Salvare

Salvare Salvare nichc, c inondazioni c diluvi, questo globo terracqueo, senza del quale ne la civiltà umana né l'uomo sarebbe? Croce paragonò a questi cataclismi naturali gli sconvolgimenti che si producono nei rapporti tra i popoli e che recano spesso strazi c dolori alle genti, ma senza i quali non sorgerebbero al mondo virtù, bontà, sacrificio, eroismo, libertà, tutto quanto sulla Terra amiamo come celeste c veneriamo come divino! Riprendendo e sviluppando Io stesso discorso, il filosofo scrisse che tuttavia nelle tregue concesse dalle forze distruttrici, nelle quali la civiltà tesse e ritessé le sue tele, e che pur tra episodi o parziali distruzioni durarono secoli e millenni, e con le quali si è persino potuto mettere insieme una cosiddetta storia universale, cui è stato attribuito un principio, un mezzo e un fine, cioè un terminale compimento di mondana od oltremondana perfezione, si è tessuta l'illusione che la civ.ltà umana sia la forma a cui tende e in cui si esalta l'universo, c che la natura le faccia da piedistallo. Croce riconobbe che richiede uno sforzo penoso ma necessario passare alla diversa visione della civiltà umana come il fiore che nasce sulle dure rocce c che un nembo avverso strappa e fa morire, e del pregio suo che non è nell'eternità che non possiede, ma nella forza eterna e immortale dello spirito che può produrla sempre nuova e più intensa. . Il pregio principale del saggio di Crpce nel 1946 su La fine della civiltà è quello della chiarezza e coerenza del ragionamento con cui egli dimostra che la storia degli uomini che comprende in sé la storia della stessa natura, indispensabile piedistallo della loro vita, trova il suo senso nell'etica. Egli dice che le sue considerazioni non nascono da un intento pratico, quasi preparazione ad attendere rassegnati l'imminente, paurosa, ineluttabile barbarie, ma solo da una cura di orientamento teorico del pensiero storico. Ma proprio da quest'orientamento teorico deriva la certezza del dovere che egli conclusivamente addita a se stesso e a tutti, cioè il dovere di combattere, ciascuno di noi, nella sua cerchia e con i suoi mezzi, per la salvezza della civiltà. Egli si chiede: le istituzioni civili potranno essere salvate in tutto o in parte? Il filosofo risponde che la domanda è oziosa, perche la risposta non appartiene a nessuna delle parti in lotta, ma al corso stesso della lotta che supera i contendenti. Egli concluse affermando che, anche nel caso peggiore, il partito da prendere non è dubbio, perché è il solo che non abbassi la vita spirituale dell'uomo nella sua integrità a quella mutilata ed abbietta del vivere purchessia. Egli riaffermò che questo partito è quello della coincidenza dello spettacolo della storia con la verità dell'etica che sola ne condiziona la continuità. Se fosse possibile a Croce pronunciarsi sui presenti pericoli che minacciano l'integrità stessa della Terra, che è la base necessaria pur se non sufficiente della civiltà umana, non prenderebbe un partito diverso da quello che prese nel 1946 in difesa della civiltà. Anche oggi egli direbbe che a tutti e a ciascuno su ogni punto della Terra, è ingiunto di combattere, nella sua cerchia e con i suoi mezzi, prò aris et focis. Perciò è giusto e utile ricordare il suo scritto del '46 anche in relazione alla garbata polemica che si è svolta nei giorni scorsi su La Stampa tra Norberto Bobbio e Sergio Quinzio. Bobbio non crede che un Dio possa salvare la Terra. Quinzio viceversa riaffeima la sua fede in un Dio salvatore che è il Dio del cristianesimo. Ma Quinzio, pur motivando nobilmente questa sua fede, non può ripensarla e rifarla in lui come processo di verità. La sua è una fede religiosa, ma ciò che accomuna sia Bobbio che Quinzio è assai più importante di quello che li divide, cioè la scelta etica di non far mancare il proprio contributo alla battaglia per la salvezza delia-Terra che è un momento della battaglia per la salvezza della stessa civiltà. Si tratta della scelta etica che teorizzò e praticò Croce nel 1946 c alla quale si può giungere e si giunge su vie differenti. Salvatore Valilutti

Persone citate: Bobbio, Norberto Bobbio, Quinzio, Salvatore Valilutti, Sergio Quinzio