era l'altra: il terrore infuso del peccato e il piacere rabelaisiano di peccare. Nel 1613 ad Amsterdam prosperavano 518 birrerie, una ogni duecento abitanti, e a Leida, a Rotterdam, ad Haarlem fioriva con modico scandalo il commercio delle prostitute, dei sodomiti e delle mezzane; e la «conversazione carnale», come veniva definito l'esercizio del sesso nelle omelie misogine, deflagrava sia dentro sia al di fuori del talamo domestico, e gli stessi bambini rappresentati da Gerald Dou, Johan de Brune, Jan Miense Moleaer, non avevano più le fattezze dei putti di Rubens o l'ingenua malizia di Cupido: erano al contrario piccole canaglie pestifere e maleodoranti. Perduta dunque l'innocenza anche là dove la severa tradizione patriottica ne garantiva status e linguaggio, era inevitabile che gli anatemi calvinisti montassero come nubi rossastre nelle città e nelle campagne, e gli spiriti più allenati alla profezia scorgessero tracce della vendetta divina, o «schiaffo provvidenziale», in una balena arenata, in una cometa, in un'apparizione di fuochi e luci all'orizzonte di Utrecht, in un toro inferocito. Di li a poco, immancabilmente, il sinistro calendario avrebbe confortato il presagio: lo scoppio di una guerra o una catastrofica inondazione (memorabile quella del 1731 in cui i supporti di legno erano stati crivellati da un mollusco fin lì ignoto: il Teredo navalis) avrebbero restituito agli ebbri olandesi la consapevolezza delle loro risorse smarrite, e il Carnevale sarebbe stato sconfitto dalla Quaresima. Almeno fino alla prossima tornata. Giuseppe Cassieri Simon Schama, «La cultura olandese dell'epoca d'oro», Il Saggiatore, 720 pagine, 70.000 lire. Particolare dal dipinto di Rubens «Rubens ed Hélene Fourment in giardino»