Oggi in Cassazione il processo a Piperno e Pace per «Metropoli»

Oggi in Cassazione il processo a Piperno e Pace per «Metropoli» Oggi in Cassazione il processo a Piperno e Pace per «Metropoli» Dovrà stabilire se il piano dei due leader di Autonomia puntava o no all'insurrezione armata ROMA — Sarà la Corte di Cassazione a stabilire, una volta per tutte, se dietro la facciata della rivista -Metropoli», Franco Piperno e Lanfranco* Pace elaborarono un progetto per coalizzare i gruppi armati sotto un'unica guida politica allo scopo, come ha sostenuto la pubblica accusa, di sferrare un massiccio e definitivo attacco contro le istituzioni democratiche italiane. Per questa mattina è infatti fissata dinanzi alla prima sezione penale della Suprema Corte la discussione del ricorso proposto dalla difesa contro la sentenza d'appello che ha condannato i due ex esponenti dell'autonomia a quattro anni di carcere ciascuno. Finora, nei due gradi di giudizio già celebrati, le decisioni della magistratura sono state piuttosto contraddittorie. Al termine del processo di primo grado, il 16 maggio 1987, i giudici della Corte d' assise di Roma inflissero a Franco Piperno e a Lanfranco Pace dieci anni di reclusione ciascuno ritenendoli responsabili di costituzione di banda armata. In quell'occasione i giudici condivisero l'impostazione sostenuta dalla pubblica ac¬ cusa, secondo la quale i due «leader» dell'autonomia, con il «progetto Metropoli», avevano intenzione di riunire le varie formazioni terroristiche per scatenare una insurrezione armata. n primo passo del -progetto», sostenne l'accusa, era stato quello di convincere le Brigate rosse, tramite i terroristi poi dissociatisi dalla lotta armata Valerio Morucci e Adriana Faranda, della bontà del piano; ma la proposta venne respinta. La Corte d'assise, però, escluse che Piperno e Pace, pur avendo avuto un ruolo primario nel panorama eversivo, avessero gestito dall'esterno il sequestro del leader democristiano Aldo Moro, poi assassinato dalle Brigate rosse. Un anno più tardi, il 19 maggio del 1988, la Corte d' assise d'appello ridimensionò sia la tesi accusatoria sia le condanne inflitte agli imputati. Piperno e Pace ebbero quattro anni, il primo per associazione sovversiva, il secondo per banda armata perché, secondo i giudici, in un breve periodo che andava dalla fine del 1977 all'inizio del '78, aveva aderito alle Brigate rosse. Il fatto che il professor Franco Piperno. dopo anni trascorsi in Canada, avesse deciso alla vigilia del processo di secondo grado di tomare in Italia per affrontare la giustizia, giocò certamente a suo favore. Il professore di fisica calabrese pronunciò in aula un' autodifesa dai toni accorati, chiedendo di essere liberato da una storia che per lui era diventata un vero incubo. Ed anche se i suoi difensori, gli avvocati Tommaso Mancini e Alberto Pisani, non ottennero l'assoluzione invocata, la Corte si dimostrò indulgente, scalando da dieci a quattro anni la pena e concedendo all'imputato la libertà provvisoria. Quanto al -progetto Metropoli», nella sentenza si sostenne che era da provare che i due esponenti dell'autonomia avessero potuto ideare e realizzare un piano così ambizioso. Oggi si svolgerà l'ultimo atto di questa vicenda giudiziaria che a suo tempo suscitò interesse e polemiche. Roma. Franco Piperno ul suo rientro in Italia dal Canada

Luoghi citati: Canada, Italia, Roma