Quelle schede aiutano la mafia di Michele Pantaleone

Quelle schede aiutano la mafia Dagli atti della Commissione d'inchiesta solo un elenco di nomi e nessuna accusa Quelle schede aiutano la mafia I quattro volumi sembrano un indice compilato scrupolosamente da uno o più appuntati dei carabinieri - Pochissimi i documenti probanti - Invece sono stati schedati anche i 57 sindacalisti uccisi e tutti i «cadaveri eccellenti» assassinati dal 1944 al 1972 Sono riuscito a procurarmi i volumi della -Relazione inerente alla pubblicazione delle schede nominative predisposte dalla cessata Commissione parlamentare d'inchiesta sul fenomeno della mafia in Sicilia-, e ritengo di poter affermare — sulla scorta della documentazione delle tre precedenti Commissioni — che quanto recentemente pubblicato ha molto poco in comune con le schede compilate dalla Commissione presieduta dall'on. Francesco Cattanei, della quale fecero parte parlamentari come i senatori Girolamo Li Causi, Simone Gatto e Michele Zuccaia e gli onorevoli deputati libero Della Briotta, Sergio Flamigni, Alberto Malagucini e il siciliano Giuseppe Azzaro. Sembra un paradosso, ma è un'amara realtà: scorrendo i quattro ponderosi volumi si ha l'impressione che l'attuale Antimafia ha pubblicato una specie di indice compilato da uno o due appuntati o marescialli dei carabinieri ai quali è stato dato incarico di segnare accanto a ogni nome di persona o di ente le fonti dalle quali sono state estratte le notizie, indipendentemente dalla loro inclusione nelle carte dell'Antimafia. Le fonti di informazioni alle quali hanno fatto riferimento i compilatori di siffatto interminabile elenco (numero 2852 pseudoschede) sono: giornali e riviste (molti), fascicoli personali CC (pochi), documenti non meglio precisati (pochi), sentenze e atti giudiziari (pochi), e una infinità di lettere segnate con la sigla -Prot. A", dove "A" sta per anonimo. Nella maggioranza dei documenti CC si leggono notizie relative alle posizioni di molti politici schedati riferite agli Anni Sessanta, nei cosiddetti «Prot. A» sono riportati stralci delle lettere anonime. Quel che si legge nell'interminabile elenco ha dell'incredibile: sono schedati circa 100 comuni, 309 enti pubblici e privati, consorzi di bonifica, comuni, banche e istituti; la pagina 961 del volume I è dedicata al Consiglio di giustizia amministrativa della Regione Siciliana, quella n. 963 al Consiglio superiore della magistratura. Tra gli schedati figurano i politici deputati e senatori Leone, Gronchi, Fanfani, Andreotti. Moro, Li Causi, Restivo, La Torre, Pafundi ex presidente dell'Antimafia, per avere -favoriti gli interessi della mafia e dell'Antimafia' (?!), Nenni per avere detto ad un giornalista che 11 capo di una corrente del suo partito si comporta in Sicilia peggio dei democratici cristiani; Napoleone Colaianni per avere scritto -che la politica di Salvo Lima favorisce l'inserimento della mafia nella città di Palermo». E sono schedati anche i 57 sindacalisti uccisi dalla mafia e tutti i «cadaveri eccellenti» assassinati dagli anni 1944 al 1972, ed hanno il numero di scheda anche due procuratori generali, tre procuratori della Repubblica, tre alti commissari per la lotta alla mafia. Dalle schede degli «uomini dell'amministrazione della politica e dei partiti», dichiarate segrete dalla Commissione della quinta legislatura, ci siamo diffusamente occupati nei numeri di Stampa Sera dell'8 e 22 agosto, 26 settembre e 7 novembre. Tuttavia ripetiamo ancora una volta che le 164 schede degli uomini politici dichiarate segrete nel 1972 (e tale rimangono ancora, malgrado i quattro volumi zeppi di nomi come per far scomparire gli aghi d'oro della mafia nell'immenso pagliaio del pianeta Si¬ cilia) sono state compilate da un «apposito comitato, il quale ha provveduto ad estrarre dal materiale probatorio raccolto dalla Commissione tutti i riferimenti a uomini dell'amministrazione, della politica e dei partiti». 'Questi riferimenti — si legge alla pag. 140 della relazione di fine quinta legislatura — sono stati estratti dai fascicoli personali di esponenti mafiosi, da segnalazioni e da documenti inviati da privati o da uffici, dagli atti acquisiti dall'Antimafia e in particolare dalle deposizioni delle dichiarazioni informative rese alla Commissione o ai singoli comitati-. -Sono state quindi — conclude l'accennata relazione — redatte apposite schede nominative, in ciascuna delle quali è stato riportato in sintesi il contenuto della documentazione». Occorre precisare che i privati e gli uffici che hanno inviato «segnalazioni» e «documenti» alla Commissione sono stati autorevoli funzionari dello Stato, fra i quali vanno ricordati: il presidente della corte d'appello di Palermo Di Blasi, il quale ha fornito alla Commissione dettagliato rapporto sui metodi usati da politici di pochi scrupoli e costruttori in odore di mafia. Inoltre il dottor Vincenzo Immordino, questore di Trapani e di Palermo, che all'inizio degli Anni Settanta ha inviato al capo della polizia (documento acquisito dall'Antimafia) un rapporto nel quale si legge che alcuni grandi costruttori di Catania hanno potuto mettere piede a Trapani dopo il consenso di Calogero Minore (di cui tanto oggi si parla) nonché l'assenso di alcuni notabili politici, tuttora sulla cresta dell'onda; del colonnello Carlo Alberto Dalla Chiesa, allora comandante la legione dei Carabinieri di Palermo, che in un rapporto datato 30 dicembre 1970 ha elencato le cointeressenze tra il costruttore Francesco Vassallo e l'allora sindaco di Palermo e presidente della Cassa Centrale di Risparmio, suocero del ministro Gioia. E vi è anche il rapporto del tenente colonnello della Guardia di Finanza Giuseppe Lapis, nel quale è testualmente detto che «l'ex sindaco di Palermo, sen. Gaspare Cusenza, pur non facendone parte nel senso letterale della parola, pare non fosse estraneo all'influenza della mafia», affermazione ritrattata quando il genero del Cusenza, on. Giovanni Gioia, è diventato sottosegretario di Stato del ministero delle Finanze. Queste, e moltissime altre denunce, non hanno avuto esito alcuno, per cui è lecito domandarsi: quanti cadaveri eccellenti sarebbero ancora in vita se la Commissione avesse dato corso e valore al 'materiale probatorio» in suo possesso? E' oltremodo grave il fatto che l'attuale Commissione oggi ha pubblicato 2852 schede, quasi tutte infarcite di lettere anonime e non ha pubblicato nessuno dei documenti ufficiali fomiti da procuratori generali, da alti ufficiali della Guardia di Finanza e dei Carabinieri e da questori. Sono questi i motivi per i quali — con buona pace di alcuni membri dell'attuale Antimafia che cantano vittoria — riteniamo di poter affermare che la paccottiglia pubblicata si traduce in una vera e propria difesa della mafia, nel senso che nulla è mafia dal momento in cui tutto è diventato mafia. Michele Pantaleone n

Luoghi citati: Catania, Sicilia, Trapani