Un milione di firme di italiani per poter salvare Paula Cooper

Un milione di firme di italiani per poter salvare Paula Cooper Verranno presentate il 1° marzo, al processo d'appello Un milione di firme di italiani per poter salvare Paula Cooper ROMA — Una delegazione del movimento «Non uccidere» è partita oggi da Roma diretta a New York, in occasione dell'inizio del processo d' appello contro Paula Cooper, fissato per il primo marzo a Indianapolis. La delegazione, composta dal presidente del coordinamento don Germano Gregantin. dal direttore del carcere di Rebibbia Maurizio Barbera, da padre Vito Bracone, da Mario Monge di -Carcere e comunità», Ivan Novelli consigliere federale del partito radicale. Paolo Piersanti direttore di «Notizie radicali» e Michele Svidercoschi segretario della Fgs. porta con sé un milione di firme raccolte in Italia contro la pena di morte. -Questo movimento — ha detto Ivan Novelli alla partenza da Fiumicino — nato nel novembre '86 a seguito della sentenza di condanna a morte per Paula Cooper, a tutl'oggi raccoglie molte associazioni religiose, partiti polìtici, enti, ma soprattutto è l'espressione della volontà popolare di salvare questa ragazza, per proseguire in seguito una battaglia più ampia per l'abolizi07ie della pena di morte». I rappresentanti della delegazione prima di recarsi ad Indianapolis dove il 2 marzo avranno 'in colloquio in carcere con Paula Cooper, incontreranno domani ad Albany i senatori dello Stato di New York e interverranno all' «Assembly» (la nostra Camera dei deputati) e venerdì dopo il processo consegneranno le firme alle Nazioni Unite. -Con questo gesto — ha ricordato Novelli — non vogliamo assolutamente interferire sull'azione giurìdica. Affidiamo le firme alle Nazioni Unite sperando di non utilizzarle più. Se ci fosse invece una sentenza dì conferma del primo grado a quel punto le faremo valere». Paula Cooper venne condannata a morte per un delitto commesso nell'estate 1985, quando non aveva ancora compiuto 15 anni. Di fronte all'orrendo omicidio l'opinione pubblica invoca la pena di morte, che in Indiana può essere inflitta a chiunque abbia più di dieci anni. Inutilmente l'avvocato difensore dipana J mosaico allucinante in cui si è svolta la vita di Paula: violentata dal padre di fronte alla madre; picchiata più volte da entrambi i genitori; diverse fughe da casa; ripresa dalla polizia rimbalza tra orfanotrofio e famiglia. La Corte federale la condanna alla massima pena, mentre alle due amiche vengono inflitti 35 e 60 anni. Durante il carcere aveva anche cercato di sedurre i guardiani, sperando di rimanere incinta per evitare la sedia elettrica, ma il suo piano era stato sventato. Intanto i suoi avvocati avevano iniziato una campagna di sensibilizzazione per cercare di strapparla dalla morte. Di lei si era interessata anche la Radio vaticana, dopo che, dal braccio della morte, aveva anche scritto una lettera al Papa, durante la sua visita ili Usa. Paula Cooper

Luoghi citati: Albany, Indiana, Indianapolis, Italia, New York, Roma, Usa