Italia in marcia, due medaglie

Italia in marcia, due medaglie Europei indoor di atletica, argento alla Salvador e bronzo a De Benedictis Italia in marcia, due medaglie A Budapest due giovani garantiscono futuro a una specialità dalle grandi tradizioni - Moegenburg vince l'alto dopo spareggio Dal nostro Inviato GIORGIO BARBERIS L'AIA — L'Italia dei Panetta e dei Mei, dei Bordln e dei Cova, cioè l'Italia che corre è rimasta a casa, anche a livello di rincalzi. Ma niente paura, l'altra italica vocazione, quella di marciare, fa sì che la ventesima edizione dei campionati europei indoor al coperto si chiuda con un bilancio onorevole di una medaglia d'argento (Ileana Salvador) e un'altra di bronzo (Giovanni De Benedictis), alle quali fanno buon corollario altri nove finalisti, n bilancio, sul totale delle 20 persone che componevano la spedizione, e avendo lasciato a casa tanti numeri uno (Mei, Sabia, Evangelisti, Andrei tanto per citarne qualcuno) è dunque positivo. L'Italia che marcia, dunque, nelle vesti di protagonista. Subito con Giovanni De Benedictis, 21 anni compiuti l'8 gennaio: il pescarese, in un campo di partecipanti che, a livello assoluto, escludeva soltanto (e ovviamente) i messicani, ha impostato una gara tanto giudiziosa quanto autoritaria. E' l'erede di Maurizio Damilano (anche se il cuneese può avere ancora molto da dire, specie sulla 50 chilometri che preparerà in funzione della prossima Olimpiade) e la sua maturazione passa indubbiamente attraverso questa medaglia conquistata sul 5 km, dietro al sovietico Tchennlkov e al ceko Mrazek, precedendo però, e nettamente, altri elementi di grande talento e senz'altro di maggiore esperienza. Per la marcia mondiale è momento di ricambio con numerosi campioni che hanno illuminato la scena degli Anni Ottanta decisi a smettere. De Benedictis, a questo punto, promette di essere uno dei primattori degli Anni Novanta e di continuare una tradizione per l'Italia tanto felice nel tempo, dal Frigerio anteguerra al Dordoni Anni Cinquanta, dal Pamich Anni Sessanta al Damilano ancora validamente sulla breccia. E comunque del giovane De Benedictis è già la prima medaglia, in assoluto, conquistata dalla marcia italiana agli Euroindoor oltre a un primato nazionale che ieri ha ritoccato di 15" portandolo da 18'58"40 (ottenuto giungendo settimo lo scorso anno agli Euroindoor di Budapest) a 18'43"45. Se De Benedictis ha offerto una conferma, Ileana Salvador ha fatto anche di più. Veneta di Noale, dov'è nata il 16 gennaio 1962, sposata con un impiegato dell'Azienda dei telefoni di Stato, Maurizio Facchin, mamma da dieci mesi di Giulio, ha centrato al primo tentativo nella rassegna continentale lo stesso secondo posto di Giuliana Salce a Lievin nel 1987, con un tempo appena superiore. Davanti alla Salvador, Beate Anders è parsa subito irraggiungibile: non a caso è la primatista mondiale della distanza, cioè i 3 km. L'azzurra ha condotto gara giudiziosa, ascoltando — come in precedenza aveva fatto De Benedictis — i preziosi consigli che Vittorio Vistai le urlava a ogni passaggio. E a 600 metri dal traguardo ha attaccano con estrema decisione, piegando la resistenza della campionessa uscente, la spagnola Sobrino, e della ceka Vavrakova. Non si è resa conto, nell'ultimo giro, di avere alla sua portata il record italiano (12'31"57), che avrebbe potuto migliorare vista la sua freschezza dopo l'arrivo. Insomma, una splendida gara e per l'Italia, adesso, la certezza di avere una nuova atleta sulla quale poter contare in futuro per le grandi occasioni. La giornata dei marciatori ha proposto anche un sardo, Sandro Floris, come insperato finalista dei 200 (anzi il suo 21"07 è stato il miglior tempo delle semifinali), poi quinto in una gara in cui il grande sconfitto è stato il vincitore dei 60, l'austriaco Berger, quarto. Ma va però detto che tutte le gare in cui è stato necessario correre un giro in corsia (cioè 200 e 400) hanno testimoniato come chi era all'esterno fosse avvantaggiato a causa delle curve strette. E Berger si è ritrovato nella finale in seconda corsia. Momenti di grande tensione li ha offerti la gara dell'alto, con Moegenburg e Grant (poi classificati nell'ordine) costretti allo spareggio dopo aver fallito i 2,35. Per il britannico c'è stato l'incoraggiamente costante dei molti connazionali presenti, che si sono esaltati giustamente per le imprese dei propri rappresentanti capaci di ottenere nove medaglie (4 ori, 4 argenti e un bronzo), dando tra l'altro un grosso dispiacere al pubblico di casa quando, negli 800, Heart ha bruciato nel rettilineo finale Druppers, mentre noi italiani rimpiangevamo l'assenza di Sabia che avrebbe potuto spadroneggiare. Nonostante le assenze si è trattato di campionati di buon livello, che hanno proposto volti nuovi e promettenti. Molti li rivedremo fra due weekend ai mondiali di Budapest e sarà una verifica più che interessante.