Grandi libri contro il potere di Carlo Carena

Grandi libri contro il potere Grandi libri contro il potere IL caso dei Versetti satanici di cui oggi tanto si parla con stupore oltreché con preoccupazione, sollecita quasi naturalmente a cercare qualche ricordo die gli si avvicini, il libro nefasto e perseguitato. E vengono immediatamente al pensiero, anche per la distanza del tempo che livella il resto, nomi grandi, grandissimi: gli emblemi. Le persecuzioni delle Mie prigioni sono più poliziesche e ideologiche, questioni di ordine pubblico. Se s'invoca l'ideologia, si scomoda Voltaire e il boomerang abbattutosi sul grande avversario dell'intolleranza; poi le battaglie romantiche nei tribunali, sulle Gazzette e per le strade. Le Lettres philosophiques di Francesco Maria Arouet rimasero già stampate per qualche tempo presso l'editore nel timore di guai. Quando uscirono in Francia nel 1734, un anno dopo l'edizione inglese, il Parlamento condannò quel libro "scandaloso, contrario alta religione", e il boia lo bruciò sul rogo in piena Parigi. 'L'autore è costretto a rintanarsi in un nascondiglio segreto, per quanto amabile come il castello di Cirey e le braccia di Madame de Chàtelet. L'offesa a tutte le cose citate nella condanna era la nuova 'filosofia del mondo-, contrapposta alla metafisica e alla religione del passato e del cielo; era l'ottimismo dell'azione e del progresso, contrastante con la "misantropia sublime- dei tipi alla Pascal. Più tardi le battaglie si sposteranno sul letterario e sul sociale. Si combatte su Madame Bovary e suH'Assommoir. Il processo ai capolavoro di Flaubert, fra il gennaio e il febbraio del '57, vi individua un oltraggio alla morale e ai buoni costumi, previsto dalla legge del 17 maggio 1819 e punito dagli articoli 59 e 60 del Codice penale. Il tribunale assolverà gli imputati — autore, editore e stampatore — perché riconosce l'impegnò letterario dell'opera e il rispetto da loro espresso verso la morale pubblica e religiosa Ma l'attacco continua, in termini più o meno letterari, vedendo schierato a difesa Baudelaire, che — ottobre di quell'anno — ringrazierà per la loro imparzialità e lealtà verso la signora Bovary quasi gli stessi magistrati i quali due mesi prima avevano ordinato il sequestro delle Fleurs du mal. Questa voita il pubblico ministero Pinard aveva raggiunto la condanna e ottenuto la soppressione di sei poesie della raccolta. Sul Mattatoio di Zola (1877) basta a riassumere le reazioni violentissime il celebre giudizio di Barbey d'Aurevilly: «Questo libro infanga alla lettura: è un pantano, di cose e di parole». Zola rovesciava sottosopra Parigi, scopriva alla borghesia volontariamente cieca di Napoleone III alla sua fine il quadro sgradevole dei regni della miseria e della degradazione. Certo Zola, questo formidabile accusatore, lasciava «ai moralisti l'incarico di trarre le conclusioni». Ma quelle sole testimonianze "Senza ombre e senza remissioni- della letteratura diventavano un capitolo della storia politica e della discussione delle idee, travolgendo la letteratura in altri roghi e in altre condanne da sinistra e da destra in tempi molto più vicini a noi. Era la testimonianza, non la fantasia, che allora faceva inviperire. Voltaire la chiamava «una barbarie gotica-, come a dire un misto di stramberia e di oscurantismo da Medioevo. Carlo Carena

Persone citate: Baudelaire, Flaubert, Napoleone Iii, Pinard

Luoghi citati: Francia, Parigi