Il mujaheddin è rimasto solo di Tito Sansa
Il mujaheddin è rimasto solo Usa e Pakistan alla finestra Il mujaheddin è rimasto solo PESHAWAR — Brutte notizie per i mujaheddin che a fatica, dopo due settimane di aspri dibattiti nella silura, sono riusciti ad annunciare venerdì a Rawalpindi, in Pakistan, la nascita della -nazione musulmana dell'Afghanistan» e a formare un governo provvisorio. Proprio i due Paesi che li hanno maggiormente sostenuti finanziariamente e militarmente — gli Stati Uniti e il Pakistan — hanno fatto sapere che non sono disposti a riconoscere il neonato governo, mentre il terzo potente sostenitore della guerriglia — l'Arabia Saudita — non ha risposto all'appello di riconoscimento lanciato dai 'fratelli-. Washington è stata chiara e inequivocabile. Il portavoce del Dipartimento di Stato, Charles Redman, ha detto che il riconoscimento ufficiale dipenderà dalla capacità del nuovo governo di dimostrare che possiede quattro requisiti: 1 ) il controllo del territorio; 2) il funzionamento dell'amministrazione civile; 3) l'appoggio della popolazione; 4) la capacità di onorare gli obblighi internazionali. A Peshawar un portavoce ha ammesso che le obiezioni -hanno un certo fondamento-, la guerriglia effettivamente non è nelle condizioni di amministrare alcuna città afghana. Va ricordato che, oltre alla capitale Kabul, 24 città capoluogo afghane sono tuttora nelle mani del regime di Najib e che i mujaheddin non ne hanno mai conquistata alcuna. Comunque, fonti della resistenza affermano che circa 15 mila soldati governativi sono passati nelle loro fila durante recenti combattimenti. Più smorzata, ma sulla linea americana, la reazione del Pakistan che pure ha offerto alla resistenza tutta la logistica per la riunione della shura e ha salutato la nascita del governo provvisorio. Un portavoce ha però precisato che -per il momento- esso -non può- venire riconosciuto. Il primo passo dovrebbe venir fatto dalla Oik, l'organizzazione dei Paesi islamici, poi -si vedrà-. Ma anche all'interno dell'Oik vi sono differenze. L'Arabia Saudita temporeggia, insoddisfatta per l'assegnazione dei ministeri; l'Iran quasi certamente si opporrà perché la shura ha estromesso gli otto partiti afghani di religione sciita con base a Teheran. Molta preoccupazione c'è a Peshawar, nelle sedi della resistenza, per l'evolversi degli avvenimenti. Nei giorni scorsi è caduta molta neve e perciò un'offensiva militare viene data per assai improbabile nelle prossime settimane. Preoccupati, ma per motivi diversi, sono anche i rappresentanti dell'Onu che vedono minacciato il loro programma di aiuti alla popolazione civile di Kabul assediata. Non per la neve, e neppure per la minaccia dei missili dei mujaheddin contro gli aerei, ma per l'avidità delle compagnie di assicurazione. Finora — come ha rivelato, giorni fa, l'organizzatore del ponte aereo, De Mistura — un solo aeroplano ha potuto portare 26 tonnellate di grano a Kabul. Gli altri apparecchi sono rimasti fermi -per motivi tecnici-. Questi motivi sono stati in un primo momento la paura degli equipaggi che temevano di venire abbattuti dai missili Stinger) e, più tardi, i premi delle assicurazioni che hanno raggiunto livelli definiti -assolutamente inaccettabili». -Il problema non è di trovare un equipaggio disposto a volare a Kabul — ha detto un funzionario —. Per un adeguato salario si trovano sempre dei coivboys disposti a rischiare. Il problema è venuto dalle cifre folli chieste dai vettori. La svedese Krong Flyg, specializzata in trasporti militari, per esempio, ha preleso 40 mila dollari (oltre 50 miliorii di lire) per ogni tonnellata da trasportare, in totale 16 milioni di dollari (oltre 20 miliardi di lire) per le 390 tonnellate di viveri da inviare a Kabul». La società svedese si giustifica, accusando gli assicuratori i quali -ogni volta che un equipaggio fa un'obiezione, alzano i prezzi-. Insomma, per non dover pagare il grano 50 mila lire il chilo di solo trasporto, il ponte aereo per Kabul è sospeso e nella capitale, sepolta di nuovo sotto la neve, i viveri diventano sempre più scarsi. Tito Sansa
Persone citate: Charles Redman, De Mistura, Najib
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