Savona, professa per direttissima per le armi trovate sulla Jenstar

Savona, professa per direttissima per le armi trovate sulla Jenstar Sulla nave furono sequestrate 174 tonnellate di materiale bellico Savona, professa per direttissima per le armi trovate sulla Jenstar Alla sbarra, il prossimo 15 marzo, due trafficanti belgi e nove uomini dell'equipaggio SAVONA — I trafficanti dello 174 tonnellate di armi e munizioni sequestrate nel porto di Savona a bordo del cargo danese Jenstar e l'intero equipaggio saranno processati per direttissima il prossimo 15 marzo. Nove gli imputati chiamati alla sbarra del tribunale savonese: per • ulti l'accusa è di traffico internazionale di materiale bellico. Degli undici arrestati lo scorso 8 febbraio durante l'operazione condotta dai carabinieri della sezione anticrimine di Genova, uno, Lue Alain Boisoequin, il pilota dell'aereo noleggiato dai trafficanti di armi per raggiungere la Liguria, è stato scagionato dal sostituto procuratore Tiziana Parenti. Un altro, Jonny Andersen, marinaio della Jenstar, ha soltanto 17 anni e sarà quindi processato dal tribunale dei minori. Sul «caso Jenstar», nonostante il deposito degli atti alla cancelleria penale, non si hanno informazioni ufficiali. Pochi gli spiragli di luce anche per i diplomatici dei Paesi del Centro America, dove si sarebbe focalizzato l'interesse dei trafficanti delle ar¬ mi sequestrate. Si sa però con certezza che il carico bellico era stato acquistato in Cecoslovacchia da Patrice Raulier e André Fredrix, entrambi belgi e titolari della «Impex Trading» di Anversa, una società sulla quale grava il pesante sospetto di svolgere attività di copertura di un illecito quanto lucroso traffico intemazionale di armi. La vicenda di cui sono al centro i due cittadini belgi e il commerciante in pellami Vito Manferdini, 40 anni, di Borgo San Dalmazzo (Cuneo), uomo di fiducia di Raulier, infatti, si inquadrerebbe in un metodo del tutto sconosciuto nel traffico intemazionale di armi. Abbandonata l'ormai classica «triangolazione», la compravendita di materiale bellico si sarebbe avvalsa di documentazione ufficiale, anche bancaria, che la camuffava come una transazione di prodotti industriali: un espediente usato, secondo informazioni trapelate dal Belgio, per la spedizione di armi in Paesi africani e del Medio Oriente. Nel caso della Jenstar (Patrice Raulier. nei contatti avuti con l'infiltrato dei cara¬ binieri che gli ha teso la trappola, avrebbe affermato di essere in condizione di fornire anche i più sofisticati tipi di armi ed esplosivi), alle spalle di Raulier avrebbe a j; to la «Mercuria» di Praga. Ai clienti del belga, dopo avere pattuito il prezzo e il tipo di armi che volevano acquistare, giungeva l'invito di pagare alla fabbrica cecoslovacca le «commesse industriali» attraverso società anonime con sede a Vaduz, nel Liechtenstein. Gii inquirenti sarebbero giunti a queste conclusioni anche attraverso i documenti sequestrati a Patrice Raulier. Ma perché, allora, la sua presenza a Savona, insieme ai presunti complici? Perché è qui, secondo quanto sostengono gli inquirenti, che i trafficanti dovevano intascare una cospicua tangente: e questa sarebbe stata in contanti (dollari) per non lasciare traccia del loro ruolo di mediatori. E' una ricostruzione dei fatti che gli imputati hanno respinto. A Savona, nell'ottobre del 1987, venne bloccata dagli uomini della Guardia di Finanza la motonave «Fathulkair» con quattordici tonnel¬ late di armi dirette all'Iraq, all'epoca ancora in guerra con l'Iran. Il comandante John Scallan era stato arrestato e condannato, ma gli uomini che tiravano le fila del traffico erano riusciti a rimanere nell'ombra. Il cargo era stato bloccato grazie ad una «soffiata» giunta alla Finanza da un mediatore cui non era stata pagata la tangente pattuita. La motonave aveva fatto scalo ad Anversa. Un rapporto di un ufficiale dei carabinieri, acquisito in un recente passato e ritenuto 'estremamente interessantedal magistrato Carlo Palermo (che indagò su un vasto traffico intemazionale di armi all'epoca in cui era giudice istruttore a Trento), parlava di sofisticati congegni bellici nascosti in container che avrebbero preso la via del Medio Oriente muniti di documentazione falsa. La spedizione sarebbe stata curata da società con sede a Lugano e in Liguria nei cui Consigli di amministrazioni siedono un libanese e un saudita. In tutte queste vicende Savona è soltanto un crocevia casuale o una scelta mirata? Bruno Balbo

Persone citate: André Fredrix, Bruno Balbo, Carlo Palermo, John Scallan, Jonny Andersen, Patrice Raulier, Tiziana Parenti