Ora è scontro aperto nel Csm sulla commissione-disciplina di Ruggero Conteduca

Ora è scontro aperto nel Csm sulla commissione-disciplina Tra spaccature nel Consiglio superiore e proteste della periferia, emerge un'immagine sempre più «appannata» della Giustizia Ora è scontro aperto nel Csm sulla commissione-disciplina Si dovrebbe decidere dopodomani - Ma c'è anche chi chiede di sciogliere l'organo di autogoverno dei giudici , ROMA — Si decide dopodomani sulle sorti del Consiglio superiore della magistratura. La crisi che ha travolto l'organo di autogoverno dei giudici e che ha portato i suoi componenti, come ha sostenuto qualcuno, «a scrivere la pagina più brutta dalla sua esistenza», sarà nuovamente affrontata nel plenum di mercoledì. Ma non è ancora detto che possa essere risolta, n braccio di ferro fra i consiglieri sui destini della sezione disciplinare rischia, pertanto, di mettere nuovamente in dubbio resistenza stessa dell'organismo, di un Csm sempre più in difficoltà. Qual è il problema? Un accordo, dopo le violente discussioni dei giorni scorsi, sembra non sia stato ancora raggiunto. E chissà se riuscirà a trovarsi nelle poche ore che, ormai, separano il vertice da quello che è considerato, forse, il più delicato dei suoi impegni. Si sa che il Presidente della Repubblica, Francesco Cos- siga, che è anche presidente del Csm — ma che si sarebbe «disamorato», secondo alcune indiscrezioni, di questo Consiglio -continuamente rissoso» — ha invitato tutti alla calma e alla ragionevolezza e ha fatto capire che mai e poi mai scioglierà il Consiglio: che si trovi insomma, ha avvertito, una soluzione qualsiasi per la «disciplinare», e non sì metta in discussione il funzionamento di un organo costituzionale. Ma come uscire da questa situazione talmente ingarbugliata da far rischiare il blocco dell'attività? Dei nove componenti la sezione disciplinare, tre consiglieri di Unìcost (la corrente dì centro-sinistra dell'Associazione nazionale magistrati) si sono dimessi accusando alcuni loro colleghi di ritardi «c«e hanno delegittimato l'intera sezione». Non ritirano le dimissioni e insistono perché l'intera commissione sia azzerata e rieletta. Chiedono, pertanto, che si dimettano tutti. Ma i tre accusati (D'Ambrosio, Brutti e Rachel!) non vogliono sentirne parlare. «I ritardi che ci vengono imputati — sostengono — sono solo un pretesto per normalizzare la "disciplinare"». Dopo l'uscita di D'Ambrosio da Unicost e di Rachell da Magistratura indipendente (la corrente dì centro-destra), all'interno della commissione si è creata una stabile maggioranza dì sinistra che mal si concilia, secondo alcuni, con i prossimi-impegni della sezione. In calendario, difatti, ci sono i giudizi sul giudice napoletano Aleml per il caso Cirillo e su Di Persia per l'inchiesta Tortora. Alla base di tutto, insomma c'è un nodo politico. «La composizione della disciplinare — sostiene il de Ziccone — deve garantire il pluralismo e la rappresentatività di tutte le correnti». Se i tre di Unicost, che si sono dimessi (Tatozzi, Lombardi e Bonajuto), insisteranno e se Uni¬ cost, che aveva minacciato di non prendere parte alle votazioni per la loro sostituzione, tornerà, come appare probabile, sulle sue posizioni, la corrente maggioritaria dell'Anni non sarà più rappresentata all'Interno della commissione più importante qual è, appunto, la «disciplinare». Ma 'il pluralismo e la rappresentatività delle correnti — ribatte Giuseppe Borre di magistratura democratica — hanno rilievo al momento dell'elezione. Ora, invece, la disciplinare è un organo giurisdizionale, soggetto a regole che vietano il rimpasto politico». Una soluzione, con il sacrificio di qualcuno, potrebbe anche essere trovata. Ma a questo punto, secondo altri, la questione investirebbe il criterio stesso della composizione e delle regole dì elezione del Consiglio superiore, n quale, comunque sì voglia considerare il problema e qualunque possa essere la soluzione, ne esce con una immagine più che appannata. Tanto ai magistrati quanto all'opinione pubblica è stata fornita un'Immagine della «giustizia» che lavora con esasperanti lentezze e che si tenta dì modificare all'occorrenza solo per ragioni di equilìbrio politico-correntizio. Per Dino Felisetti, consigliere per conto del psi, sarebbe, insomma, giunto 11 momento dì modificare la composizione del Csm sul modello di quello della Corte Costituzionale: un terzo di nomina elettiva da parte dei magistrati, un terzo designato dal Parlamento, un terzo indicato dal Presidente della Repubblica. Questa soluzione l'aveva già indicata la «commissione Bozzi» per le riforme istituzionali, i repubblicani sono d'accordo. La de l'ha fatta sua con una proposta di modifica costituzionale. Ora dicono «sì» anche i socialisti. Ruggero Conteduca

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