«In Iran abbiamo giustiziato tutti gli oppositori in carcere»

«In Iran abbiamo giustiziato tutti gli oppositori in carcere» Il ministro degli Interni: per sistemare la faccenda una volta per tutte «In Iran abbiamo giustiziato tutti gli oppositori in carcere» «Avevano ucciso, sono stati uccisi» > Secondo i ribelli antikhomeinisti almeno 12 mila le esecuzioni NOSTRO SERVIZIO NICOSIA — 'Avevano ucciso e sono stati uccisi»: con una dichiarazione lapidaria al settimanale arabo Al Mustakbal il ministro degli Interni di Teheran, Ali Akbar Mohtashemi, ha confermato che tutti gli oppositori in carcere sono stati giustiziati. Mentre il ministro degli Esteri sovietico Shevardnadze lasciava Teheran affermando che 'l'Iran gode di notevole prestigio intemazionale», sacrificando alla svolta nelle relazioni tra 1 due Paesi qualsiasi cenno al problema dei diritti umani, un esponente del regime degli ayatollah ha confermato con gelida indifferenza quanto veniva denunciato da tempo dagli oppositori e dalle organizzazioni umanitarie. «Per sistemare questa faccenda una volta per tutte, tutti quelli che erano stali arrestati e quelli che si erano uniti a loro sono stati giustiziati. Avevano dichiarato guerra contro il popolo — ha dichiarato il ministro —. Chiunque usa le armi per uccidere merita di essere giustiziato. E' naturale che i mentitori che hanno commesso questi crìmini siano messi a morte». Nel lungo duello al vertice del potere che mette di fronte falchi e colombe, i duri del regime sembrano aver segna¬ to un altro punto a favore: una vittoria della «purezza rivoluzionaria» segnata con il sangue di centinaia, forse migliaia di detenuti. Il ministro non ha infatti rivelato a quante persone ammonti il grande massacro nel gulag d' I omeini. Stime approssimative, ma orribili, si possono stilare in base alle rivelarion! degli oppositori e a quanto ammesso in passato dallo stesso regime. Proprio ieri i Mujahèddin del popolo, il maggiore gruppo dell'opposizione che si batte con il sostegno dell'Iraq contro il governo degli ayatollah, ha pubblicato, inviandola al segretario dell'Onu de Cuéllar, una lista di 1634 nomi: sono soltanto una piccola parte dei dodicimila prigionieri politici appartenenti all'organizzazione che sarebbero stati fucilati dopo il cessateil-fuoco nella guerra contro Baghdad, nell'agosto scorso. I Mujahèddin hanno chiesto all'Onu l'invio di una commissione internazionale per ispezionare le carceri del regime. "Settecento prigionieri politici sono slati fucilati in un carcere alla periferia di Teheran; dieci sono stati impiccati in piazza a Chalus nell'Iran settentrionale; quaranta fucilati a Lahijan, altri quaranta sono stali fucilali dopo che avevano finito di scontare la pena, a Kashan undici detenuti tra cui una donna sono stati giustiziati in una sola notte», ha precisato un portavoce. A dare credito alle denunce dei guerriglieri ci sono i rapporti delle organizzazioni umanitarie internazionali: nel documento di Amnesty International riferito all'87, ad esempio, Teheran è uno dei maggiori imputati. Arresti e esecuzioni senza processo, fustigazioni e soprattutto torture: una mappa dell'orrore le cui vittime sono esponenti dei gruppi dell'opposizione, ma anche spacciatori di stupefacenti, gente colpevole di non aver rispettato la legge islamica o appartenenti alle minoranze sospette, come i curdi. In alcuni casi, secondo le testimonianze raccolte da Amnesty. i condannati sono stati frustati prima di essere impiccati, o lapidati, o costretti a gettarsi da un dirupo. Centinaia le testimonianze di atroci torture: un referto medico, ad esempio, ha confermato che una prigioniera era stata seviziata con un trapano elettrico che le aveva forato una caviglia e un alluce. _ . e st _ . e. st.

Persone citate: Akbar Mohtashemi, Shevardnadze

Luoghi citati: Baghdad, Iran, Iraq, Nicosia, Teheran