Scuola esame al tempo pieno di Andrea Di Robilant

Scuola, esame al tempo pieno Famiglie divise sull'utilità di un esperimento che dura da 20 anni Scuola, esame al tempo pieno L'Age (cattolici): «Restringe gli spazi educativi dei. genitori» - Il Cgd (laici): «Non vogliamo che diventi obbligatorio, va però salvaguardato visti i positivi risultati» - La Cgil: «Il governo finora lo ha trascurato, adesso vuole ridurlo a una specie di dopo-scuola» ROMA — Giulia veniva da un asilo molto tradizionale e rimase disorientata quando cominciò a frequentare la prima elementare in una scuola con il «tempo pieno". •■Voleva sapere come mai avesse pochi compiti e niente voti', ricorda sua madre, Irene Santini. -E io stessa mi preoccupavo alla vista di quei quaderni disordinati, di quegli errori non corretti». Questo succedeva l'anno scorso. Oggi Giulia sa leggere e scrivere, si è fatta tanti amici ed è -felicissima* di stare a scuola fino alle 16,30. "L'insegnamento mi era parso caotico, ma dietro a quella confusione c'era un metodo didattico che ha dato buoni frutti-, dice sua madre. A Giulia è andata bene, ma le sue apprensioni iniziali e quelle di sua madre la dicono lunga. Sono passati quasi vent'anni da quando il «tempo pieno» fu introdotto in alcune scuole elementari ( 19711. Eppure rimane, ancora oggi e nonostante la sua diffusione in tutta Italia, un modello didattico sperimentale, che fiorisce solo dove trova genitori interessati e insegnanti ben disposti. -Il governo ha sempre evitato una verifica del "tempo pieno"-, dice Dario Mìssaglia. della Cgil scuola. -Lo ha lasciato campare in questi anni, senza valutarne i risultati, senza capirne l'importanza o il motivo del suo successo. Adesso, con la riforma della scuola elementare, vuole ridurlo ad 'na specie di doposcuola». Oggi il «tempo pieno» è garantito dalla presenza di due insegnanti per classe. Ma il testo di legge al vaglio della commissione Bilancio prevede due moduli didattici diversi: uno con tre insegnanti per due classi, l'altro con quattro insegnanti per tre classi. -E' francamente difficile immaginare come si possa garantire il "tempo pieno" in questo modo» dice Missaglia. L'atteggiamento del governo ha messo in allarme migliaia di madri come Irene Santini, che lavorano tutto il giorno e mandano i figli al «tempo pieno» per necessità. -Sono contenta che Giulia stia a scuola fino alle 16.30 invece di starsene a casa a guardare la tv — dice — ma, volendo continuare a lavorare, non avevo altra scella». Del resto, l'impulso iniziale dietro al «tempo pieno» nelle scuole elementari venne proprio dalle donne che cercavano di conciliare il bisogno di lavorare con quello di allevare i figli. E l'interesse per il «tempo pieno» ha continuato a cresce~e con la diffusione del part-time e della settimana corta. •A molte di noi fa comodo che i bambini siano occupati tutto il pomeriggio e liberi il sabato», dice Mirella Cassarino, che ha seguito la riforma nella commissione Lavoro di Montecitorio. "La scuola si deve adattare all'evoluzione della società. Sono sicura che il "tempo pieno" sia la strada da percorrere, ma temo che la nuova legge gli riservi un futuro difficile-. Molti genitori, tuttavia, sono rimasti ostili all'esperienza del «tempo pieno», sostenendo che è poco più di uno schermo per un sistema di •baby-sitteraggio» di Stato. L'Associazione genitori (Age), di orientamento cattolico, vede con diffidenza un modello didattico che a suo avviso lascia troppo poco spazio alla famiglia. "Si cerca di imbottire questi bambini con tutto lo scibile», dice Angela Crivelli, presidentessa dell'Age, -sema fermarsi a pensare quali siano i loro reali bisogni. Bisogna avere il coraggio di considerare che non possono stare a scuola sei, sette ore, perché si caricano di aggressività». La signora Crivelli fa un'altra critica. -In molti casi succede che anche chi non vuole mandare i figli al "tempo pieno" è costretto a farlo perché nelle scuole dove vige quel regime il margine di scelta è sempre molto ridotto se non inesistente. Vogliamo riaffermare il diritto di scelta della famiglia: Il Coordinamento genitori democratici, la principale associazione laica, respinge quest'accusa e ricorda che il «tempo pieno», anche se si è molto diffuso in questi anni, viene offerto soltanto in 25 mila classi su 180 mila. 'Noi non vogliamo che diventi obbligatorio per tutti», dice Luisa Quaranta, portavoce del Cgd, "ma chiediamo che il "tempo pieno" venga salvaguardato laddove lo si richiede perché oltre ad essere utile peri genitori si è anche rivelato un'importante esperienza didattica». Del resto il «tempo pieno» nacque all'inizio degli Anni Settanta grazie alla doppia spinta dei genitori che reclamavano un nuovo tipo di scuola e degli insegnanti più progressisti che cercavano nuovi stimoli. •Questa esperienza non è stata imposta dalla legge. E' nata dal basso», ricorda Marina Annibali, insegnante. 'Venivamo da un passato pesante e il "tempo pieno"permise a molte di noi di trasformare la scuola in un'officina di idee che ha senza dubbio permesso di migliorare la qualità della professione». Dario Missaglia. insegnante anche lui, ricorda che la riforma della scuola elementare è in qualche modo il prodotto del «tempo pieno». -Ed è quanto mai paradossale che ora quella stessa riforma miri ad affossarlo». Andrea di Robilant

Persone citate: Angela Crivelli, Dario Missaglia, Dario Mìssaglia, Irene Santini, Mirella Cassarino, Missaglia

Luoghi citati: Italia, Roma