Smagliante Botticelli resuscitato
Smagliante Botticelli resuscitato «L'INCORONAZIONE DELLA VERGINE » RIVEDRÀ' LA LUCE DOPO 80 ANNI Smagliante Botticelli resuscitato FIRENZE — Tra i degenti illustri, nel laboratorio, incontriamo !a Madonna del baldacchino di Raffaello («in corso di pulitura»), un'Incoronazione della vergine del Beccafumi («una struttura lignea in pessimo stato», da restaurare per una prossima mostra a Siena), una grande tavola alluvionata del Bronzino («una rogna»), una gigantesca Deposizione del Salviati ("danneggiatissima») e uno splendido, malconcio, Vasari («in attesa di trapianto di tavola»). Appena arrivata, polverosa, l'importante Maestà duecentesca di Santa Maria Maggiore di Firenze. Sculture lignee di Desiderio da Settignano e Benedetto da Maiano, un frate meno illustre, scolpito dal Cozzarelli, con il naso rotto, da Sant'Agostino a Siena. La suggestiva Croce dipinta da Giotto giovane, proveniente da Santa Maria Novella, un monumento con i suoi cinque metri e trenta di altezza, chiuso da ponteggio e in isolamento. Imminente il restauro da cui ci si aspettano grandi rivelazioni (data la mole, si sono interpellati persino ingegneri). Ma la vera sorpresa, in anteprima, è il Botticelli. Una grande pala di quasi tre metri per quattro, l'incoronazione della Vergine nella chiesa fioren¬ tina di San Marco, ciie non vede la luce da quasi ottant'anni. Smagliante, agli ultimi ritocchi, sarà presto presentata al pubblico. Dipinta per la cappella di SanVEligio verso il 1488-'90, è fondamentale per il percorso dell'artista e l'influenza sui pittori toscani del Quattrocento. Ma oggi tutti l'hanno dimenticata. E per trovarne qualche immagine bisogna ricorrere ai libri specialistici dei primi del secolo. Afflitta da un male antico — caduta di colore e sfaldamento della preparazione — che le impedivano persino di stare in piedi, ha vagato per decenni tra depositi fiorentini sino al 1969. Una storia curiosa e ben documentata (OPD. Restauro, tre, J9SS. Quaderni dell'Opificio delle Pietre Dure, Opus libri). Nel 1830, un primo restauro a cura di Acciai, senza risultati. Nel 1907 un consulto celebre (Frizzoni, Cavenaghi, Lucarini). La situazione è allarmante'. San Girolamo ha già perso parte della veste rossa, un altro santo la mano guantata, l'angelo volante con la tunica verde cupo è scomparso... si pensa addirittura di staccare il dipinto dal supporto. Ma non si fa, per fortuna. Dal 1909 al 1921, altro restauro, sofferto, eseguito dal Lucarini all'Opificio delle Pietre Dure. Poi, ritomo trionfante agli Uffizi, dove oggi rimane la più nota predella. Ma la malattia continua, anzi peggiora. Nel 1940, un nuovo ricovero, questa volta per la guerra. La tavola riemerge nel 1969 quando entra alla Foltezza da Basso in osservazione. Nel 1980 comincia l'attuale restauro, con i nuovi sistemi. Prelievi, analisi, fotografie con speciali tecniche quali la fluorescenza ultravioletta « Vlnfrarosso. Diagnosi: legno buono di pioppo, ma cattiva preparazione, porosa, instabile (Botticelli aveva voluto creare effetti pittorici troppo smaltati) e molte aggiunte successive. La cura: fissaggio del colore con materiali tradizionali, ma con la nuova tecnica del «sottovuoto». Risultato: ce la fa. Può stare finalmente in piedi, senza perdere le scaglie. Ed eccola, bella, luminosa, emozionante. Con l'angelo verde dipinto dal Lucarini, ma anche la ricca tavolozza originaria: ori, argenti, tinte delicate, fiori, angeli e quelle piccole mani intrecciate dalle dita sottili Qualche integrazione, certo, ma ben riconoscibile. Insomma, un Botticelli resuscitato, non è poco, no? m.t.
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