E la sinistra democristiana si è arresa De Mita: ineluttabile, come il destino

E la sinistra democristiana si è arresa De Mita: ineluttabile, come il destino E la sinistra democristiana si è arresa De Mita: ineluttabile, come il destino Bodrato: la storia è fatta di cicli, nulla dà fare contro quello negativo - Martinazzoli: lo sapevo da mesi che sarebbe finita così - E intanto Goria pensa d'andare per conto suo ROMA — -Hanno vinto, \ questo è quello che conta alla fine-. Ciriaco De Mita guarda con commozione la platea democristiana. E' l'ammissione di una sconfitta, •venula avanti — sono le.parole del presidente del Consiglio — ineluttabile, come se fosse destino-. Inutile domandarsi il perché. -Dietro c'è soprattutto un problema di psicologia collettiva: ma in politica conta anche questo-. Insomma, quello che è accaduto, gli altri, cioè la de di Forlani, Gava, Andreotti. lo hanno voluto con determinazione. -Una determinazione — dice il segretario uscente — che neanch'io mi aspettavo-. La confessione di Ciriaco De Mita fotografa l'umore della sinistra democristiana. Uno stato d'animo d'impotenza di fronte ad una sconfitta annunKata. Ieri, nel giorno della consacrazione di Forlani, la rasse¬ gnazione era il sentimento di tutti gli uomini della sinistra de. Si, ormai anche l'ultima pagina di questo congresso finito in anticipo, può essere scritta. La sinistra de si arrende. Chiusi in un angolo dal cartello forlanianp,. impigliati nella difesa del governo De Mita, anche gli irriducibili come Luigi Granelli hanno dovuto cedere: l'area Zac voterà Arnaldo Forlani. Delusi, divisi e amareggiati i generali della sinistra si sono riuniti ieri mattina con il presidente dei Consiglio subito dopo l'intt rvento di Forlani: impotenti anche c'i ironte al sarcasmo dei prossimo segretario della de sul rinnovamento demitiano hanno dato il loro ok. all'accordo stipulato dai capi democristiani. Un ultimo sacrificio per difendere la leadership di De Mita nel governo, per non assumersi la responsabilità di una rottura, per dimostrare ancora una volta lealtà verso il segretario uscente. Solo una piccola consolazione: per distinguersi dal magma doroteo che ha invaso il partito, la sinistra presenterà una sua lista per il consiglio nazionale. Magro bottino per una corrente che neanche quindici giorni fa teorizzava la figura del segretario-presidente. Peggio di così non poteva andare. Sconfitto in una battaglia che non ha potuto combattere, lo stato maggiore dell'area Zac indica la scadenza del dopocongresso per rincuorare le truppe. L'appuntamento è per una rinascita della sinistra democristiana, per la ricerca di un'identità dispersa dalle mediazioni di sette anni di segreteria De Mita, magari passando all'opposizione del partito. Ma sarà difficile. C'è un'aria di restaurazione nella de che tutti avvertono. «Ho visto spuntare come funghi gente che non vedevo da dieci anni- racconta Angelo Sanza. E' il segnale che la vecchia de che toma vorrà riprendere tutto lo spazio perduto nell'era De Mita. «Ci dicono — avverte Paolo Cabras, già traballante sulla poltrona di direttore del Popolo — che c'è un accordo, che non succederà niente, lo non ci credo: questa è gente che sa solo gestire il potere e lo farà nei modi che conosce-. Ma non sono le purghe dorotee il tasto più dolente. Né, tanto meno, le recriminazioni sii! passato. L'analisi di De Mita è condivisa un po' da tutti: il risultato finale di questo congresso era prevedibile da mesi. «La storia — dice Guido Bodrato — è fatta di cicli, per cui non c'è niente da fare quando è il turno di quello negativo». Neanche Mino Martinazzoli si lamenta: -Lo dicevo da mesi che finiva cosi. Di là, da tempo, c'era una maggioranza consolidata. E fin dall'inizio sapevo che la mia candidatura non sarebbe giunta in porto: era solo un modo per mettere le cose in movimento, per rendere tutto chiaro-. Il vero timore è per un domani poco chiaro. -Quel domani che inizia da giovedì prossimo-, come dice Martinazzoli per rincuorare i suoi, a cui la sinistra si presenta con tanti leaders e con idee diverse. C'è Giovanni Goria che muore dalla voglia d'andare per conto suo. Già ieri ha chiesto invano agli altri capi della sinistra una lista unitaria con tutte le altre correnti. E al «no» degli altri i suoi uomini hanno iniziato a minacciare. •Qui bisogna finirla — ha urlato Luigi Grillo, goriaceo verace — con i generali senza truppe che parlano: a. m.

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