Ma l'architetto non ci crede più

Ma l'architetto non ci crede più Torino e l'urbanistica: ultima puntata del viaggio nel mondo dei professionisti Ma l'architetto non ci crede più Dopo anni di appelli, oggi siamo quasi all'emergenza - Impossibile fare i piani regolatori nella cintura finché non sarà definito quello del capoluogo - Un progetto per i trasporti rimasto nel cassetto - Parla un «grande vecchio» dell'architettura: «E' assurdo distinguere tra centro storico e periferia, la città è una sola» Cresciuta male (non peggio di altre città, magra consolazione), Torino è alle strette. Se negli ultimi trent'anni urbanisti, architetti, ingegneri e ambientalisti hanno lanciato inutili appelli alla programmazione, oggi siamo quasi all'emergenza. Adesso le idee si confondono con i problemi e i progetti si scontrano sullo sfondo di una crisi che ha le caratteristiche di quei mal di testa persistenti che si dileguano ogni tanto sotto l'effetto di potenti analgesici, per poi ripresentarsi più forti di prima. In questa situazione, le voci dei professionisti torinesi si fanno sempre più energiche — come le proteste — e l'invito rivolto agli amministratori è quello di non rimandare oltre il nuovo e tanto atteso piano regolatore. Spiega l'ingegner Guido Barba Navaretti: -Mi sto occupando del piano regolatore di Moncalieri e mi sto accorgendo che la difficoltà della sua realizzazione è soprattutto legata ai problemi che da Torino ricadono sulla prima cintura. Ma, quel che è peggio, oggi non ci sono i mezzi politici per realizzare ciò di cui avremmo bisogno: i piani intercomunali'. Il problema dei trasporti, al momento, viene indicato da tutti come quello più grave. «A questo riguardo — continua Barba Navaretti — vorrei ricordare che un gruppo di professionisti, di cui faccio parte, aveva studiato di realizzare un sistema a griglia, ma vero, non finto come quello ben noto». ritava di essere approfondito: il nostro sistema avrebbe permesso di raggiungere qualunque punto della città facendo ricorso, al massimo, a due linee. Avrebbe, inoltre, alleggerito di molto la qualità della vita di chi è costretto a fare il pendolare-. Altro argomento rovente: la chiusura del centro storico. Angelo Pezzana (Lista Verde Civica), titolare della libreria Luxemburg, osserva: -Nessuna città d'Europa ha mai chiuso il centro storico al traffico come è stato proposto di recente per Torino. Ma anche coloro che parlano di chiusura del centro non sono così categorici, capiscono che un'iniziativa del genere dev'essere appoggiata ad altre. Creare aree pedonali, isole verdi, la cura dell'arredo urbano, e soprattutto parcheggi sotterranei. Così chiunque può andare in centro, lasciando l'auto non troppo lontano. Ma che senso avrebbe scendere dalla macchina a Vanchiglia e poi prendere un mezzo pubblico (che non c'è) per raggiungere le vie centrali?». n centro storico. Riflessioni sul tema sono state fatte, non molti mesi fa, da un gran vecchio dell'architettura italiana, Giovarmi Michelucci. •E' assurdo — spiegava l'architetto — distinguere tra centro storico e periferia. La città che deve crescere, trasformarsi, è una sola*. Eppure il centro storico è un mito. In ogni città. «Ed è un errore — rispondeva Michelucci — perchè il centro storico non può esser paralizzato, obbligando gli edifici ad essere com'erano prima, eliminando il traffico. Il restauro è un segno di incapacità creativa ed anche un errato concetto dei valori: che tutto ciò che è antico è importante e quello che è moderno non lo è». Quali le conseguenze di tutto ciò? La risposta di Michelucci è di quelle che fanno accapponare la pelle alle Soprintendenze al monumenti: 'Città false. Il restauro è un falso: quando si mette una pietra nuova sì aggiunge qualcosa che non ha niente a che vedere con la pietra vecchia'. Concorda, ma in parte, il sociologo Luciano Gallino: 'Il concetto di centro andrebbe visto sotto un altro aspetto. La città non dovrebbe avere un solo centro, ma più punti di riferimento dove ogni attività, dallo studio, al lavoro, ai divertimenti, sia possibile. E' chiaro che una miscela del genere non è facile da realizzare, ma neppure impossibile. Di sicuro non ha senso suddividere la città in aree definite: la cittadella universitaria, quella giudiziaria eccetera. Per quanto riguarda, poi, il centro storico, credo che vada mantenuto. Come punto di riferimento della memoria collettiva'. Ma chi stabilisce quanto indietro nel tempo debba andare questa memoria? Daniela Daniele (5-fine) In che cosa consisteva? 'Lo studio prevedeva che tram ed autobus non dovessero mai compiere la svolta a sinistra. Questo sistema avrebbe consentito alcune cose: minor numero di linee; mezzi più scorrevoli; servizio migliore; costo inferiore'. Come tanti altri progetti che abbiamo esaminato nelle puntate precedenti, interessanti e possibili da realizzare, anche questo non è stato considerato. »Il discorso, infatti, me¬

Persone citate: Angelo Pezzana, Barba Navaretti, Daniela Daniele, Guido Barba, Lista Verde Civica, Luciano Gallino, Luxemburg, Michelucci

Luoghi citati: Europa, Moncalieri, Torino