Fettini, «lunatico» a sorpresa

Fettini, «lunatico» a sorpresa Anticipiamo «Il canto della luna», pellicola che inizia a girare lunedì Fettini, «lunatico» a sorpresa Federico Fellini, ancora una volta, si conferma nato stanco e cresciuto geniale. Ha annunciato in novembre e in dicembre l'inizio delle riprese de II canto della luna, ma le solite trattative a mezzo tra l'alta diplomazia e l'allegro mercato ne hanno rimandato il ciak ufficiale fino a lunedì prossimo. Vero o non vero che sia, Fellini paria di segreto affascinante e pericoloso, di una malìa irresistibile esercitata dai bizzarri personaggi usciti dalia follia padana di Ermanno Cavazzoni, autore del libro che «una tantum» gli vale da soggetto: Il poema dei lunatici, alla terza edizione presso Bollati Boringhieri. Anticipa le critiche sulla scelta di due attrazioni fenomenali quali Benigni e Villaggio nelle due parti principali ('Estrosi, ricchi, emblematici rappresentanti dei tempi in cui viviamo»). Si aggira negli ex studi Dinocittà con l'aria di chi sia vedovo di Cinecittà. E soprattutto lascia fiorire le più belle indiscrezioni sul film misterioso. I personaggi principali sono due, il narratore detto Savini e un sedicente prefetto detto Gonnella. Entrambi vivono in un universo di mera fantasia ma mentre il primo rispecchia la tenera stramberia d'un vagabondo emiliano alla Ligabue, l'altro esce con qualche pesantezza dagli incubi di Kafka. E' probabile che Roberto Benigni faccia il Savini mentre indaga pensoso sul mondo nascosto nel fondo dei pozzi, tra le muffe delle cantine, negli orifizi delle tubature, e che Paolo Villaggio raffiguri il burocrate astutamente pronto a interpretare in senso contrario le più banali delle dichiarazioni, abbandonandosi per la bisogna a un volo di sua invenzione — portato da una voce all'altezza dei pioppi — per certe pratiche governative urgenti. E quali tracce di cinema o almeno di cultura cinematografica avrà scoperto Fellini nelle 300 pagine del Cavazzoni? Forse, in contemporanea però con i «si gira» di Scorsese, una vaga somiglianza con L'ultima tentazione di Cristo nella figura d'un Giuda che denuncia il Messia al fine di consentirgli di liberarsi e sconfiggere i cattivi per la gloria dei cieli, e che s'impicca per il dolore di aver condannato un povero esaltato qualsiasi ('Che stupido! Sono uno stupido: avevano ragione gli altri undici apostoli, bisognava cercare di ridere, di far degli scherzi, e accontentarsi»). Forse inconfessato gli balena l'istinto di rendere la pariglia al René Clair dell'avanguardia Anni Venti quando accelerava la passeggiata dei parenti in lutto dietro a una carrozza funebre scatenata a corsa pazza ('Vanno forte i carri da morto, magari si sfogano. Ma per il funerale il motore è truccato così. Per forza, se no debbon correre tutti»), O addirittura Cavazzoni prefigurerebbe Fellini nel riferire d'un fallo enorme ricalcato dall'inventiva di Palazzeschi, che al regista inventore di Katzone per La città delle donne non suonerà poi male... O nel trovarsi di fronte a una luna finta, né più né meno che quelle di Casanova o di Amarcord ('E durante l'insonnia ho avuto il sospetto che quella luna fosse mossa da un meccanismo tenuto su da una gru, per esempio con il braccio snodato»). Per certi aspetti le proposte di Cavazzoni non rientrano nell'immaginosità felliniana. Insieme alle gocce, dicono il Savini e gli avventori d'un bar, cadono nei lavandini certi tipi curiosi e minuscoli: ebbene qualsiasi effetto speciale anche comico richiamerebbe la convenzionalità dei Puffi. Così come è mera letteratura la descrizione del fantastico mondo degli Aztechi i quali salvano la loro civiltà dagli Spagnoli semplicemente raccontando o immaginando le loro costruzioni («E anche se non arrivano a farlo, per la prudenza che ormai hanno istintiva, edificano torri, quartieri, grandi acquedotti, baluardi, ponti, bagni pubblici, osservatori celesti e poi secondo l'estro di ognuno, statue, bassorilievi, fontane». Non sorgeranno contrasti. Cavazzoni dichiara che la scrittura nello spettacolo è solo un dato nella macchina produttiva. Fellini ammette che aggiungerà personaggi e situazioni, ritornelli e suggestioni, anche sequenze di film mai realizzati che vengono a galla. Allora l'eterno inedito, Il viaggio di G. Ma- storna, farà tappa nella Bassa Padana con il volto febbrile di Benigni (o di Villaggio?). Piero Perori a Federico Fellini inizierà lunedì prossimo le riprese del film