Andrea Gastaldi: una riscoperta

Andrea Gastaldi: una riscoperta In libreria un prezioso volume sul pittore torinese morto cent'anni fa Andrea Gastaldi: una riscoperta La sua vita fra la capitale piemontese, Parigi e Roma - Una stagione pittorica a lungo ingiustamente dimenticata - Rosanna Maggio Serra l'autrice del recupero culturale TORINO — Da tempo si avvertiva la necessità di una ripresa e di un approfondimento degli studi intorno all'arte piemontese della metà dell'Ottocento, di un ampliamento dei riferimenti mediante i quali poter ricostruire quella mappa di rapporti, di segnali, di dati che costituiscono la misura delle vicende che hanno caratterizzato l'evoluzione della cultura figurativa dal romanticismo di Massimo d'Azeglio alla scuola paesistica di Antonio Fontanesi. Una cultura che fluisce attraverso gli ampi orizzonti e le rarefatte atmosfere di Camino, Beccaria e Piacenza, per poi approdare alla Scuola di Rivara, alla poetica di Avondo e alla vitale gestualità di Delleani, sino ai temi orientali di Pasini ed alla luminosità cromatica di Reycend. In quest'ambito trova un posto di rilievo, pur in un versante decisamente più accademico, l'impegno di Andrea Gastaldi del quale è stata pubblicata una monografia curata da Rosanna Maggio Serra per i tipi delle edizioni Umberto Allemandi & C. (pp.236,L. 65.000). L'indagine conoscitiva sottolinea gli aspetti di un'esperienza vista «tra romanticismo e realismo'; evidenzia i vari momenti di un'arte in luì — scrisse Luigi Malie — «sono i contenuti letterari a dominare, a dirigere una forma elaboratissima', mentre Alessandro Stella rilevò — nel volume «Pittura e scultura in Piemonte' del 1893 — il ■ vivo compenetrarsi dell'ispirazione letteraria col sentimento della forma', senza dimenticare che nelle sue composizioni si avverte un sentimento del vivere identi¬ ficabile con «la verità dell'eroismo, del sacrificio, della libertà, dell'amore...'. Nato a Torino il 18 aprile 1826, dove morì il 9 gennaio 1898, Andrea Gastaldi apparteneva a una agiata e cattolica famiglia borghese: la madre Margherita Volpato di Chieri operò a favore di Don Giovanni Bosco, all'inizio del suo apostolato tra i giovani, e il fratello Lorenzo, entrato nell'ordine rosminiano, fu dal 1871 Arcivescovo di Torino. Della sua. formazione 'artistica, avvenuta presso l'Accademia Albertina, allievo di Giovanni Battista Biscarra, Michele Cusa e dell'Arienti, Vittorio Bersezio tracciò un preciso profilo sulla «Gazzetta Letteraria': «Largo di confronti, di aiuti, di consigli, fu per lui il Direttore d'allora dell'Accademia, il Cavaliere Biscarra...', questi «preso a ben volere il giovane Gastal- di, meglio s'adoperò per fargli veritiere i primi quadri, per farglieli collocare vantaggiosamente nelle pubbliche mostre, ad appianargli per quanto stava in lui quei primi inciampi che s'attraversano da ogni artista al principio della sua carriera...-. Successivamente, u castaidi soggiornò a Roma, a Firenze e, dopo aver realizzato con Camino, nel 1852, l'affresco nella Chiesa di San Massimo a Torino, si recò a Parigi e aprì uno studio in Rue de l'Est n. 33. Nella capitale francese, dove risiedette per ben sette anni, avvertì le istanze pittoriche di Ingres, di Couture e di Paul Delaroche. E all'Esposizione Universale del 1855 fu uno dei quindici pittori chiamati a rappresentare il Regno di Sardegna al Palais des-Beaux-Arts, con i dipinti la «Parisina» e «Il prigioniero di Chillon». Quest'ultimo ricevette la «mention honorable- e venne acquistato dal Museo di Oslo. Si tratta in effetti di uno dei lavori di maggior prestigio, già presentato alla «Promotrice' dello stesso anno, insieme alla pregevole testimonianza «Pietro Micca nel punto di dar fuoco alla mina volge a Dio e alla Patria i suoi ultimi pensieri', del 1858, e alla sorprendente interpretazione di «Atala» del 1862. In questo caso, il Gastaldi sembra discostarsi da certi suoi lavori profondamente ancorati ai modi di un rigoroso impianto accademico, per dare alle figure una propria ed indiscussa individualità, una vita, un respiro compositivo avvertibile nella cura dei particolari, nell'incidenza delle luci che «scoprono' volti e corpi e rocce. Nominato professore di pittura nella Reale Accademia Albertina di Belle Arti con uno stipendio annuo di L. 4000, Gastaldi trasferì per trent'anni ai suoi allievi un dipingere che manteneva inalterato un preciso rapporto fra la struttura del soggetto in esame e lo spazio circostante, un indirizzo espressivo nel quale ravvisa che «il vero scopo dell'arte» fosse quello di «far passare qualche atto di Eroica virtù sia religiosa che civile-. In tale direzione si è mossa Rosanna Maggio Serra nell'intento di ricuperare una stagione pittorica per lungo tempo dimenticata; di rinnovare l'interesse su uno dei protagonisti di una produzione che, contrassegnata dai temi della storia e della letteratura, era stata «vittima di un oblio, anzi di uno svilimento, che è durato fino a non molti anni fa. Non sono ancora due decenni infatti che la critica è tornata ad occuparsi delle accademie, dei pittori che trionfavano nei Salon parigini». Realizzata con il contributo della Cassa di Risparmio di Torino, questa monografia s'inserisce nel programma della Fondazione Guido ed Ettore De Fornaris che prevede, per un prossimo futuro, la pubblicazione di Paolo Fossati: «Il Monumento mancato di Arturo Martini-, Angelo Misto-angelo Il minatore Pietro Micca dà fuoco alle polveri, in un celebre quadro di Andrea Gastaldi